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Il Taranto Fc ha inoltrato richiesta all’amministrazione comunale per disputare le gare interne del torneo di Lega Pro, Coppa Italia ed eventuali Playoff o Playout al “Luigi Razza”. Ma il Comune non ha ancora risposto. Nei giorni scorsi la polemica tra il Comune e la Vibonese

VIBO VALENTIA – Ad accomunarle sono i colori sociali: il rosso e il blu. Ma potrebbe essere, questa, non solo l’unica analogia tra le due società. Infatti a questo potrebbe aggiungersi lo stadio.

Ma andiamo con ordine. Lo scorso 13 giugno è stata formalizzata una richiesta,  inoltrata alla Vibonese Calcio, e al comune di Vibo Valentia, proprietario dell’impianto, nella persona del sindaco Maria Limardo.  Ad avanzarla il Taranto Fc 1927, storica società pugliese che per ben 31 volte ha partecipato al campionato di serie B senza tuttavia mai approdare nella categoria principale, ma che adesso è caduta in bassa fortuna in quanto militante nel campionato nazionale di Lega Pro. E proprio in questa categoria la realtà calcistica tarantina vorrebbe giocare le proprie partite “casalinghe” presso lo stadio “Luigi Razza”, casa della Vibonese che invece gioca il torneo di Serie D. “Casalinghe” per modo di dire visto che a separare le due città vi sono circa 300 km.

La lettera

A vergare la missiva Salvatore Alfonso, amministratore unico della società pugliese nella quale “chiede la disponibilità dello Stadio Luigi Razza di Vibo Valentia per gli incontri ufficiali del Campionato Nazionale di Lega Pro – stagione turistica 2023/2024 e comunque per l’intera stagione sportiva, compresi Coppa Italia ed eventuali Playoff e Playout”. Poche righe ma destinate a rialimentare le vicende che hanno ruotato negli ultimi giorni attorno al “Luigi Razza” con un botta e risposta, sui social, tra l’amministratore delegato della Vibonese, Antonello Gagliardi, e il consigliere delegato allo sport del comune capoluogo, Antonio Schiavello.

Da quanto è stato possibile apprendere, dal palazzo municipale non sarebbe stata fornita risposta alla società tarantina circa la disponibilità richiesta che, pertanto, resta confinata negli uffici comunali.

Le polemiche dei giorni scorsi

La questione era stata sollevata da Gagliardi che pubblicamente aveva chiesto un regolare bando per poter concorrere all’assegnazione senza tuttavia ricevere risposta nonostante l’incontro delle passate settimane tanto da paventare il rischio che il club rossoblu potesse prendere in seria considerazione l’ipotesi di fare le valigie per giocare altrove le gare casalinghe del prossimo campionato di Serie D. Ma sui social si era poi innescata la polemica tra il Dg rossoblu e Schiavello: quest’ultimo aveva evidenziato che Gagliardi aveva  «fatto una comunicazione alla stampa» e che «addirittura oggi si parla di chiusura dello stadio, quello stadio che dalla sua nascita è gestito solo ed esclusivamente dalla Vibonese. Quanto detto sono solo bugie. Non c’è alcun problema in verità mai esistito. A breve sarà tutto pronto per come dice la legge».

Tirato in ballo, a replicare era stato lo stesso Gagliardi che aveva ribadito di non aver raccontato «la sola verità» e di essersi anche limitato nel renderla pubblica: «Ho giurato ai tifosi e ai cittadini un’operazione trasparenza e li aggiornerò periodicamente di tutte le novità positive e negative che siano». Poi la stoccata a Schiavello sotto forma di domanda: «Ci siamo visti o no giorno 2 maggio? Ho chiesto a lei, al sindaco, al vice sindaco, al presidente del consiglio comunale e ai dirigenti e funzionari presenti di indire il bando pubblico e di fare presto? Di quali bugie parla? Mi spieghi».

La controreplica

La controreplica del consigliere era avvenuta durante il civico consesso della scorsa settimana in cui ha ribadito che «non c’è alcun muro contro muro con la Vibonese. È giusto fare un’operazione verità e che i vibonesi sappiano che non si rischia alcuna chiusura dello stadio. Abbiamo, sì, ereditato problemi del passato ma che il sindaco ha risolto in poco tempo e noi vogliamo arricchire il patrimonio sportivo, aiutare le realtà del territorio, e continueremo su questa strada». Schiavello aveva ammesso la riunione tra la società e l’esecutivo in cui la prima aveva elencato i progetti che vorrebbe realizzare ma aveva anche specificato che avrebbe ritenuto opportuno che non si evidenziassero gli aspetti legati ai costi che la realtà sportiva deve sostenere nei confronti dell’ente locale.

Quindi l’annuncio che si sta «provvedendo a redigere un nuovo bando che tuttavia si sarebbe potuto evitare già qualche anno fa, perché nel regolamento comunale, approvato dal Consiglio ben 10 anni fa, si contemplava la possibilità di chiedere quanto avanzato nell’ultima riunione. Si poteva affidare lo stadio alla Vibonese se vi fosse stata unanimità in Consiglio. Oggi tutto questo non può avvenire per via della sentenza che ha condannato la Cremonese – che aveva ottenuto direttamente lo stadio dal Comune- che ha fatto giurisprudenza. Stiamo cercando dunque una soluzione che vada nell’interesse della città e della Vibonese a cui auguriamo che approdi nella serie superiore». Ma adesso questa lettera del Taranto Calcio potrebbe alzare un nuovo polverone sull’utilizzo dell’impianto.

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