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Sergio Amadori

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Due facce della stessa medaglia rappresentata dalla lotta alle leucemie; da una parte la crescita di guarigioni, dall’altra i timori legati alle capacità del sistema sanitario di assicurare idonee cure ai malati durante la pandemia.

I dati emergono dai rapporti presentati dall’Associazione italiana contro le leucemie, linfoma e mielomi (Ail) in occasione della Giornata nazionale dedicata a queste particolari (e gravissime) patologie.

«Trent’anni fa la guaribilità dei tumori del sangue era inferiore al 20%, oggi globalmente siamo in grado di guarire il 60-70% e anche in questi mesi di Covid sono nati farmaci innovativi in grado di cambiare lo scenario terapeutico» ha detto Sergio Amadori, presidente nazionale di Ail, nel corso di On.e., le Giornate dell’ematologia e dell’oncoematologia organizzate da Koncept e Ail Firenze.

«Nell’ultimo decennio – ha aggiunto – sono stati raggiunti risultati straordinari, 30 anni fa la chemioterapia ha consentito di ottenere risultati anche significativi, ma aveva già raggiunto il massimo della capacità di curare i tumori e dava grossi problemi di tossicità. Negli ultimi 10 anni grazie alla migliore conoscenza è stata creata una miscela esplosiva che si è tradotta in una ventata di farmaci innovativi che agiscono bersagliando le cellule tumorali senza toccare i tessuti sani. Il sogno del fondatore di Ail, professor Mandelli, era guarire tutti, noi abbiamo imboccato questa strada».

Questi i progressi, che però (in era Covid) si scontrano con i timori dei pazienti, rilevati attraverso una dettagliata analisi delle parole chiave più digitate in questo periodo realizzata da Socialcom e Blogmeter in occasione della ricorrenza.

Ebbene, in un anno (a partire dal 30 giugno 2020) le menzioni web e social legate ai tumori del sangue hanno raggiunto un picco di oltre 1 milione di conversazioni, generando circa 15 milioni di interazioni complessive. le mention riguardanti i tumori del sangue hanno subito incrementi importanti.

A riportare l’attenzione sul tema il racconto della malattia condiviso da Teresa Cherubini, la 22enne figlia di Jovanotti che ha da poco sconfitto un linfoma, e la scomparsa del cantante Michele Merlo. Entrambe le vicende hanno prodotto volumi di conversazioni compresi tra i 120 e i 140K.

Dall’analisi delle conversazioni social, sono emerse la rabbia e la preoccupazione degli utenti per i ritardi, i rinvii e le problematiche su screening, controlli e operazioni legate ai tumori ematologici.

Durante tutto il periodo della pandemia, i pazienti e le famiglie hanno riversato in rete tutte le preoccupazioni legate alla difficoltà di effettuare screening e controlli. Nello specifico, si ritrovano numerosi riferimenti specifici ai termini «liste di attesa», «ritardi» e «problemi». Nell’ultimo periodo, si sottolinea il dato relativo alle «vaccinazioni», con una forte critica verso i cosiddetti «salta fila» che hanno privato della priorità i pazienti affetti da tumori del sangue, già particolarmente fragili e a rischio rispetto al contagio dal virus.

Meno rilevanti, ma comunque significativi, i riferimenti al “medico di base” e alle “informazioni”, quasi a rimarcare il poco sostegno avuto dai pazienti soprattutto durante il primo periodo di pandemia.

Le difficoltà affrontate durante la pandemia sono confermate anche da uno studio promosso dalla Sie – Società Italiana di ematologia, pubblicato ad ottobre su The Lancet Haematology: tra il febbraio e il maggio 2020 sono stati seguiti 536 pazienti con un tumore del sangue e positivi al Coronavirus, il 37% di questi è deceduto.

.Un tasso di mortalità che è 2,4 volte superiore rispetto a quella della popolazione generale e 41,3 volte maggiore rispetto a quella osservata nei pazienti onco-ematologici prima della pandemia.


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