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Il direttore artistico Mario Esposito con Lino Banfi durante una delle passate edizioni a Sorrento

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di MARIO ESPOSITO*

Ho ereditato da un’intuizione paterna l’opportunità di legare stabilmente al nome della Penisola Sorrentina un appuntamento culturale di valore nazionale. A metà anni 90 nasceva così un concorso di poesia che portava il nome della terra delle sirene: quella Penisola Sorrentina che, durante il Grand Tour ottocentesco, aveva ispirato viaggiatori, raccontatori, artisti e pittori della bellezza.

È negli anni 2000 che il Premio cominciò ad aprirsi anche ad altri temi, ad offrire giorni di studio che si concludessero con una prestigiosa premiazione. E poi l’incontro con altri luoghi ed altre regioni che hanno fatto del Premio un format itinerante di sicuro successo. Dalla Basilicata alla Liguria fino alle zone interne del Sannio, grazie alla fantasia operosa di Giuseppe Leone, autore del logo del Premio.

A Sorrento il Premio ha portato il gotha della cultura italiana ed internazionale. Poeti famosi come Maria Luisa Spaziani, la musa del nobel Eugenio Montale che egli chiamava “La volpe” o Michele Sovente, vincitore del “Viareggio”. Per il Premio sono passati il segretario generale dell’Arcadia, i fondatori delle neoavanguardie, i principali sceneggiatori italiani: cito, tra tutti, Elvio Porta.
La kermesse è da sempre una sorta di zona franca in cui si incontrano culture diverse. In cui convivono il colto ed il popolare. Premi Oscar ma anche giovani interpreti. Cultura nel senso più alto del termine. Al limite della contaminazione e della sperimentazione.

L’evento ha una freschezza ed una modernità che pochi appuntamenti culturali possono vantare. È uno spettacolo concepito come format televisivo ma anche uno strumento di intrattenimento che mai dimentica, però, la propria vocazione culturale.

Palcoscenico per nuovi talenti ma anche appuntamento per celebrare storie importanti come quella di Dino Verde, cui è dedicata una sezione con la partecipazione di protagonisti come Lino Banfi, Pippo Baudo, Leo Gullotta , Giancarlo Magalli e, quest’anno, Paola Minaccioni.

Quando la parola “trasversalità”, “crossmedialità” non erano ancora di moda, in Penisola Sorrentina erano di casa, per la consegna del premio, scrittori e registi come Alberto Bevilacqua o Walter Veltroni ed attori come Giancarlo Giannini e Giuliano Gemma. E poi il teatro, il cinema, l’audiovisivo con Luca Barbareschi, Christian De Sica, Paolo Ruffini, Vanessa Gravina, Francesca Cavallin.

Quest’anno con noi, il 22 e il 23 ottobre, ci saranno Massimiliano Gallo e Francesco Montanari, a raccontarci storie di successo interpretativo.
Il Premio, con i suoi 26 anni di storia, diventa non solo la celebrazione di un terra o di una singola disciplina artistica, ma l’incontro di diversi mondi, di diverse regioni, di diversi microcosmi culturali che si raccontano attraverso il cinema e l’audiovisivo.

La kermesse attribuisce alcuni riconoscimenti speciali ad opere di qualità prodotte da istituzioni culturali dedite alla promozione del cinema in Campania e della Campania. Forte quindi sarà il rapporto con il “genius loci”, la territorialità. A titolo esemplificativo si segnalano le nomination per il documentario “This is Giffoni”, prodotto dall’Ente autonomo Giffoni Experience diretto da Claudio Gubitosi e il cortometraggio “Massimo Troisi”, prodotto dall’Osservatorio cinematografico vesuviano per i ventisette anni dalla scomparsa.

Con il Master di cinematografia della Università di Napoli Federico II, coordinato da Pasquale Sabbatino, è stata stretta quest’anno una sinergia per avviare percorsi di formazione attraverso il Premio nel settore dell’audiovisivo: testimone sarà l’attore Mariano Rigillo, premiato alla carriera.

Infine un ponte con il mondo delle imprese cinematografiche sarà costruito attraverso la partnership con “Lunedì Film”, che consentirà di evidenziare il significato economico vitalissimo, oltre che creativo, del settore audiovisivo.
Momento di grande suggestione infine l’omaggio a “Bach e il cinema”, curato da Danilo Rea e Ramin Bahrami, premio internazionale: un focus su quella musica “sacra” che Pasolini scelse per raccontare i suoi “personaggi” di strada, in un innesto vitale di mondi diversi, eppure destinati ad incontrarsi nel nome di un amore forte, proteso ad oltrepassare i silenzi.

Insomma, il “Penisola Sorrentina” anche quest’anno diventa l’occasione perché gli spazi della creatività e dell’arte si incontrino sul palcoscenico di un luogo magico come Sorrento, destinato a diventare crocevia di storie e di accattivanti racconti.

*direttore artistico del Premio Penisola Sorrentina


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