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Riccardo Scamarcio, protagonista del film di Giuseppe Piccioni "L’ombra del giorno"

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Mentre questi giorni di drammatici sconvolgimenti politici internazionali riportano alla memoria i tristi eventi storici che diedero inizio alla Seconda guerra mondiale, è arrivato in sala L’ombra del giorno di Giuseppe Piccioni distribuito da 01 Distribution. Il film, ambientato ad Ascoli nel 1939, vede protagonisti Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli coinvolti in una inaspettata storia d’amore dai contenuti storici che assumono un rilievo ancor più significativo alla luce di quanto sta accadendo ancora oggi tra pandemia e conflitti internazionali.

Ambientato alla vigilia dello scoppio del secondo tragico conflitto mondiale, L’ombra del giorno narra la storia di Luciano (Scamarcio), ex soldato con un passato pesante alle spalle, che gestisce un ristorante nel centro della cittadina marchigiana. Un giorno si presenta alle porte del suo locale Anna (Porcaroli) in cerca di un lavoro come cameriera. Pur rendendosi conto che qualcosa non va nella ragazza, Luciano non esita ad assumere in prova Anna, la quale dà subito prova di essere una donna brillante, educata nei modi, ma molto preparata e audace.

Nonostante l’apparente severità di Luciano, tra i due nasce presto una tenera e intesa relazione, ma il periodo storico costringe Anna a mantenere dei segreti importanti e pericolosi che coinvolgeranno anche il suo compagno. Riccardo Scamarcio, che del film è anche produttore, racconta: «Ho letto questo copione tutto d’un fiato e mi sono accorto della bellezza rara di questa storia. Non mi capitava da tempo di leggere un copione così preciso su un momento storico così importante. Nel leggerlo inevitabilmente facevo delle analogie, trovavo dei punti di congiunzione tra questo senso paura che aleggia nella storia e il nostro momento contemporaneo»

Qual è il tema centrale del film?

«Tutto il film, non soltanto la storia d’amore tra Luciano e Anna, ruota attorno al principio dell’amore in generale, mentre intorno ogni cosa sembra volgere al peggio».

Qual è stata la sua fonte di ispirazione per realizzare il personaggio di Luciano?

«Io non ho la statura morale di Luciano, ma non siamo molto diversi. Inconsciamente mi sono ispirato a mio padre, ma me ne sono accorto solo dopo guardando il film. Luciano è una persona che soffre in silenzio, porta un dolore, ma non manifesta, non protesta. Dice che non gli piace comandare ma nemmeno ubbidire».

Cosa l’ha spinta a produrre un film in questo momento storico?

«Ho pensato che questo film avesse proprio la caratura del grande cinema italiano. In un primo momento ero coinvolto solo come attore. Quando poi però è stato evidente che l’altro produttore non aveva più la capacità di poterlo portare a termine, mi sono rimboccato le maniche e ho detto: dobbiamo fare questo film. Perché il cinema è soprattutto questo: lanciare il cuore in avanti e lasciarsi coinvolgere da un film e dalle persone che lo fanno».

È stato difficile?

«Il cinema ha bisogno di essere fatto con difficoltà, è quasi una necessità, è quasi indispensabile. Quel mordente, che io ho sentito nel fare questo film, è importante. È chiaro che quando si lavora con i budget delle grandi major americane, senza fare nomi, il tuo lavoro è finito, ma questo è un prodotto diverso. A me piace fare film come fossero abiti su misura, come in questo caso, un po’ artigianali».

E della serialità televisiva cosa ne pensa?

«Ci sono tanti produttori che lavorano alle serie ed è un bene, così c’è più spazio per chi come me vuole fare dei film. È una fortuna poter uscire al cinema grazie anche a 01 Distribution e speriamo di riuscire ad ottenere un buon risultato».


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