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Silvio Greco

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VIBO VALENTIA – «Non ci possiamo aspettare miracoli per la prossima estate, tuttavia le azioni che si stanno mettendo in campo da qualche mese e che continueranno da parte di Regione, Procure e forze dell’ordine, qualcosa di positivo verosimilmente lo porteranno». Si dice fiducioso Silvio Greco, senza ombra di dubbio uno dei massimi esperti a livello nazionale e non di ambiente marino, forte della sua esperienza pluridecennale.

Da qualche mese sta collaborando con le Procure di Vibo e Lamezia per “stanare” il problema del mancato funzionamento dei depuratori, tra i maggiori responsabili dell’inquinamento delle acque fornendo con in qualità di dirigente di ricerca della Stazione zoologica “A. Dohrn”, di Amendolara, nell’alto Jonio cosentino, tutti gli elementi tecnici utili all’ottimale svolgimento della missione.

Intervenendo nella trasmissione “Pagina Protetta”, l’esperto vibonese si focalizzato sul problema della depurazione non mancando, tuttavia, di accennare ad altre tematiche quali ad esempio lo smaltimento dei fanghi e la microplastica.

DEPURAZIONE

Sul punto, Silvio Greco ha rilevato che «si sta lavorando molto, c’è un’enorme molte di materiale. Tuttavia, il problema riscontrato fino ad oggi è il seguente: c’è stata sempre una mancanza di responsabilità. Noi abbiamo sempre considerato il reato ambientale come se non fosse tale e quindi si pensava, erroneamente, che il deturpamento dei sistemi naturali non avrebbe pregiudicato nulla; invece tale condotta si riverbera inevitabilmente sulla salute della gente. E quindi abbiamo assistito non ad una cattiva depurazione ma ad un’assenza della stessa tant’è che abbiamo rinvenuto situazioni assurde. E dove, invece, la depurazione c’è, riscontriamo che è gestita male».

Al riguardo, l’esperto biologo marino ha ricordato un particolare inquietante: «Io lo definisco “il miracolo calabrese”; in sostanza è successo che dopo 80 giorni di siccità, in cui non è caduta una goccia d’acqua, la Calabria fosse l’unica regione italiana che presentava i torrenti pieni, solo che non si trattava di acqua… era fogna. E ancora adesso questo fenomeno è ben presente. Il paradosso è che viviamo in territori in cui c’è un’assenza di un sistema industriale ma abbiamo tutte le problematiche sanitarie che caratterizza le regioni del nord Europa che invece ne hanno uno. E alla base c’è proprio questo assurdo rapporto che abbiamo con gli ecosistemi».

IL PROBLEMA DELLO SMALTIMENTO DEI FANGHI

Greco ha affermato che i fanghi di depurazione «rappresentano il problema maggiore: la Puglia ne produce 320mila tonnellate l’anno, la Calabria ne dichiara meno di 30mila. Ora, secondo una nostra stima dovrebbe produrne 220mila tonnellate. Bene, dove sono finite? Riteniamo che 110mila finiscano in mare e le restanti 80mila nei terreni in cui si svolgono attività agricole o che sono dedicate al pascolo».

MICROPLASTICA

Un’altra delle criticità maggiori che caratterizza i nostri mari è la presenza di microplastiche: «Abbiamo un problema generale nei mari italiani: presentano elementi di microplastica e quello calabrese non fa certo eccezione. Noi finiamo col mangiare cinque grammi di plastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito. È inquietante. Ormai questo materiale lo ritroviamo ovunque: nella neve, nella pioggia, addirittura nella placenta delle donne in gravidanza, nel sangue umano. Prima della Pandemia producevamo in Italia 430 milioni di tonnellate di plastica l’anno, dopo siamo saliti a 480 milioni». Tuttavia per Silvio Greco «non bisogna criminalizzare questo materiale bensì eliminare quello monouso. La plastica deve essere riciclata, non spedita negli inceneritori.

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