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Foto segnaletiche di Matteo Messina Denaro

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PALERMO – Si stringe il cerchio attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito 70 misure cautelari emessi dal gip di Palermo su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di circa 70 soggetti, 35 dei quali gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

L’indagine s’inquadra nella più ampia manovra investigativa condotta dall’Arma in direzione della cattura del latitante Matteo Messina Denaro e che, oramai da circa 30 anni si sottrae all’esecuzione di decine di misure cautelari.

L’inchiesta ha permesso di ricostruire la successione al vertice di Cosa nostra marsalese, “individuando i soggetti allo stato gravemente indiziati di rivestire il ruolo di reggenti e documentandone le interlocuzioni con l’esponente mafioso campobellese”. Il riferimento degli inquirenti è a Francesco Luppino, ritenuto uno dei principali portavoce di Matteo Messina Denaro. All’uscita dal carcere ha nuovamente tessuto la rete di relazioni del boss latitante Messina Denaro.

Sono stati anche acquisiti gravi indizi con riferimento a “dinamiche associative ultra-provinciali, in direzione di cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro” “le attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico/sociale con riferimento a presunti condizionamenti della libertà degli incanti, alla gestione, in forma pressoché monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti”.

E ancora: “interventi finalizzati ad alterare le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria; presunte estorsioni in danno di aziende locali nel settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive); la disponibilità di armi da fuoco”.

Nel corso dell’operazione sono state effettuate numerose perquisizioni su siti ritenuti di interesse anche ai fini della ricerca del latitante ed intensificate le attività di controllo del territorio nelle località di maggiore interesse operativo.


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