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Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro

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Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, ha inviato ai fedeli il proprio messaggio di Natale esortando ad accogliere Gesù nella propria vita

MILETO (VIBO VALENTIA) – «Carissime sorelle e carissimi fratelli, tra pochi giorni faremo memoria del giorno in cui Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Non è solo una data, un evento passato, un ricordo sbiadito da ravvivare… È appropriarsi, fare proprio, accogliere questo Dono che è per noi! A noi sta solo aprire, anzi spalancare occhi, mente e cuore per accorgercene!».

Esordisce così il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, nel suo secondo messaggio di Natale ai fedeli dal suo insediamento avvenuto nel mese di ottobre 2021.

IL MESSAGGIO DI NATALE DEL VESCOVO DI MILETO ATTILIO NOSTRO

Nostro ha ricordato l’essenza del Natale cristiano evidenziando come «questo bimbo non è solamente per Maria e Giuseppe: lui è l’Emmanuele, il “Dio-con-noi” che fa della sua presenza la novità dirompente destinata a cambiare per sempre l’esistenza dell’uomo».

Con la nascita di Gesù «Dio diventa uomo, assume quella condizione umana che noi percepiamo come peso opprimente, Dio diventa un uomo ed è povero, fa sua la condizione più limitata e umiliante. Dio diventa un uomo ed è straniero per i suoi, non accolto come luce familiare. Dio diventa un uomo ed è pericoloso, percepito come un Re che minaccia Erode, come un sacerdote che minaccia il potere dei Sadducei del Tempio».

Ma in realtà le cose stanno diversamente. Nel cuore della fede cristiana «la povertà di Dio sarà la nostra ricchezza, perché è Lui la Parola che rende ricco l’umile. Ma – chiarisce Nostro – il rifiuto opposto dai suoi è la nostra salvezza perché in Lui nessuno è straniero e lontano. La pericolosità di Dio sarà la nostra conversione perché Dio si manifesta come un Bimbo!».

L’IMPORTANZA DELLA PRESENZA DI GESÚ NELLA VITA DELL’UOMO

Citando il Vangelo di Luca: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc2,34-35)». Nostro precisa che «Simeone, ispirato dal Signore, pronuncia queste parole esplicative del ruolo unico e decisivo ricoperto da Gesù ancora oggi nella vita dell’uomo. La “spada” è proprio Lui, Gesù, che è la Parola di Dio che “è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Lettera agli Ebrei 4,12)».

Il pastore della diocesi di Mileto ricorda come «questa Parola, questa spada è qui per disarmare i nostri ragionamenti che conducono alla guerra, alla separazione, alla distanza, al giudizio. Accogliere questo bimbo tra le nostre braccia significa abbandonarci a un Dio che si affida a noi per insegnarci ad amare, per insegnarci a regnare, per insegnarci a pregare! Continuamente Gesù richiama questa urgenza di imparare a leggere i segni dei tempi: “Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?” (Lc 12,56)».

Anche Luigi Giussani, fondatore, negli anni Cinquanta del movimento di Comunione e Liberazione, trova spazio nel messaggio ai fedeli. Egli «ha sempre sollecitato nel cuore dei giovani che incontrava la stessa domanda che Dio aveva posto ad Adamo nel giardino dell’Eden: “Adamo, dove sei?”. Per questo è fondamentale rispondere alla domanda: “Dove ci si può ritrovare?”».

RISCOPRIRE SE STESSI NELL’INCONTRO CON DIO

Per il vescovo Nostro «la persona riscopre se stessa in un incontro vivo con una presenza capace di fargli rinvenire la propria originalità: ragione (coscienza del senso) e affettività (inesauribile tensione ad esso). Il potere ha proprio come programma quello di far perdere la semplicità della natura della persona. In questo senso, si capisce come tutto il problema morale consista nel non esser complici del potere, cioè nel non sottrarsi all’attrattiva offerta dall’ideale».

Ma «questo avviene solo se ci si coinvolge con i volti della compagnia che è stata tramite dell’incontro, perché è quest’ultimo che contiene la misura del nostro rapporto con la realtà. Perdere questa misura è il peccato, che ha come conseguenza una distanza dalla realtà. Compromettersi con la compagnia significa, in termini pedagogici, seguire questa indicazione: “Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”. In altri termini si tratta di una dinamicità nuova nei confronti della realtà, che nasce da un giudizio nuovo (paragone con il criterio di valore, Cristo misura di tutte le cose). Questo significa vivere la vita come amore: “La ragione del mio vivere è affermare Te”».

IL SIGNIFICATO DEL NATALE NEL MESSAGGIO DEL VESCOVO DI MILETO ATTILIO NOSTRO

Tornando al significato del Natale, il vescovo Nostro aggiunge che «questo bambino è la chiara testimonianza di un Dono che è per noi, per la nostra felicità, per aprirci una via verso il Cielo! Questo bambino “interroga” con questa stessa provocazione salutare anche il potere di Erode e dei sacerdoti del Tempio, e spezza l’idolatria dei Maghi e la rassegnazione dei pastori (isolati dal resto del popolo). Ma ben diversi tra loro sono gli esiti, a motivo dell’attaccamento che questi interlocutori hanno con la propria “fonte” di senso… I primi perciò si allontanano dal Dio fatto uomo, uccidendo la propria possibilità di dare un senso compiuto alla propria vita, mente i secondi si avvicinano con coraggio a questo mistero d’amore e rinasce il loro “io” da questo incontro!».

L’ANNUNCIO DI TRE ORDINAZIONI DIACONALI CELEBRATE PRESSO IL CARCERE DI VIBO VALENTIA

Annunciando l’ordinazione di tre nuovi diaconi permanenti (Carlo Bulzomì e Domenico Vardaro della parrocchia della Cattedrale di Mileto e Nicola Raffaele Cuppari della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Sant’Onofrio) officiata ieri 23 dicembre presso la cappella del Carcere di Vibo Valentia, il vescovo spiega come questa celebrazione sia «un’occasione per lanciare ai nostri fratelli in Carcere un messaggio di speranza che annuncia la presenza di Cristo nella loro vita. Una presenza che interroga, una presenza che attende una risposta di senso da ciascuno di loro. Vi chiedo di pregare per loro, ma anche per tutti i diaconi e per tutti i sacerdoti, perché in questo periodo del Santo Natale del Signore possano essere testimoni credibili dell’amore del Dio che si fa bambino per amore!».

In conclusione il presule esorta i fedeli a chiedere «la luce che viene dall’alto, chiediamo nella nostra incessante preghiera che lo Spirito Santo apra i nostri occhi e ci faccia incrociare lo sguardo innocente di questo bimbo che è qui per la nostra felicità, per la nostra beatitudine».

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