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Il vibonese Davide Manca (primo a sinistra) con Giacomo Triglia e Jovanotti

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DA VIBO Marina a Roma. È stato questo il percorso intrapreso anni orsono da Davide Manca. Uno dei tanti figli della Calabria che ha trovato fortuna fuori regione e che, grazie alle sue capacità, è diventato uno dei maggiori esperti di fotografia cinematografica. È c’è la sua “firma” dietro successi televisivi quali “il Cacciatore” o “I delitti del barlume”, e anche dietro la recente esperienza di Jovanotti in Calabria. Circostanza che gli ha consentito di tornare nella sua terra natia anche – e soprattutto – per incontrare i suoi genitori.

«È stato molto faticoso, ma girare in Calabria dopo tanto tempo fa bene al cuore. Avere dei colleghi di grande professionalità e passione della mia stessa regione mi rende orgoglioso. Una terra così affascinante si merita “questo” cambiamento», ha scritto sul proprio profilo Facebook al termine della due giorni del noto cantante romano a Scilla.

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Davide, uno dei più apprezzati direttori della fotografia cinematografica sul suolo nazionale e non, è stato allievo di due icone a livello mondiale come Oliviero Toscani e Giuseppe Rotunno, ed ha esordito nel mondo del Cinema con il corto “Et in terra pax” e ad oggi ha firmato 24 lungometraggi per il cinema e varie serie televisive, tra cui “Il Cacciatore” per Rai2 e “I delitti del barlume” per Sky. Nel 2020 ha ricevuto la nomination Italiana con “Gli Uomini d’oro” per gli “Imago Awards” uno dei più ambiti premi internazionali per i direttori della fotografia. Affascinato dalla luce e dal modo in cui essa cambia, il suo percorso artistico l’ha portato ad inseguire quei segreti per catturarli e farli propri, arrivando a diventare un riferimento per il mondo della fotografia cinematografica.

«Una sensazione fantastica – afferma commentando la recente esperienza calabrese – la gente ci ha accompagnato per tutto il tempo delle riprese e oltre, è stata un’iniezione di benessere spirituale». Davide mancava dalla sua città da circa due anni, vale a dire da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19 che gli ha impedito di recarsi a far visita ai suoi genitori: «È stata, questa, l’occasione per rivederli di persona – aggiunge – visto che durante l’emergenza non è stato possibile perché avevo timore che potessero contrarre il virus. È stata una scelta consapevole ma dolorosa star loro lontano ma finalmente li ho potuti riabbracciare ed è stato meraviglioso».

A chiamare Davide è stato il regista del videoclip, Giacomo Triglia, anch’egli calabrese, di Lazzaro, nel Reggino, per la precisione: «Mi ha detto se avessi voluto far parte della troupe e non ci ho pensato un solo istante – racconta ancora – anche perché avrei avuto la possibilità di rivedere i miei cari e non potevo certo farmela sfuggire».

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Non certo è la prima volta che le strade di Davide e del Jova nazionale si incrociano. Tutt’altro, c’è alle spalle una collaborazione di lunga data che ha visto i entrambi far parte del film di Walter Veltroni: «Giacomo, quando ha necessità di girare un video con lo stile cinematografico, mi chiama anche perché conosce bene la mia esperienza avendo collaborato in diverse serie Tv, quali ad esempio “Il Cacciatore”».

Poi un passaggio sulla Calabria e su quanto l’evento di Jovanotti sia importante per questa terra: «Certamente ha dato visibilità alla nostra regione, descrivendone il lato migliore, ma è già da qualche anno che si assiste ad una rinascita culturale e artistica. Oggi c’è anche una mentalità nuova anche negli amministratori locali che sono i giovani di ieri; gente che ha avuto la possibilità di viaggiare, visitare luoghi, fare esperienza di vario tipo e, adesso, realizzarle qui, in Calabria».

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