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Da sinistra Vito Teti, Michele Albanese e Nicola Gratteri

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VIBO VALENTIA – Quello dell’altra sera, nella splendida cornice di piazza Marconi, a San Nicola Da Crissa non è stato il classico incontro estivo, ma un viaggio intenso che ha intersecato il cammino della lotta alla criminalità con quello del triste fenomeno dell’emigrazione. Ma non solo, da qui è stato lanciato un nuovo monito alla popolazione perbene a fare la propria parte nell’affermazione della legalità, alla politica a creare condizioni affinché le generazioni trovino lavoro e non diventino manovalanza per i clan.

Sì, perché, come avrà modo di dire il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, «adesso non ci sono più alibi». È stato lui (che QUI fa un bilancio dei suoi anni alla Procura di Catanzaro), insieme al docente Unical Vito Teti, originario del piccolo borgo delle Preserre vibonesi, l’ospite più atteso dell’evento “Immagini, mitologie e realtà”, organizzato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Peppe Condello e coordinato dal giornalista del Quotidiano del Sud Michele Albanese, che da sei anni è privato della libertà personale per via delle minacce ricevute che lo costringono a vivere sotto scorta, l’unico cronista calabrese ad essere in questa condizione che cambia l’esistenza di una persona «perché ha fatto solo il suo lavoro, quello di denunciare il malaffare e questo non è piaciuto a chi gli vuole fare del male».

Piazza Marconi, solcata da fasci di luce richiamanti il Tricolore, è gremita in ogni ordine di posto, tanto che si è dovuto optare per una sorta di numero chiuso vista la cospicua richiesta di accrediti. Solo un centinaio sono riusciti ad accedere all’area riservata ma, per chi è rimasto fuori, l’amministrazione ha tuttavia organizzato dei maxischermi e una diretta Facebook. Platea di primissimo rilievo, con in testa i vertici delle forze dell’ordine vibonesi e della Prefettura, amministratori locali e tanti, davvero tanti, cittadini comuni. Il segnale migliore che si potesse avere per come ha affermato il sindaco Condello che ha parlato di una comunità, quella del paese, «laboriosa, che rifugge da una mentalità che continua in parte a caratterizzare il Vibonese. Questo incontro rientra in una serie di iniziative sulla legalità, stasera sarà qui il generale Angelo Pellegrini, uno dei maggiori collaboratori di Falcone, e il 27 interverrà don Aniello Manganiello, parroco di Scampia. Insomma, essere trasparenti è il nostro modo di pensare sia come comunità che come amministrazione comunale».

Il dibattito ha preso, inevitabilmente, la piega che ci si aspettava e a rapire gli animi delle persone ci ha pensato proprio il procuratore Gratteri che si è rivolto a loro e, per estensione, a tutta la comunità vibonese (e non solo) come un amico, un buon amico che può solo offrire buoni consigli: «Ognuno deve fare la propria parte e questo significa che abbiamo bisogno anche del vostro aiuto, di noi potete fidarvi perché siamo bravi, siamo professionali, siamo credibili», è stato uno dei passaggi dei suoi interventi, spesso interrotti dagli applausi scroscianti.

«Già altre volte ho detto che la provincia di Vibo è, per me, prediletta nel senso che c’è un’altissima densità mafiosa, una ’ndrangheta di “Serie A” e proprio per questo motivo ho inserito in questo circondario tre sostituti che coordino direttamente in quanto ritengo che questo territorio debba avere un’attenzione particolare» ha detto Gratteri. Un’azione incisiva, come sta avvenendo, resa possibile, a giudizio del magistrato della Dda, dal «radicale ed importante cambiamento in seno alle Forze dell’ordine con l’arrivo di figure d’élite che ci hanno consentito di ottenere grossi ed importanti risultati anche nel recentissimo periodo. Anche gli omicidi commessi negli ultimi anni non sono rimasti ignoti, tante associazioni a delinquere di stampo mafioso, dedite anche al narcotraffico, sono state disarticolate». Operazioni che hanno portato non solo ad un risultato giudiziario ma anche ambientale, a parere di Gratteri: «Sento che si respira un’aria più pulita, la gente inizia a crederci realmente, non solo sotto il profilo giudiziario, attraverso le sentenze, ma è la credibilità che sentiamo attorno a noi ad aumentare».

Quindi, l’invito alla popolazione a rivolgersi al neo procuratore di Vibo, Camillo Falvo, persona fidatissima e magistrato di prim’ordine, che rappresenta l’appendice della Dda essendo stato nello staff dello stesso Gratteri e avendo vergato il provvedimento che ha inchiodato gli indagati di “Rinascita Scott”: «A Vibo Valentia è arrivato un bravissimo magistrato, mio sostituto a Catanzaro, e vi chiedo, per i reati di procura ordinaria, di andarlo a trovare perché di lui potete fidarvi in quanto è una persona onesta come noi; il suo insediamento rappresenta la prosecuzione di quell’idea nata a Catanzaro il 16 maggio 2016 che sta proseguendo; a Vibo c’è una magistratura nuova alla quale vi dovete avvicinare, così come alle forze dell’ordine che sono di primissimo piano, di grande capacità».

Quindi l’avvertimento a chi fa dell’illegalità la propria ragione (sbagliata) di vita: «Noi andremo avanti, non ci fermeremo, il vostro consenso è la benzina per il nostro motore e abbiamo grande voglia di continuare a percorrere chilometri». Credibilità è uno dei tasti sui quali punta Gratteri, conscio che in passato probabilmente questa è venuta meno e, al riguardo, ha affermato: «Se nessuno bussa alla tua porta vuol dire che non sei credibile», per poi rilevare che «siamo sulla strada giusta, specialmente in provincia di Vibo; non ci sono più alibi, nessuno di voi può dire che non è stato ascoltato perché non è così. E semmai questo dovesse accadere, venite da me. Nella vostra testa deve entrare il germe della rivoluzione e non è vero che non cambia nulla, perché è già successo».

Quindi un pensiero anche agli amministratori locali: «Noto che ci sono sindaci più attenti a cui si affianca gente più onesta o che se prima aveva il dubbio da che parte stare sta iniziando a pensare che le conviene essere da quella della legalità, anche perché sta vedendo che quei centri di potere consolidati da decenni iniziano a scricchiolare, quei pezzi di templi massonici iniziano a cadere». Ed a maggior ragione, a giudizio del procuratore capo, «questa è una opportunità che forse non si ripeterà più per il territorio, e tutti gli altri di questa regione, e per le future generazioni che lo abitano. In questi anni si sta costruendo il destino dei nostri figli. Questo è il momento delle scelte di campo. Chiare, nette e decise».

In apertura di lavori Michele Albanese ha rilevato che viviamo in un luogo caratterizzato da una dicotomia marcata: da un lato le bellezze naturalistiche di questa terra, e dall’altro, purtroppo, è presente «ciò che abbruttisce, vale a dire la mentalità mafiosa ultrasecolare che ha offuscato le menti, il futuro e la prospettiva dei giovani; siamo in una terra terra benedetta da Dio e maledetta da pochi uomini». Poi la presentazione degli ospiti: «Al prof Vito Teti mi lega un’amicizia di lunghissima data e lo ritengo una delle menti più illuminate di questa terra e questa sera dialogherà con chi da decenni si contrappone, a costo della propria vita, a quella cappa maleodorante che s staglia questa regione: il procuratore antimafia Nicola Gratteri».

San Nicola da Crissa è un borgo di qualche migliaio di anime, ma conta più di 10mila persone sparse per il mondo. Gente che ha dovuto lasciare la propria terra, i propri affetti, per trovare fortuna. Un centro al quale anche Teti è legatissimo tant’è che lo stesso Albanese ha affermato che San Nicola da Crissa «per lui è uno scrigno, il senso della sua vita, ma è anche un paese ferito dall’emigrazione, in migliaia risiedono in Canada. Come può , quindi, questa terra – è stata la domanda posta dal cronista – riscattarsi ed iniziare a risalire la china sapendo bene che scontiamo oltre alla presenza mafiosa, la responsabilità di una classe dirigente che non ha saputo rilanciarla?». E la risposta del docente dell’Unical è stata chiara e netta: «Creando occasioni di lavoro per le nuove generazioni. Dando la possibilità a chi vive qui di programmare il proprio futuro. La politica, la buona politica deve fare questo perché in tal modo si assicura anche che i giovani non cadano nelle tentazioni che vengono loro proposte dalle organizzazioni criminali. Il successo quindi sarebbe duplice. Purtroppo i dati demografici sono impietosi ma possono essere invertiti se si creano opportunità forti che consentono a queste generazioni di restare vicino ai propri affetti. Bisogna, quindi scommettere sul lavoro ma ci vogliono regole, controlli e desiderio forte di giustizia. Ha ragione il dott. Gratteri a dire che adesso non abbiamo più alibi ma, aggiungo: ora abbiamo dei punti di riferimento e uno di questi è proprio lui».

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