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Ci sono una serie di dossier che vanno chiusi perché se non si chiudono oggi in autunno sono guai aggiuntivi: la liquidità di cui ha bisogno l’Ilva per continuare a produrre acciaio; norme ad hoc per favorire gli investimenti del colosso Intel; il futuro di Ita e l’aumento di capitale per rimettere sul mercato il Monte dei Paschi; la riforma della scuola legata all’attuazione del Pnrr sulla quale si spera che il Parlamento non faccia mancare il suo appoggio; il completamento del polo strategico nazionale per gestire in cloud i dati più critici delle pubbliche amministrazioni centrali. In gioco c’è il futuro dell’Italia perché interrompere il miracolo economico in atto significa perdere l’ultima occasione che è stata data a questo Paese. Su questo punto, che riguarda prima di tutti il Pnrr, Mattarella è stato chiaro

Vorremmo parlare di cose serie di cui non parla nessuno e che vanno fatte adesso. Vorremmo parlare del “disbrigo di affari correnti” che correnti non sono e che vanno assolutamente portati in porto. Per non mettere a rischio i risultati del miracolo economico italiano del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi che questo giornale ha visto prima di tutti, ma che la politica populista e il sindacato ideologico, produttivo e lavorativo, hanno colpevolmente ignorato. Il resto lo ha fatto un’informazione specializzata e televisiva che hanno messo su un combinato disposto di irrealtà e di rumore che integrano congiuntamente con i comportamenti sopra citati una specialissima forma di attentato al bene comune.

Il podio europeo della crescita alla fine del primo semestre di quest’anno, quello che catastrofisti assortiti e tutti i centri studi più accreditati del mondo delle imprese prevedevano di recessione profonda, significa per l’Italia un +4,4% del prodotto interno lordo (Pil) sullo storico + 6,6% del 2021. Ieri è arrivato il dato del tasso dell’occupazione che a giugno del 2022 sale al 60,1% che è il valore record più alto dal 1977, primo anno della serie storica. Non so se ci rendiamo bene conto di che cosa significano questi dati che segnalano, peraltro, elemento rilevante, che il numero di occupati torna ad aumentare per effetto della crescita dei dipendenti permanenti superando nuovamente i 23 milioni. Non sono contratti a termine. I mercati azionari e quelli dei nostri titoli sovrani beneficiano di questi risultati economici italiani nonostante gli indici di fiducia dell’eurozona, Italia compresa, siano tutti in rallentamento.

Possiamo cominciare già a piangere, anche correttamente, perché l’Italia vola ma la Germania è a pezzi, due trimestri in stagnazione, o perché l’Italia ha un tasso di crescita acquisita (+3,4%) che supera le previsioni del Fondo monetario internazionale per la Cina (+3,3%) o perché l’America, quella sì, è già in recessione tecnica e, quindi, sono a rischio volumi e quantità dei nostri principali mercati di esportazione. Prima, però, prendiamo onestamente atto che non è facile crescere il doppio della Francia, avere riportato l’edilizia a ritmi di attività post bellica, fare i conti con un turismo che adesso, agosto 2022, è ai massimi storici, che le nostre esportazioni hanno fatto e fanno faville per la qualità degli investimenti fatti e la diversificazione dei loro mercati legati a una naturale duttilità. Riconosciamo almeno che, come ha messo per iscritto sempre ieri il Fondo monetario internazionale, l’Italia ha gestito molto bene l’uscita dall’emergenza Covid riaprendo la socialità e mettendo in sicurezza l’economia prima di tutti.

Rendiamoci conto che non avere bucato nessuno dei target del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) assicurando all’Italia decine di miliardi di fondi europei rinnovando la macchina pubblica e avviando tutte le riforme di sistema concordate non è un risultato di poco conto. Abbiamo almeno il coraggio di dire pubblicamente che il capitale di fiducia e di credibilità internazionali legati al ruolo da protagonista svolto da Draghi in Europa, nel G7, in tutti i consessi internazionali con risultati evidentissimi nella diversificazione della nostra politica energetica riconquistando un ruolo centrale in Africa e Medio Oriente e rimettendo il Mezzogiorno al centro del nuovo quadro geopolitico mondiale, della ricostruzione italiana e della costruzione della Nuova Europa, non sono elementi astratti ma fatti accaduti che incidono molto concretamente sui comportamenti dei consumatori italiani.

Soprattutto va detto con forza che tutto ciò è stato possibile perché l’economia è stata tenuta in piedi e guidata per mano sostenendo il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese, ma anche intervenendo con un pacchetto d’urto tra assegno unico per le famiglie numerose, taglio del cuneo fiscale, utilizzo massiccio della cassa integrazione in tutti i settori che è quello che fa la differenza tra gli aeroporti italiani che funzionano e gli aeroporti del resto del mondo che non funzionano, assegno sociale con più controlli che è reddito di cittadinanza e molto altro.

Allora, attenzione, oggi non domani bisogna fare alcune cose perché l’autunno su cui non potranno non sentirsi i contraccolpi di un quarto trimestre mondiale a forte rischio recessivo non butti via il tantissimo di vantaggio di posizione che l’Italia ha conquistato sul campo in questo anno e mezzo di governo di unità nazionale senza che i partiti che ne fanno parte avessero almeno l’intelligenza di rivendicarne il merito.

Paradossalmente il fatto che i partiti sono impegnati in una campagna elettorale piena di proposte vuote può essere di aiuto. Mentre sono distratti da questo dibattito imperdibile su flat tax, alberi, pensioni minime alle mamme, patrimoniali sui beni in successione già tassati da una vita, il governo Draghi in regime di ordinaria amministrazione formato extra può portare a casa risultati strategici in campi diventati vitali dove la partitocrazia crea naturalmente paralisi se non fa proprio pasticci.

Tutti hanno parlato del decreto aiuti da 14,3 miliardi senza scostamento di bilancio e perfino Landini-Melenchon ha plaudito. Ci sono, però, una serie di dossier che vanno chiusi perché se non si chiudono oggi in autunno sono guai aggiuntivi. Se l’Ilva non avrà ora la liquidità di cui ha bisogno, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, l’intera economia italiana non avrà in autunno una parte rilevante di quell’acciaio di cui ha assoluta necessità per continuare a produrre.

Se non si faranno norme ad hoc assolutamente necessarie per definire aree strategiche e semplificazioni gli investimenti del colosso americano Intel dovuti in gran parte proprio all’iniziativa di Draghi si vanno a benedire. Se il doppio versante che riguarda Ita, da un lato cassa integrazione, dall’altro la gara per la valutazione e l’aggiudicazione delle offerte ricevute resta un nodo che non si scioglie, viene meno la forza potenziale di un player decisivo come è la compagnia di bandiera per consolidare e moltiplicare i risultati del ritrovato primato interno e estero del turismo italiano.

In autunno c’è l’aumento di capitale del Monte dei Paschi e poi bisogna provare a rimetterlo sul mercato. Bisogna lavorarci assolutamente adesso perché si tratta di un aumento di capitale da 2,5 miliardi a condizioni di mercato al quale il Tesoro partecipa per il 68%, cioè, poco meno di 1,8 miliardi. Il resto, gli altri 700 e passa milioni, devono metterli tutti gli azionisti a partire dalle fondazioni. Si tratta di sottrarre questo aumento di capitale alla solita presa politica che insegue i sogni della banca pubblica degli investimenti senza dire mai con i soldi di chi, mentre il percorso di Mps di per sé difficile, ma non impossibile, deve passare per il mercato.

Sono tutti dossier a cui è legato il futuro di questo Paese, così come lo è la norma concordata con la Commissione europea sulla formazione per mettere in sicurezza la riforma della scuola legata all’attuazione del Pnrr e sulla quale si spera che il Parlamento non faccia mancare il suo appoggio. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, farà pochissimi giorni di vacanza, speriamo proprio che le Camere non manchino l’appuntamento decisivo del voto per le nuove generazioni. Altrettanta attenzione ci vuole perché sia garantito il completamento del polo strategico nazionale per gestire in cloud i dati più critici delle pubbliche amministrazioni centrali. Bisogna assolutamente che i data center, aggiudicati a Tim-Cdp-Leonardo-Sogei, partano entro fine anno. Non meno importanti sono tutti gli adempimenti necessari per richiamare nelle università italiane i nostri giovani di talento.

Altro che disbrigo di affari correnti! Qui è in gioco il futuro dell’Italia perché interrompere il miracolo economico in atto significa perdere l’ultima occasione che è stata data a questo Paese. Su questo punto, che riguarda prima di tutti il Pnrr, Mattarella è stato chiaro. Questo avvertimento vale per il governo, che sta facendo davvero il massimo, ma vale anche per il Parlamento e non c’è comizio o ragione elettorale che tengano di fronte alla responsabilità del bene comune che coincide con il futuro della sua economia. Questo, non altro, significa prendersi cura dell’interesse generale.


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