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CERVINARA (AV)- Una casa degli orrori, quella dove ogni giorno per almeno un anno una bambina di cinque anni sarebbe stata abusata sessualmente dal nonno cinquantatreenne con cui conviveva il suo nucleo familiare e dal compagno della zia, un trentenne di San Martino Valle Caudina. Una vicenda “turpe”, come l’ha definita nella misura cautelare in carcere eseguita ieri mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo il Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone. A rendere ancora più grave il quadro c’è una circostanza contestata dalle indagini, quella che le violenze subite dalla bambina di appena cinque anni erano note alla mamma, che non avrebbe affatto denunciato o cercato di bloccare quella spirale di abusi consumati tra le mura domestiche di una palazzina di Via Lagno nella cittadina della Valle Caudina.

LE INDAGINI Pochi mesi per ricostruire una vicenda dai risvolti drammatici. Quelli seguiti alla segnalazione giunta in Procura da parte di una delle educatrici della comunità dove la bambina era finita insieme al fratellino. Proprio dalle parole della piccola vittima e da quella sorta di conoscenza di una sfera sessuale anomala per la sua età è nato il sospetto da parte dell’operatrice del Centro che qualcosa non andasse. E dalle indagini avviate dalla Sezione Specializzata del Nucleo Investigativo dell’Arma di Avellino, quello che ha già seguito altre delicatissime vicende come quella della prostituzione minorile nel centro cittadino ed in particolare dagli approfondimenti investigativi disposti dal sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, il pm Vincenzo Russo, si è giunti all’epilogo di ieri mattina, quando i militari hanno eseguito le due misure cautelari nei confronti di nonno e zio della bambina. E poi il ruolo della mamma, consapevole ma complice. L’indagine, proprio per questi motivi, ha assunto dei risvolti drammatici. Ma l’orrore sembra non finire qui. Secondo l’accusa, infatti, la mamma della piccolina avrebbe permesso e favorito queste violenze sessuali.

Gli abusi, secondo l’accusa, hanno avuto luogo in arco temporale anche abbastanza lungo, che si è snodato tra il 2018 ed il 2019. Dopo la denuncia da parte della coordinatrice della Comunità dove era ospitata la piccola ed il fratellino, allontanati proprio per una condizione ambientale e familiare non consona alla loro crescita, sono scattate le indagini della Procura di Avellino, delegate ai militari del Nucleo Investigativo. Ma i riscontri decisivi nell’accertamento su quello che poi sarà un quadro di vero orrore è rappresentato sia dal racconto degli abusi fatto dalla ragazzina in sede di audizione protetta ed in particolare con l’ausilio di psicologi qualificati e raccolto in sede di audizione protetta da parte di investigatori e professionisti.

Ma non solo. C’è anche una specifica consulenza medica che è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Avellino per riscontrare la presenza di lesioni o segni che potessero confermare che la bimba era stata vittima di violenza sessuale da parte dei suoi due congiunti. Quelli che purtroppo sono stati riscontrati da parte del consulente della Procura della Repubblica di Avellino e hanno portato alla richiesta di misura cautelare concessa da parte del Gip Ciccone nei confronti dei due indagati. Una storia che ha scioccato l’intera Valle Caudina, in particolare Cervinara, dove non si immaginava tanto orrore.

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