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L'ospedale di Tropea

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TROPEA (VIBO VALENTIA) – Una situazione che ha dell’incredibile quella in atto all’ospedale di Tropea: da 10 giorni ai pazienti con tumore, che afferiscono al centro oncologico per le sedute di chemioterapia, non vengono prestate le cure perché l’unico anestesista in servizio è in malattia. Le richieste di un sostituto inviate all’azienda dai responsabili della struttura non hanno ancora avuto esito. E gli stessi operatori, comprensibilmente sollecitati dai familiari dei pazienti a dare spiegazioni, si stringono nelle spalle: «Non possiamo farci nulla, serve la presenza del rianimatore».

Una situazione incredibile, si diceva, che quasi certamente sarà portata all’attenzione della procura cui i pazienti o i loro familiari stanno pensando di rivolgersi. E’ stato proprio uno di loro a telefonare al Quotidiano per «denunciare pubblicamente una cosa che si commenta da sé: in tutto l’ospedale non c’è un anestesista che è uno, e gli ammalati di tumori sono lasciati a se stessi, senza terapia e senza certezze».

Accade dunque che l’altra settimana il professionista in questione sia andato in malattia (pare abbia contratto il Covid) e la responsabile del servizio, la dottoressa Maria Grazia Arena, non se la sia sentita di continuare senza la “copertura” del rianimatore. Il motivo lo spiega cortesemente lei stessa al cronista: «Guardi, è abbastanza intuibile: in questo tipo di cure possono insorgere nei pazienti delle gravissime reazioni allergiche o crisi respiratorie o un arresto cardiaco e via elencando, che necessitano dell’immediato intervento di un rianimatore per un’eventuale intubazione e cose del genere. Perché dunque i nostri pazienti devono essere esposti a un simile rischio?».

In verità, stando a quanto a noi dichiarato ieri da altri medici, pare non ci sia alcuna norma che imponga la presenza dell’anestesista nelle sedute di chemioterapia. Insomma, come si usa dire, sull’argomento ci sono varie “scuole di pensiero”. Qualcuno anzi arriva a dire di più: «A differenza di quanto avveniva in precedenza, l’anestesista non è previsto per l’intero ospedale di Tropea poiché esso di recente è stato trasformato in punto di primo intervento, il cui compito è quello di stabilizzare il paziente e farlo arrivare subito allo Jazzolino». La dottoressa Arena però, che si dice sorpresa dal fatto che siano dei medici a parlare così, liquida tali affermazioni con una frase lapidaria: «Direbbero lo stesso se a dover fare la chemioterapia fosse un loro stretto congiunto?».

Il management è stato informato tempestivamente del problema «e mi risulta che si stiano muovendo per trovare una soluzione ma la nota e grave carenza di anestesisti nella nostra Asp rende tutto molto difficile». In effetti, come da tempo andiamo scrivendo, l’Asp vibonese non è affatto “appetibile” da tali specialisti, visto che i concorsi vanno quasi tutti deserti. L’azienda è così costretta a ricorrere a convenzioni ed incarichi esterni che però sono dei pannicelli caldi, visto che l’emergenza rimane.

«Vorrei chiarire ancora – prosegue la Arena – che qui non chiediamo un reparto di rianimazione, ci serve solo uno specialista che all’occorrenza possa intervenire immediatamente». Com’è intuibile, però, anche in questo caso l’emergenza potrebbe non risolversi del tutto perché, se e quando ne arrivasse uno, anch’egli potrebbe ammalarsi e il problema dunque si ripresenterebbe. Servirebbe insomma un meccanismo automatico di sostituzione. La responsabile si mostra comunque irremovibile: «Proprio nell’interesse dei nostri pazienti le terapie rimangono sospese fin quando non arriverà un anestesista».

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