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Quanti hanno davvero capito che la pandemia che accorcia le catene della logistica e la guerra mondiale delle materie prime scatenata dai carri armati russi in Ucraina ci dicono che la storia e la geografia combattono insieme perché l’Europa investa sulla sua piattaforma del futuro che è il nostro Mezzogiorno? Da questa e altre domande di fondo è nata l’idea del primo Festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed) organizzato da questo giornale in collaborazione con la Commissione e il Parlamento europei e il patrocinio del Comune di Napoli. Che è la terza capitale d’Italia e la vera capitale del Mediterraneo immersa oggi in una stagione collettiva positiva dove lo stereotipo della cartolina lascia il posto alla sfida strategica della cultura di impresa

Siete consapevoli che il tubo moderno – si chiama elettrodotto – che porta la nuova energia rinnovabile e può salvare la manifattura italiana di precisione e la grande manifattura tedesca partirà dal Mezzogiorno italiano e dall’Africa del Nord provando a riunire le due sponde del Mare Nostrum e a salvare il cuore industriale dell’Europa?

Quanti hanno la percezione che questa energia solare, eolica, da maree, che va dal Sud del mondo al Nord del mondo diventa energia industriale? Abbiamo o no a mente la lezione della storia che ci insegna che il grande generatore elettrico in transizione ha sempre camminato di pari passo con l’innovazione, la ricerca, la piccola e la grande industria? Che vuol dire elettronica di potenza, nuove tecnologie, capitale umano, economia di pace, incrocio di culture e civiltà. Che vuol dire agro-industria e Dieta Mediterranea.

Qualcosa che messo tutto insieme rappresenta un unicum assoluto. Può essere il solo vero scudo europeo contro le armi dei russi, i soldi dei cinesi, gli interessi dei turchi, le bande dei mercenari e di ogni tipo di terrorismo che vorrebbero spartirsi i tesori dell’Africa e del Mediterraneo allargato che sono materie prime e terre rare e impossessarsi del ricco retaggio culturale dell’India e dei Paesi arabi.

Vogliono tutto ciò per assumere il dominio della vecchia e della nuova economia. Un dominio autocratico. Quanto è davvero consapevole l’Europa che il Mediterraneo è oggi centrale per affrontare e vincere la sfida epocale dell’emigrazione figlia dei focolai di guerra e di povertà del mondo, ma anche come guida del processo economico di sviluppo della stessa Europa e avamposto di un mondo capovolto dove l’Occidente esce vittorioso dal conflitto mondiale di civiltà in atto?

Quanti hanno davvero capito che la pandemia che accorcia le catene della logistica e la guerra mondiale delle materie prime scatenata dai carri armati russi in Ucraina ci dicono che la storia e la geografia combattono insieme perché l’Europa investa sulla sua piattaforma del futuro che è il nostro Mezzogiorno? Queste sono le domande di fondo dalle quali è nata l’idea del primo Festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed) organizzato da questo giornale in collaborazione con la Commissione e il Parlamento europei e il patrocinio del Comune di Napoli. Che è la terza capitale d’Italia e la vera capitale del Mediterraneo immersa oggi in una stagione collettiva positiva dove lo stereotipo della cartolina lascia il posto alla sfida strategica della cultura di impresa e dell’organizzazione. Anche questo è un piccolo grande segno dei cambiamenti imposti dal nuovo mondo.

Abbiamo scelto di aprire questo numero speciale dedicato a Feuromed attraverso un’immagine realizzata con l’intelligenza artificiale in alta risoluzione che è il segno di modernità di un Sud colorato che esprime il primato dell’innovazione e vuole essere il portone d’ingresso del nuovo equilibrio mondiale. Questa immagine riguarda il cambio di paradigma del mondo, ma prima ancora il cambio di paradigma di un Mezzogiorno d’Italia che non chiede aiuto ma guida il processo di cambiamento. Abbiamo fatto ricorso all’intelligenza artificiale perché il primato europeo lo esprime l’Università della Calabria che laurea i migliori informatici gestionali e i primi medici ingegneri che dovranno rifare la sanità territoriale del Paese.

Abbiamo fatto ricorso a una stringa di pensiero di positività e lo abbiamo affidato all’intelligenza artificiale perché questo metodo di lavoro sintetizza i primati tecnologici a 360 gradi di Napoli, Bari, Catania e, in genere, di tutto il Mezzogiorno manifatturiero italiano che sono già realtà ignorata da troppi e vuole esprimere allo stesso tempo la cifra analitica con cui le grandi voci dell’economia e del governo del Paese, delle istituzioni europee e del Mediterraneo allargato si confronteranno sulle proposte che l’advisory board del nostro Festival hanno messo in campo con il peso delle loro competenze e il massimo di dialogo e di confronto che le competenze pretendono da se stesse e chiedono agli altri.

Questo numero raccoglie i loro singoli contributi che sono tutti insieme un documento di base del nuovo Sud motore del Mediterraneo allargato che già esiste e di quello da costruire dentro un gioco geopolitico e economico-finanziario pieno di insidie, ma denso di opportunità e di responsabilità da stimolare e organizzare. Questi due giorni di lavoro dentro la Sala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli si propongono di esprimere rispetto nei contenuti e nel metodo per l’importanza strategica di questa grande partita che è oggi la partita del futuro. Una partita che riguarda tutti i Sud del mondo, ma che deve partire dall’Africa.

Vogliamo condannarla, dobbiamo almeno chiedercelo, a un futuro di guerre locali all’infinito e di barconi che abbandonano nel mare il loro carico di vite umane? Vogliamo assistere inermi che da qui al 2100 l’Europa dimezza la sua popolazione e non è più in grado di sostenere il suo welfare? Vogliamo continuare a girarci dall’altra parte per non vedere che nello stesso arco di tempo la popolazione africana si quadruplicherà e non si avranno i soldi in quei territori non per il welfare ma per la stessa sostenibilità di un già precario equilibrio sociale che è a sua volta la vera bomba a orologeria dell’Europa? Vogliamo continuare a sprecare energie, risorse e vite dentro il calderone di questo processo inarrestabile di lacerazione dell’asse europeo Est-Ovest di cui i carri armati russi in Ucraina hanno tagliato i fili e lasciare così che il mondo autocratico di Cina e Russia arruoli anche l’Iran e si annetta Africa e India?

Vogliamo che lo facciano indisturbati a modo loro schiavizzando cioè tutto quello che è ancora schiavizzabile e alterando in misura irrimediabile la grande partita globale dell’economia del futuro? O vogliamo viceversa aprire gli occhi e renderci finalmente conto che solo il nuovo asse Sud-Nord tra le due sponde del Mediterraneo può riscrivere l’ordine mondiale mettendo le condizioni per costruire davvero la pace e consegnare all’Europa l’unica sua reale prospettiva di ulteriore crescita? Quando riusciremo a capire che dobbiamo porci il problema di non fare solo del Mezzogiorno d’Italia il grande hub energetico del Mediterraneo ma ancora prima quello del nuovo capitale umano e della nuova manifattura dello stesso Mediterraneo?

Lo vogliamo capire o no che il futuro è costruire la nuova classe dirigente africana che insieme con la classe dirigente del nostro Mezzogiorno costituisce la nuova classe dirigente del nuovo Mediterraneo? Che bisogna uscire in fretta dalla logica dei protettorati francesi per cui tutto quello che in Africa era sopra la terra era degli americani e quello che stava sotto era dei francesi mentre quello che c’è oggi in Africa, quello che si troverà sotto terra e quello che si costruirà alla luce del sole, saranno invece dell’Africa tutta e dell’Europa tutta che agiscono finalmente insieme? Che cosa aspettiamo ancora a cominciare a regolare i flussi formando questa nuova classe dirigente comune facendo assumere all’Europa l’onere finanziario di fare il suo più colossale investimento sul capitale umano del futuro e sulla costruzione di una pace reale e duratura?

La storia e la geografia dopo la grande crisi globale determinata dalla pandemia e la guerra mondiale delle materie prime causata dalla follia suicida di Putin con la guerra di invasione in Ucraina lo abbiamo detto, ma ci piace ripeterlo, stanno capovolgendo il mondo. Storia e geografia ci dicono ogni giorno di più che il mondo si è capovolto. Che il Mediterraneo non è più un pezzo marginale dell’asse imperante europeo Est- Ovest, ma che il nuovo asse Sud-Nord guida oggi il gioco del futuro dell’intera Europa e della pace nel mondo. Non si tratta di aiutare il Sud o il Mediterraneo o di fare qualcosa per il primo o per il secondo, ma piuttosto di fare tutto ciò che è indispensabile per salvare l’Europa e guidare il processo che definirà il nuovo ordine mondiale.

Questo punto strategico ineludibile impone un grande investimento di capitale umano nelle università miste tra le due sponde del Mediterraneo e, forse, ancora di più nella nuova industria e nella nuova manifattura con scuole tecniche e grande innovazione, nella diplomazia culturale come in quella scientifica. Diventa fondamentale sviluppare le relazioni tra le nuove generazioni delle due sponde del Mediterraneo e l’Europa tutta. Diventa fondamentale fare crescere e sviluppare una grande visione comune dove si ritrovino giovani generazioni e cultura di impresa. Dove siano tutti impegnati a spendere per la pace che nasce dallo sviluppo e dalla centralità ritrovata del Mezzogiorno d’Italia, dell’Africa e del Mediterraneo.

Una centralità che vuol dire capacità di fare rete sulle eccellenze universitarie e industriali del Mezzogiorno dentro un progetto sistemico di lungo periodo che rompe l’isolamento ferroviario e digitale del nostro Sud e mette a frutto i tesori delle materie prime dell’Africa e dell’India. Questa nuova centralità, attenzione, è il centro di sopravvivenza dell’Europa e impersonifica il cambio mondiale del paradigma. Quello che Patrizio Bianchi sintetizza con una delle sue espressioni fulminanti: girare la frittata. Il Sud d’Italia già attrezzato dal punto di vista umano è il motore di questo cambiamento che appartiene alla storia. Guida il processo e può finalmente dare invece che chiedere. Perché il mondo si è capovolto


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