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Il furgone incendiato a San Giovanni di Mileto

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Gli autori della tentata estorsione, con tanto di automezzo dato alle fiamme, alla ditta Nice a Mileto traditi da un video su TikTok

VIBO VALENTIA – Traditi da un filmato su “Tiktok”.  La celebre piattaforma di video sharing cinese è stata infatti lo strumento che ha consentito di risalire ai presunti responsabili del tentativo estorsivo ai danni della ditta “Nice”, incaricata dal Comune di Mileto ad espletare una serie di lavori alla rete fognaria e destinataria dell’incendio di un mezzo e di alcune attrezzature, avvenuto il 7 febbraio scorso a San Giovanni di Mileto.

Nei giorni scorsi i carabinieri, coordinati dalla procura di Vibo Valentia guidata da Camillo Falvo, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare a carico di Gaetano Zupo, 39 anni, originario di Gerocarne ma residente a San Giovanni di Mileto, mentre una seconda persona, Domenico Lo Schiavo, 32 anni, di San Giovanni, era riuscita a sottrarsi alla cattura salvo poi costituirsi nelle ore successive. Nell’inchiesta risulta indagato a piede libero, con l’accusa di aver rilasciato dichiarazioni mendaci agli inquirenti, un altro soggetto: Giuseppe Palmieri, anch’egli residente nella frazione, e suocero di Zupo.

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LA TENTATA ESTORSIONE A MILETO E I VIDEO SU TIKTOK

A seguito della denuncia presentata dal direttore tecnico dei lavori sull’incendio del furgone, e nella quale si fornivano una serie di circostanze e nomi di soggetti che poi sarebbero risultati coinvolti nella vicenda, i carabinieri della Stazione hanno avviato le indagini per risalire ai presunti autori e un segmento investigativo ha riguardato proprio la piattaforma portando a far emergere come dai filmati Zupo si accompagnasse con Lo Schiavo e che entrambi “erano vestiti, in particolare scarpe marca Hogan e giubbini, utilizzati durante la commissione dell’atto intimidatorio dai soggetti immortalati dalle telecamere di videosorveglianza nella zona”. Per gli inquirenti, e il gip Francesca Loffredo, non vi sono dubbi sull’identità di Zupo anche per via dei tratti somatici. L’altro soggetto ripreso dalle telecamere trasportava una tanica di colore bianco e calzava le stesse scarpe utilizzate da Lo Schiavo nelle immagini estrapolate dal profilo di Tiktok.

IL RUOLO DI GIUSEPPE PALMIERI

Giuseppe Palmieri, come detto suocero di Zupo, sentito a sommarie informazioni testimoniali, pur avendo dichiarato che non poteva più consentire alla ditta “Nice” di parcheggiare i mezzi nell’area di sua proprietà in quanto gli sarebbe servita per sé, ha affermato di non poter rispondere alla domanda se avesse “ricevuto pressioni da terzi soggetti in merito ad una quota pari al 3% sul valore dell’appalto che avrebbe dovuto corrispondere la società per il benestare dei lavori nel territorio di San Giovanni, costringendola a dover riferire alla ditta di non essere più disposto a farli parcheggiare  nella sua area privata per il timore di una eventuale azione ritorsiva”.

A ciò si aggiunge che gli operai della ditta avevano negato, “forse per timore anch’essi di ritorsioni”, che Palmieri avesse motivato l’impossibilità di ospitare i mezzi con la mancata corresponsione a soggetti terzi del 3% del valore dell’appalto. Un altro, inoltre, aveva evidenziato che “data la natura dell’incendio e il contesto in cui lavoriamo, posso riferire che si tratta di un chiaro messaggio intimidatorio”.

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