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Sette  teste sono cadute sotto la mannaia dell’Ufficio di Disciplina dell’Asl di Avellino nell’ambito del procedimento disciplinare attivato dopo l’inchiesta denominata Badge Malati, quella conclusa lo scorso 16 dicembre con 21 misure interdittive firmate dal Gip del Tribunale di Avellino Antonio Sicuranza. 

 Sette su ventuno, con un inevitabile strascico di polemiche sulla disparità di trattamento utilizzata e sulle anomalie nell’istruttoria che ha portato ad individuare solo un terzo dei dipendenti finiti nello scandalo dei furbetti del cartellino all’Asl di Avellino. 

 L’attività dell’ufficio disciplina dell’azienda sanitaria, è stata argomentata dal commissario straordinario Mario Vittorio Ferrante, nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sala “Pastore” della sede Asl di via Degli Imbimbo, fiancheggiato dalla responsabile della Commissione Ufficio disciplinare dell’azienda, dottoressa Morgante , e uno dei membro della stessa, dottoressa Lauria.

Provvedimenti notificati senza preavviso alle sette figure professionali interessate, sanitarie e amministrative. Al momento, dunque, non è scattata alcuna misura nei confronti dei medici coinvolti nell’indagine.

 Il Commissario Ferrante si riserva, altresì, di proseguire nelle indagini interne, anche nei confronti dei Direttori di struttura per la colpa in vigilando, ed antro la prima decade di luglio, definire gli ulteriori ed eventuali provvedimenti da mettere in atto nei confronti degli altri dipendenti indagati.

 Un lavoro che il Commissario ci tiene a definire “obiettivo e oculato” e, naturalmente, la gradualità delle sanzioni interne cambia a seconda delle varie responsabilità che si stanno accertando.

 “Un caso che ha portato la nostra Azienda alle croniche nazionale- dice ancora- che non può minare il senso di appartenenza dei circa 2000 dipendenti di questa struttura, al netto dei comportamenti addebitai ai dipendenti inadempienti al proprio dovere professionale”.

 Ma non mancano le contestazioni. Nel corso della conferenza stampa la moglie di uno dei dipendenti raggiato dalla misura di licenziamento, pur non volendo apparire davanti alle telecamere e rivelare la sua identità e quella del marito, parla di “due pesi due misure utilizzate da parte dell’Azienda” e, non si capisce bene se in un momento di rabbia estemporanea o convinta di quanto afferma sostiene che “pagano i più deboli in termini di collocamento professionale e ai restanti indagati non cambierà nulla”.

 A spiegare nel merito le ragioni di alcuni licenziati, almeno dei tre che difende, è l’avvocato Giacomo Dello Russo, lamentando la totale relazione tra i provvedimenti dell’Autorità giudiziaria e le conclusioni dell’Asl. In buona sostanza con un’inchiesta che non è ancora chiusa, e che potrebbe avere altri profili ed altri indagati, ci sarebbe stata una decisione senza approfondimenti e contraddittori efficaci. Questo è il punto sul quale i dipendenti licenziati, attraverso i propri legali annunciano battaglia con l’Azienda. Che però ha comunicato come la loro condotta fraudolenta abbia fatto venire meno il rapporto fiduciario e contrattuale. 

Troppa fretta di chiudere un procedimento senza dare delle contestazioni precise» sbottano ancora i legali, che già annunciano un ricorso al Tribunale civile per bloccare il procedimento. Ora sotto accusa è il decisionismo dell’Asl, la stessa severamente bacchettata dai magistrati del Tribunale del Riesame di Napoli per “l’assenza di adeguati controlli sull’osservanza delle ore di lavoro”.

 

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