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Nazzareno Manco presidente della sezione di Vibo degli arbitri

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Il responsabile della sezione di Vibo chiede pazienza verso i direttori di gara e rammenta: «Non dobbiamo essere visti come un nemico da combattere»

«Gli arbitri vanno rispettati»: è questo il messaggio che arriva da parte di Nazzareno Manco, presidente provinciale dell’Aia. Il nostro viaggio all’interno del mondo arbitrale continua. Abbiamo preso apertamente posizione in merito al triste fenomeno della violenza contro gli arbitri e sul Quotidiano abbiamo fatto una proposta. Magari irrealizzabile, per vari motivi, ma sarebbe davvero un segnale forte sospendere tutte le partite in occasione della prossima aggressione a un direttore di gara. È una soluzione.  Di proposte se ne possono fare tante. È importante tenere viva l’attenzione su questo fenomeno, così come riteniamo opportuno fare un ulteriore passo, vale a dire far capire che gli arbitri, soprattutto i più giovani (ma lo stesso vale per gli assistenti) sono dei ragazzi che fanno parte dello stesso ingranaggio. Hanno solo scelto un altro ruolo.  L’apertura del mondo arbitrale verso l’esterno è via via aumentata e c’è una maggiore predisposizione al confronto.

Gli arbitri e l’Aia: la vita in Sezione per crescere e migliorare

Parlando di arbitri, il nostro interlocutore questa volta è Nazzareno Manco, presidente della sezione provinciale dell’Aia di Vibo. Tanti anni in campo, come arbitro e come assistente. Poi la carriera da responsabile, vivendo la Sezione come una seconda casa. È qui che si formano gli arbitri e gli assistenti, ci si confronta, si cresce, si socializza. Si porta avanti una passione. Con Nazzareno Manco partiamo proprio da qui: «La Sezione è il punto in cui si forma l’arbitro. Qui si crea un clima familiare. Non si studiano solo i regolamenti. Si analizzano gli errori della domenica, si evidenziano gli aspetti sui quali migliorare e poi si fa anche vita sociale. Si vive assieme, si organizzano eventi, tornei, iniziative sociali e via dicendo. Una famiglia, insomma, dove poter esternare anche le proprie preoccupazioni».

Un clima contro gli arbitri di cambiare

Nazzareno Manco, da responsabile della sezione Aia di Vibo, ovviamente condanna fortemente i recenti episodi di violenza. Manifesta amarezza, dispiacere e rabbia per questo fenomeno. Il Vibonese, fra l’altro, è in cima alla classifica per quanto riguarda gli episodi di violenza contro i direttori di gara. E non è certo una cosa piacevole. In una recente riunione con le società vibonesi, il presidente provinciale degli arbitri è stato abbastanza chiaro: «Questi sono i nostri arbitri. Questi sono i nostri giovani arbitri. Questi andranno in campo. Ribadisco che ci vuole pazienza. Sbagliano e sbaglieranno. Ma vi posso assicurare che da parte di tutti noi c’è un serio e attento lavoro, per evitare di ridurre gli errori. Servono però il giusto clima e un contesto sereno. Siamo sempre aperti al dialogo, con tutti. Non sono, tuttavia, disposto a tollerare più certi episodi. I violenti non devono appartenere a questo mondo. Non siamo nemici da combattere, non andiamo in campo prevenuti. Vogliamo solo divertirci e inseguire una passione, proprio come fanno dirigenti, tecnici e calciatori».

Un segnale importante

La modifica dell’articolo 583 quater del Codice Penale è sicuramente una conquista. Di fatto l’arbitro viene equiparato a un pubblico ufficiale. E quindi chi compie atti di violenza nei confronti degli arbitri, rischia le stesse pene di chi aggredisce gli agenti di pubblica sicurezza compreso il carcere. Non a caso, nei confronti dell’aggressore di Francica, la Procura aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare, ma il Gip ha rigettato la richiesta. È però un segnale importante.  «La provincia di Vibo – sostiene Nazzareno Manco – ha numero purtroppo elevati per ciò che riguarda la commissione di atti di violenza verso gli arbitri. La modifica dell’articolo 583 quater del Codice Penale spero possa servire da deterrente. L’attenzione su questo triste fenomeno deve essere sempre alta, a tutti i livelli». Riguardo la sospensione delle partite «anche questo può essere un segnale. Ogni cosa va bene, purché si debelli una volta per tutte questo fenomeno».

Numeri che contano per la Sezione di Vibo dell’Aia

Recuperare un arbitro che viene aggredito non è mai facile «perché poi, giustamente, arrivano le preoccupazioni dei genitori – spiega il presidente provinciale – i cui figli vengono mandati sui campi per arbitrare e, lo ribadisco per l’ennesima volta, per divertirsi, fare sport e coltivare una passione. In Sezione ci siamo ritrovati a dover fare i conti con qualche defezione dopo alcuni episodi di violenza, ma i numeri, per fortuna, ancora ci danno ragione». Il 2025 infatti va in archivio con 110 associati «che speriamo di aumentare nel 2026. Abbiamo registrato promozioni in diverse categorie. Abbiamo ragazzi in C e in D, assistenti e osservatori in A e in D, dirigenti nazionali e tanto altro ancora. Siamo davvero soddisfatti». Resta il fenomeno della violenza contro gli arbitri a provocare rabbia, dispiacere, a volte anche sconforto. «Passi indietro non ne facciamo. Noi proseguiamo nel nostro cammino. Questo fenomeno si combatte con le sanzioni, ma anche con il dialogo. Ai nostri arbitri dico di continuare a crederci. Ai giovani che intendono affacciarsi a questo mondo dico di non avere paura. Venite in Sezione, anche solo per provare. Le nostre porte sono aperte a tutti».

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