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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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UNITI nel sostegno all’Ucraina e sull’escalation delle sanzioni alla Russia, per i leader europei riuniti a Bruxelles è stato più difficile trovare un’intesa sul mercato dell’energia. Il Consiglio europeo è partito da un punto fermo e comune: «Bisogna diventare meno dipendenti dalle importazioni il prima possibile», ha ribadito il presiedente Charles Michel. E la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha indicato il 2027 come la data entro cui si punta a «eliminare gradualmente i combustibili fossili dal nostro mix energetico».

I capi di Stato e di governo si sono trovati d’accordo su un mandato alla Commissione europea per l’acquisto in comune di gas. «Se guardiamo al mercato dei gasdotti il 75% del mercato del gas a livello mondiale è europeo. Per cui abbiamo un potere di acquisto fortissimo. Dobbiamo usare il nostro potere contrattuale non gareggiando l’uno con l’altro, piuttosto uniremo la nostra domanda», ha affermato la presidente von der Leyen a conclusione dei lavori. Mentre di fatto è stata rinviata la decisione sul tetto a prezzo del gas: se ne riparlerà a maggio, quando è attesa anche una proposta della Commissione sulla possibilità di spacchettare la formazione del prezzo dell’energia elettrica da quella del gas.

Sulla proposta italiana di un tetto ai prezzi del gas, sostenuta dai Paesi del Sud, si è registrata un’impasse che ha tenuto la discussione -tra varie sospensioni – in “ostaggio” per ore, con in prima linea il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il premier spagnolo Pedro Sanchez contro Germania Austria, Svezia, Danimarca, Norvegia e Olanda, con quest’ultima particolarmente interessata dal momento che il prezzo del gas in Europa si decide ad Amsterdam. Sanchez, che si è battuto anche per il “decupling” (lo sganciamento dei prezzi dell’energia da quelli del gas), si è mostrato determinato a portare a casa il risultato almeno per il suo Paese e il Portogallo, facendo valere la “eccezionalità iberica” che deriva dal fatto che si tratta di un mercato debolmente connesso con il resto d’Europa.

Obiettivo è ridurre drasticamente il prezzo del gas per il ciclo combinato. Il tetto, si è sostenuto, non inciderebbe sugli altri Paesi perché sarebbe riguarderebbe il consumo interno spagnolo e portoghese e non comporterebbe alcuna perturbazione del mercato europeo. E alla fine il premier spagnolo l’ha spuntata: «Abbiamo concordato un trattamento speciale possibile per la penisola iberica, in modo che possa affrontare questa situazione specifica», ha confermato von der Leyen.

In pressing sul “price cap” anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha proposto di inserirlo nelle conclusioni del Consiglio europeo, dando poi due mesi di tempo alla Commissione Ue, fino al prossimo Consiglio di maggio, per elaborare una proposta dettagliata. A fine aprile si aspetta il rapporto dell’Acer (l’Agenzia europea dei regolatori nazionali dell’energia) sul mercato dell’energia, chiesto dalla Commissione per avere il quadro della struttura del mercato in vista di una riforma del mercato elettrico.

Il premier italiano si è detto comunque soddisfatto delle conclusioni: «Sono stati fatti passi avanti», ha affermato. «Abbiamo tenuto il punto – ha poi spiegato – sottolineando che da noi alcune misure sono state già prese come il sostegno alle famiglie, alle imprese per mitigare gli effetti degli aumenti, la tassazione dei profitti straordinari da chi commercializza energia elettrica, e la possibilità di mettere un tetto al prezzo del gas, di tutto questo si è deciso che si discuterà con gli stakeholder, le grandi società petrolifere, elettriche e di distribuzione e ci sarà un consiglio dell’energia. Per maggio avremo delle proposte a riguardo». Draghi ha posto l’accento sulle «resistenze» incontrate, perché «non facciamo le stesse previsioni su quello che succederebbe dopo la fissazione di un tetto», ma anche sulla «paura» da parte di alcune società «che generi reazioni nel fornitore russo».

Riguardo alla possibilità di nuovi interventi a livello nazionale a sostegno delle famiglie e delle imprese contro il caro-energia, «ora faremo il Def, vedremo», ha affermato il premier.

Ci sono poi da considerare le prossime decisioni dell’Europa che di fronte alla crisi innescata dal conflitto in Ucraina, ha evidenziato Draghi, «sta cercando rivisitare collettivamente molte se non tutte le regole che hanno accompagnato l’Ue negli ultimi anni, dal mercato unico alle leggi sugli aiuti di Stato, dal patto di stabilità e crescita alla possibilità di creare altro debito comune. I bisogni attuali dall’energia alla difesa o pensiamo soltanto alla questione dei profughi, non possono essere affrontati con i bilanci nazionali. E la volontà di procedere con responsabilità e solidarietà si costruisce anche attraverso queste lunghissime riunioni».

Intanto sulla strada dell’indipendenza dal gas russo la Ue ha “incontrato” gli Stati Uniti di di Joe Biden. Da lì quest’anno arriveranno 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto, in sostituzione di quello che arriva dalla Russia. «Guardando avanti, l’Europa lavorerà per assicurare una domanda stabile per almeno 50 miliardi di metri cubi all’anno almeno fino al 2030. Se guardiamo a questo dato, rimpiazzerebbe un terzo del gas russo che arriva in Europa oggi. Siamo sulla strada giusta per diversificare, via dal gas russo, verso fornitori affidabili», ha affermato von der Leyen annunciando l’accordo raggiunto con il presidente americano sull’energia, cui si affianca un patto sulla protezione della privacy nel flusso transatlantico dei dati personali che, ha spigato Biden «aiuterà a mobilizzare 7,1 trilioni di dollari nelle relazioni degli Usa con la Ue».

La Commissione europea, ha riferito Biden, «lavorerà con gli Stati membri per costruire più infrastrutture per ricevere il gas naturale liquefatto» che arriverà dagli Usa «e stoccare il gas in tutto il continente». «Dovremo garantire che le famiglie e l’Europa possano superare questo e il prossimo inverno mentre costruiamo un’infrastruttura per un futuro energetico diversificato, resiliente e pulito», ha aggiunto, annunciando poi l’istituzione di una task force Usa-Ue per «applicare i cambiamenti» previsti dall’accordo. Nel quale, è stato sottolineato dalla Commissione, sono state poste clausole per mantenere i prezzi «accessibili», e a questo fine dovrebbero concorrere «contratti a lungo termine» e «la garanzia di una domanda europea stabile».

L’Italia per mettere a frutto la disponibilità del Gpl americano ha dato mandato a Snam per l’acquisto di due rigassificatori offshore, ha detto Draghi, in modo da rafforzare la dotazione di impianti che al momento sono solo tre. Potenziare le infrastrutture è essenziale al fine di raggiungere l’indipendenza dalla Russia, ma anche per portare avanti la transizione energetica che punta sull’idrogeno. «E’ stato proposto da Macron – ha detto Draghi – un fondo per energia e difesa che andrà a finanziare molte delle opere e infrastrutture necessarie: dai rigassificatori – di cui gran parte dell’Europa si dovrà dotare – alle interconnessioni».


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