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La candidatura di Antonio Bassolino a Sindaco di Napoli ha il carattere di un modo antico di fare politica, che è l’unico sempre nuovo e autentico.

A me pare nascere da un felice intrico di motivazioni, significati e fini ambiziosi e belli. Cerchiamo di enuclearne qualcuno. Bassolino che si ricandida a tornare a palazzo S. Giacomo, evoca l’indimenticabile stagione della seconda metà degli anni Novanta quando, durante i sette anni in cui fu il primo cittadino, la metropoli del Vesuvio, del Mediterraneo e del suo così unico sole si riconciliò, in un abbraccio panico e intenso, con se stessa dopo anni terribili di decadenza socio-economica e civile, riconciliando chi la abita con quel “Paradiso in terra” e con la poesia e l’arte di chi che lo cantò e lo raffigurò. Bassolino che ricandida, con decisione presa in solitudine, un po’ lascia impressionati per la cogitabonda figura di “Cristhus patiens” di mille dolori, disceso, dopo 10 anni, dalla croce di 19 processi da cui è stato sempre assolto con formula piena, ad onta di un certo raggelante e kafkiano sistema inquirente.

Perché si candida? Semplice: per dare espressione a quella che l’essenza stessa della politica della Sinistra: fare politica in nome delle forti ragioni che nascono dal sentimento e dall’impegno a favore di chi meno ha, della giustizia sociale, delle belle bandiere. Non è perciò agiografico o enfatico dire che la sua candidatura è qualcosa che immediatamente promana dal suo cuore intelligente, ovvero esprimere il suo amore per Napoli. Che è da sempre un “multiversum” di contraddizioni affascinanti eppur drammatiche: è l’umanità povera disperata, violenta e rassegnata rappresentata da Raffaele Viviani e il mondo familiare sofferente e umanissimo rappresentato da Eduardo De Filuppo e dalla sua Filumena Marturano; è il lazzaronismo amorale ma anche l’illuminismo come categoria dello spirito e storia di un Settecento attuale ancora. In breve, Napoli è Inferno e Paradiso, plebeismo e gentilezza, miseria e nobiltà, decadenza e giovinezza. Non ha mezze misure e non ama il chiaroscuro.

Oggi, al tempo del Covid, mentre il popolo napoletano si sente stretto tra fame e dolore, malattia e morte, Bassolino sente di essere chiamato “a dare una mano” alle forze che vogliono bene a Napoli, volendo il bene di Napoli e battendosi per questo che è il vero “Oro di Napoli”. Privo del sostegno di apparati, potentati, partiti, clientele, si presenta al giudizio del popolo sovrano in nome di quel che è la sua storia e del suo progetto di riscatto di Napoli.

La sua candidatura ha scompaginato il centrosinistra, e non solo. Si comprende: riporta in primo piano l’attualità della politica come servizio e dedizione a ideali. Non accadeva da tanti, troppi anni. Certo, Bassolino tenta un’operazione che sembra utopistica. solo un sogno a occhi aperti. La vita, si sa, è un’altra cosa Ma – come disse un tale tanti anni fa, prima di fare la Rivoluzione: “Quando il sogno e la vita si toccano, tutto va per il meglio”.

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