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Lavoratori in un'azienda

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Le riforme anche piccole dimostrano che le riforme si possono fare. In Italia ne sono state fatte di importanti in pochi mesi. Chi ritiene che dalla sera alla mattina la nostra pubblica amministrazione possa diventare come quella francese e tedesca è fuori dalla realtà. O non ha capito niente o è in malafede. La verità è che tutte le rivoluzioni, quelle vere, necessitano di tempo e di costanza. Chi critica, rimugina, indulge alle solite manie significa che vuole la rivoluzione impossibile. Fa il gioco, diciamocelo chiaro, di chi le rivoluzioni non le vuole

È la mania di criticare sempre tutto o che se non si rovescia il tavolo non si è mai risolto nulla. È la peggiore mania italiana di sempre. Quella che se la trasformazione non è globale non è trasformazione. Che se non cambia tutto con tutte le riforme che vanno in vigore dalla sera alla mattina in realtà non cambia niente. Il primo risultato certo che si ottiene con questo modo di ragionare e di porsi è la demotivazione di chi si sbatte per cambiare davvero. Il secondo risultato certo è quello di fare il gioco di chi vuole mantenere tutto fermo perché sa che è l’unico modo che ha per conservare tutti i suoi privilegi facendosi per di più anche bello. Perché troverà il modo di dire o di fare capire che quella che serve è la rivoluzione universale e che lui c’è per questa, non per altro.

In una situazione complessa come è quella del mondo di oggi alle prese con il nuovo ’29 mondiale e come è più specificamente la situazione italiana di oggi a causa del conto che paga per il suo lungo passato populista, il riformismo vero non può che essere graduale. Per capirci, chi ritiene che dalla sera alla mattina la nostra pubblica amministrazione possa diventare come quella francese e tedesca è fuori dalla realtà. O non ha capito niente o è in malafede. Così come chi critica tanto al chilo Cop26 con il solito sproloquio salottiero e con il solito stampino di fabbrica del pensiero evidentemente crede che la rivoluzione verde si può fare con uno sbattito d’ali oppure la rivoluzione verde non la vuole e si nasconde dietro lo storico gattopardismo italiano.

La verità è che tutte le rivoluzioni, quelle vere, necessitano di tempo e di costanza. Chi critica, rimugina, indulge alle solite manie significa che vuole la rivoluzione impossibile. Fa il gioco, diciamocelo chiaro, di chi le rivoluzioni non le vuole. Anzi non le ha mai volute perché non gli convengono. Di chi le rivoluzioni le vuole sempre ed è sempre d’accordo fintanto che non arrivano per davvero. Con questo metodo non si fa niente perché è l’esatto opposto di quello che serve in questo preciso momento. In cui viceversa si dovrebbe valorizzare ogni passo avanti realizzato. Perché è il migliore incentivo a farne altri tre proprio come accadde nella stagione straordinaria del Dopoguerra.

Così come ogni stroncatura più o meno fondata, ogni biasimo è oggi uno sgambetto alla storia in atto della Nuova Ricostruzione nazionale e fa fare a tutti non uno ma tre passi indietro. È il solito schema del gattopardismo italiano. La riforma della giustizia penale è legge, avete capito bene, sì, è legge. Non è perfetta, intanto però dopo venti anni di chiacchiere c’è. Si completerà perché non è perfetta, ma non ha senso restare in un mondo dove tutto è ingiustizia.

In attesa di un cambiamento radicale non basterà che si possono fare i certificati digitali dal tuo ufficio di casa, d’accordo, ma vuoi mettere il vantaggio di averlo finalmente in tempo reale da casa e hai idea di che cosa vorrebbe dire non averlo fatto? Le riforme anche piccole dimostrano che le riforme si possono fare, ma se addirittura la classe dirigente imprenditoriale e del sindacato dice come se nulla fosse che è un caos e che non cambia niente, allora dobbiamo almeno sapere che andando avanti così si prepara il terreno fertile dove sguazzano i Catoni catodici che vivono in un mondo tutto loro e nemmeno si accorgono di avere stufato.

Se l’Europa ha staccato l’assegno di 25 miliardi è perché le riforme targate Brunetta della pubblica amministrazione, della nuova governance per il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e dei nuovi reclutamenti per i concorsi pubblici sono state fatte secondo i tempi concordati con l’Europa, cosa che di per sé è una rivoluzione rispetto all’Italietta degli ultimi venti anni e anche di più. Di fronte a tutto ciò sorprende, per tanti versi sconcerta, che siano proprio il mondo delle imprese che pure sta bene lavorando sui mercati e il mondo sindacale tutto senza distinzioni a non cogliere i passi in avanti e a fare mancare la spinta comune necessaria per moltiplicare i passi compiuti, stabilizzare e accelerare la velocità del cammino di cambiamento. Sono a volte peggio gli uni e gli altri dei Catoni catodici e farebbero bene a tornare con i piedi per terra. Li aiuterebbe a dire anche qualche grazie. Che non guasta.


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