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Non è stato calcolato, sul piano politico, il danno collaterale che diventa il danno principale. Quello di dare benzina all’inflazione italiana proprio mentre comincia a scendere in America e più velocemente che da noi negli altri grandi Paesi europei. Non possiamo permetterci di aprire uno spiraglio interno in cui tutti i settori, non i gestori delle stazioni di servizio che hanno prezzi imposti, continuano ad approfittare del contesto inflattivo e scoprire dopo che la norma “accisa mobile” richiamata da Giorgetti non ha extra-gettito Iva di copertura. Si devono cercare ora quelle coperture che andavano cercate prima.  Servono spirito di solidarietà nazionale, realismo europeo e efficienza tecnica che prevengano i problemi e spengano le bolle mediatiche. Serve il modello Fitto per il Pnrr e, quindi, il governo Meloni, ha in casa un itinerario da condividere. Perché anche le opposizioni italiane devono capire che l’interesse generale del Paese viene prima dei loro fantomatici interessi di bottega

Premesso che sarebbe stato giusto prorogare lo sconto sulle accise della benzina di mese in mese con 900 milioni di euro sottratti non alla copertura degli aiuti ai più deboli che sono sacrosanti, ma ai provvedimenti di bandierina politica soprattutto fiscali che sono solo segnaletici e non vengono neppure apprezzati da chi li riceve. Premesso che sarebbe stato giusto mantenere almeno la parte residua di sconto sulle accise del governo Draghi perché la tutela del potere di acquisto delle famiglie non permette di inserire elementi di incertezza su una materia che incide a 360 gradi sul trasporto delle merci per l’intera  filiera alimentare che è quella più preoccupante per la discesa dell’inflazione italiana e portatrice del maggiore carico di diseguaglianze reali. 

Premesso che il ministro Giorgetti ha ragione di rivendicare la norma che permette di valutare il taglio delle accise in relazione ai rincari, è evidente però che non può sfuggire né a lui né a chiunque va a leggere quella norma che il riferimento adottato di prezzo, previsto dalla Nadef, è superiore a quello attuale del prezzo del Brent. Per cui l’extra gettito di Iva che permetterebbe il taglio automatico attraverso la cosiddetta “accisa mobile” di fatto non c’è. Le coperture, quindi, oggi vanno cercate altrove o, meglio, diciamola tutta, andavano prima cercate altrove. Il governo continua, comunque, a escludere interventi.

Al di là di tutto ciò, quello che emerge in modo vistoso è che in questa vicenda non è stato calcolato, sul piano politico, il danno collaterale che diventa mediaticamente e concretamente il danno principale. Il danno di cui stiamo parlando è quello di dare benzina all’inflazione italiana proprio mentre l’inflazione comincia a scendere seriamente in America e in maniera più veloce che da noi negli altri grandi Paesi europei. Non potevamo e non possiamo permetterci di aprire uno spiraglio interno in cui tutti, non i gestori delle stazioni di servizio che hanno prezzi imposti dalle compagnie, vogliono continuare ad approfittare del contesto inflattivo per fare finta di continuare a riprendersi ciò che dicono di avere perso e hanno invece recuperato con gli interessi nei sette trimestri consecutivi di super crescita. Anzi, c’è di più: molti di questi profittatori nascosti dell’inflazione italiana non vogliono più rischiare di avere meno guadagno e scaricano tutto con gli interessi sul consumatore che a sua volta non è in grado di assorbire il contraccolpo perché i salari non permettono di assorbirlo. Insomma, con la storia del salto del taglio delle accise sulla benzina, non c’è un settore dove non tutti, ma quasi tutti gli operatori, cerchino di alzare i prezzi.

Come controllare questo fenomeno pericolosissimo non è molto evidente neppure all’opposizione. Che cavalca legittimamente questa cosa pensando di buttare giù il governo, cosa che non accadrà, ma di fatto gonfia l’inflazione perché la polemica copre gli speculatori nascosti e  contribuisce a diffondere nel Paese l’idea che c’è la catastrofe incombente. I benzinai annunciano lo sciopero, il governo non fa niente davvero per trovare un accordo con le opposizioni che a loro volta mettono il loro presunto dividendo sondaggistico davanti all’interesse generale. Siamo in presenza di una spirale perversa. L’esatto opposto di quello che lo stesso governo sta facendo con  metodo e intelligenza tra cabina di regia e governance Fitto allargata nella attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza facendo le riforme concordate e aggiornando gli investimenti oltre che inserendo il capitolo di Repower Eu in una collaborazione sempre proficua con la Commissione europea.

La spirale perversa determinata da questo baillame politico che si è creato intorno al prezzo della benzina fa cadere macerie sulla testa delle persone e indica in modo palese che per potere reggere il morso di questa inflazione avremmo bisogno di un governo di solidarietà nazionale. Questa è la verità che nessuno vuole dire, ma per uscire da questo terribile momento di crisi si continua a ripetere che serve il governo politico, peraltro con mandato sovrano indiscutibile, mentre quando devi tenere unito il Paese e devi affrontare problemi di portata storica di cui questo è solo quello più evidente avresti bisogno di una vera solidarietà nazionale. 

Avresti bisogno, ad esempio, di un Pd che non debba temere che appena fa un ragionamento un po’ realista rischia di essere vampirizzato dai cinque stelle o da quella componente cinque stelle che ha al suo interno. Avresti bisogno di una guida della politica economica e dei partiti di governo che si pongano i problemi a monte non a valle e che diano indicazioni strategiche chiare invece della solita rissa. È la stessa cosa, più o meno, che succede con la sanità dove si ripete che abbiamo un grande servizio pubblico mentre tutti sanno che se hai un’urgenza devi pagare la sanità privata e in tasca hai sempre meno soldi. Altro che bandierine ideologiche sul Mes da sventolare, qui servono quattrini veri e capacità vere di spese.  Servono oggi più che mai spirito di solidarietà nazionale, realismo europeo e efficienza tecnica che prevengano i problemi e spengano sul nascere le bolle mediatiche. Serve il modello Fitto e, quindi, il governo Meloni, ha in casa un itinerario da condividere con l’opposizione che ci sta. Perché anche le opposizioni italiane devono capire che l’interesse generale del Paese viene prima dei loro fantomatici interessi di bottega.


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