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Una delle sale lettura del Sistema bibliotecario vibonese

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Il Sistema bibliotecario vibonese, principale biblioteca pubblica della Calabria, è concretamente a rischio chiusura. Difficoltà economiche rischiano di affondare un polo culturale dalla storia trentennale.

VIBO VALENTIA – Nel grande complesso monumentale di Santa Chiara, là dove un tempo si praticavano la clausura, il silenzio e la preghiera, il via vai è incessante. Addirittura aumentato da quando le attività bibliotecarie sono riprese a pieno ritmo, superate le restrizioni della pandemia.

Studenti superiori, universitari, cultori delle lettere. Giovani, meno giovani, anche giovanissimi. Le scolaresche tornano ad affacciarsi per prendere parte alle attività ludiche, di studio o ricerca che qui si realizzano di concerto con le direzioni didattiche.

Del resto, questo flusso incessante verso il sapere qui ha la possibilità di attingere ad una fonte unica nel suo genere in Calabria: oltre 80mila volumi perfettamente catalogati e ordinatamente disposti in ampie sale lettura in cui si respira un’atmosfera accogliente e stimolante.

Ma tutto questo potrebbe presto diventare un malinconico ricordo. E passare nella geografia di un itinerario nostalgico che, a Vibo Valentia, conta già tante, troppe, destinazioni. E “presto” significa, nelle migliori previsioni, che il Sistema bibliotecario vibonese (ecco di cosa stiamo parlando) rischia la chiusura entro Natale 2022.

«Unico Sistema bibliotecario degno di questo nome»

Il polo culturale che si è guadagnato sul campo il titolo di principale istituzione pubblica del settore in Calabria – definito dal presidente del Premio Strega Giovanni Solimine «l’unico Sistema bibliotecario degno di questo nome nel Sud Italia» -, dopo più di trent’anni d’attività si trova con l’acqua alla gola.

Non che gli anni passati siano stati una passeggiata di salute. Ma stavolta l’ostacolo sembra davvero insormontabile. Risorse ridotte al lumicino, finanziamenti con il contagocce, personale e volontari allo stremo: la più grande biblioteca pubblica della Calabria è ormai ad un passo dall’alzare bandiera bianca.

Stretta nella morsa di utenze cresciute a dismisura, di costi di personale diventati insostenibili, di pagamenti ai fornitori da onorare, di spese di gestione e manutenzione sempre più gravosi: al suo orizzonte si addensano nuvoloni cupi e pochi spiragli di luce.

Le 160 biblioteche in rete e il Festival leggere e scrivere

Oggi, a garantire l’erogazione di servizi ridotti al minimo, è rimasto un solo dipendente, alcuni operatori di servizio civile che a ottobre termineranno il loro compito e un volontario. E dire che nel recente passato ci sono stati anche fino a dieci operatori (quattro dipendenti regionali più sei collaboratori specializzati). E dire che da Santa Chiara, dal 2004, si gestisce il Servizio bibliotecario regionale, sistema di cooperazione per 160 biblioteche comunali, universitarie, scolastiche e diocesane calabresi. Tra queste, le biblioteche delle università Magna Graecia e Mediterranea, il Polo culturale Mattia Preti del Consiglio regionale, la biblioteca del Museo archeologico di Reggio Calabria.  

Dal Sbv prendono forma iniziative culturali di rilevanza nazionale come il Festival leggere e scrivere che si appresta a celebrare la sua decima edizione. Tra queste stanze dai soffitti in legno è stato concepito il progetto che ha consentito alla città di Vibo Valentia di aggiudicarsi il titolo di “Capitale italiana del libro 2021”.

Le ragioni della possibile chiusura del Sistema bibliotecario vibonese

Dove ricercare dunque le ragioni – e le responsabilità – della chiusura paventata oggi dagli operatori?

Se il “Sistema bibliotecario territoriale del Vibonese” si è costituito negli anni ’80 come associazione intercomunale grazie alla legge regionale sulle biblioteche n. 17/85, i guai sono iniziati nel 2008 quando la Regione Calabria ha completamente de-finanziato la misura, lasciando il Sbv a barcamenarsi in un mare sempre più agitato in cui l’unico appiglio sono state le erogazioni della Provincia di Vibo (fino al dissesto dell’Ente dichiarato nel 2013), dei Comuni soci (divenuti sempre di meno negli anni), che – quando lo fanno – pagano una quota di poche decine di centesimi per abitante, e le risorse ottenute grazie alla partecipazione a specifici bandi nazionali e regionali. Di fatto il Sbv ha avuto sempre meno finanziamenti di quanto non fossero i costi da affrontare.

La situazione è dunque divenuta insopportabile. Davanti alla scarsa disponibilità di personale e risorse non è rimasto altro da fare che ridurre le attività e l’orario di apertura. Parte del personale, di fronte a stipendi sempre più incerti, ha cercato lavoro altrove. Il Comune di Vibo si è fatto sempre più insistente nella riscossione dei tributi. La nomina del nuovo direttore, ad avviso espletato, è stata messa in stand-by per la tornata elettorale.

La Fortezza Bastiani e il deserto culturale

Siamo al dunque, ammettono gli ultimi reduci che si aggirano a Santa Chiara come i soldati di Buzzati nella Fortezza Bastiani in attesa di un nemico invisibile. «La città e la Regione devono decidere se il Sistema è utile alla Calabria, oppure no – dicono senza parafrasare -. Se rappresenta una positività si deve mettere in condizione di funzionare. Altrimenti che si chiuda, ma motivandone la chiusura. Con il Sistema, se morirà, moriranno tutte le iniziative ad esso collegate».

Vibo Valentia e la Calabria, territori in preda all’abbandono e alla desertificazione culturale – è la domanda che riecheggia tra i corridoi -, possono permettersi di perdere anche quest’istituzione? La stessa che, tra le altre cose, organizza lo stand della Regione al Salone del Libro di Torino e di Napoli. Collabora con le università calabresi ed è sede di un’affermata scuola di teatro e di musica. Ha prodotto circa 100 pubblicazioni scientifiche ed è l’unico centro di formazione regionale in materia bibliotecaria e biblioteconomica. Custodisce una base dati di oltre 2 milioni di schede bibliografiche on line.

La chiusura del Sbv rappresenterebbe una sconfitta insopportabile per la città di Vibo Valentia, trasformandola davvero in un deserto dei tartari culturale proprio a ridosso degli anni che l’hanno vista Capitale italiana del libro e Città del libro. Titoli finanziati con oltre un milione di euro per la promozione culturale che hanno lasciato poco o nulla di concreto sul territorio.

Il presidente L’Andolina: «Serve un ampio rinnovamento»

Ma qual è la posizione dell’assemblea dei soci del Sbv, composta ad oggi da 17 Comuni vibonesi? «Il Sbv è patrimonio della città di Vibo Valentia, del suo comprensorio e per molti versi dell’intera Calabria» premette il presidente dell’ente culturale, il sindaco socialista-forzista di Zambrone, Corrado L’Andolina.  

Quindi va al dunque: «Le criticità riscontrate sono severe, profonde, significative e vanno quindi affrontate in un’ottica lungimirante ed equilibrata. È necessario preservare quanto di positivo costruito e voltare pagina sul resto. Per ottenere questo risultato occorre convergenza, unità d’intenti e appropriati strumenti. In caso contrario, il risultato sarà irreversibilmente negativo. Personalmente valuterò, nell’immediato futuro, con estremo discernimento in che termini potrò ancora essere utile al Sistema e ogni decisione in merito sarà attentamente ponderata».

Sull’orario di apertura L’Andolina spiega che «a breve sarà ripristinata la piena funzionalità. Per sopperire alla carenza di personale saranno avviate, nell’immediato, idonee interlocuzioni con le deputate istituzioni, con le scuole e con il mondo del volontariato. Però, anche su questo punto occorrerà un piano strategico e risolutivo. Il Sistema ha bisogno di un ampio rinnovamento. Per dirla con le parole di un vecchio e saggio socialista come Pietro Nenni: “Rinnovarsi o perire!”».

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