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La crescita del brand dell’olio Dea Carolea, in vista l’estensione del territorio della dop e un aumento degli associati in un’ottica di risparmio e di ulteriore potere contrattuale


Una dea per il territorio lametino: questo ha immaginato il consorzio dell’olio Lametia dop nel pensare il brand con cui presentarsi sui mercati. Per far ciò ha valorizzato quanto ha di più prezioso, cioè la varietà di olive Carolea, molto diffusa in Calabria ma soprattutto nella piana lametina nella quale la denominazione ricade: Curinga, Filadelfia, Francavilla Angitola, Lamezia Terme, Maida, San Pietro a Maida, Gizzeria, Feroleto Antico e Pianopoli.

IL NUOVO BRAND DEA CAROLEA VALORIZZA LA DOP DELL’OLIO

Un viso femminile sulle etichette del prodotto a denominazione, che uno strappo rivela, portandosi un invito all’assaggio per scoprirne il fruttato delicato di erba falciata e mandorla amara: il nuovo brand Dea Carolea valorizza la dop, segnando il passaggio da un’identità individuale dei produttori all’identità unica.

«Finora abbiamo promosso il nostro olio dop commercializzandolo singolarmente, ma ci siamo resi conto che bisognava accantonare l’individualità e unire le forze in termini economico-strategici, a favore di un’aggregazione delle quantità in un unico lotto, secondo caratteristiche analitiche e organolettiche, definite dal panel Arsac» racconta Mariangela Costantino, l’appassionata vicepresidente del consorzio Lametia dop.

«Per il brand, abbiamo ragionato sulle qualità di questa cultivar che, rappresentando per noi una rara risorsa, merita sicuramente una bottiglia preziosa: da qui la raffigurazione pittorica della Dea Carolea. E poiché per molti la Calabria vende solamente olio sfuso, ora sveliamo un segreto: il tesoro nascosto che per noi è questa pianta, con il grande valore che è rappresentato da paesaggio, cultura, storia, biodiversità, presidio del territorio delle aziende».

BEN 17 AZIENDE CONSORZIATE PER OLTRE 16MILA ETTARI

Sono 17 le consorziate, circa 16mila gli ettari (8,4% della superficie olivetata regionale): è necessaria una strategia, oltre i canali già battuti, per far meglio conoscere il Lametia dop. Dopo l’ideazione del marchio-ombrello, quindi, è stata avviata una cooperativa per la sua commercializzazione, collaterale all’attività di tutela e promozione del consorzio.

Un’attività promozionale finalizzata sì al marchio ma attuata secondo la propria identità aziendale risulta vana, se non si raggiungono certi numeri e non è accompagnata da una strategia di commercializzazione.
Dall’esperienza della comunità Slow Food di Lamezia Terme per la valorizzazione della Carolea – istituita nel 2019: questa varietà è anche una oliva da mensa – e poiché il Lametia dop deve per il 90% derivare da essa, è nata quindi la riflessione che ha portato a unirsi sotto una stessa immagine, confluendo infine in questa e altre nuove iniziative.

CRESCITA DEI TERRITORI E DEGLI ASSOCIATI

È quindi giunto il momento di proiettarsi nel futuro, con una probabile estensione del territorio della dop e il conseguente aumento degli associati, per ulteriore potere contrattuale e acquisti collettivi in un’ottica di risparmio. E con la lungimiranza di Mary Cefaly, negli anni ’60 tra le prime imprenditrici agricole illuminate e innovò olivicoltura e agrumicoltura calabresi, aprendo la strada a un’economia.
A lei si devono il primo olio extravergine della Calabria, che allora produceva solo lampante; l’istituzione del consorzio per la produzione del pompelmo nonché della cooperativa Laconia per la valorizzazione dell’olio (la prima di sole donne), fino alla dop Lametia e all’igp per le clementine, nei primi anni 2000.
In un’intervista del 1991 disse: «Ognuno di noi sogna. Ma i sogni vanno tenuti segreti». Oggi, da segreta che era, si svela la Dea Carolea.


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