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Il premier Mario Draghi

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Questa è la partita europea del nuovo ’29 mondiale e questa è la sfida “americana” di Draghi che l’Europa deve vincere. Perché anche un bambino dovrebbe capire che se il Vecchio Continente non si mette a posto, accumula lutti familiari e morti in economia, di fatto non potrà aiutare né sé né gli altri

Possono arrivare anche dopo. Possono dare ragione anche dopo. Parlo degli altri Capi di governo. È già successo in altri campi. Certo è che il più americano dei banchieri centrali europei, Mario Draghi, l’uomo che ha imboccato senza indugi la strada della politica monetaria espansiva dopo gli errori clamorosi di Trichet, si rivela anche il più americano dei Capi di governo europei.

Perché prima di tutti chiede che esattamente come gli Stati Uniti anche l’Europa tenga per sé i suoi vaccini e metta sotto osservazione le aziende inadempienti. Non si tratta di egoismo ma di realismo generoso perché anche un bambino dovrebbe capire che se l’Europa non si mette a posto, accumula lutti familiari e morti in economia, di fatto non potrà aiutare né sé né gli altri.

Questa è la partita europea del nuovo ’29 mondiale. Questo è bene che se lo mettano in testa i Capi di governo della Europa federale incompiuta dei nostri giorni. Questo cammino l’Europa avrebbe dovuto già compierlo dotandosi di un vero bilancio comune europeo, di un unico ministro dell’economia, di una politica estera e di difesa condivise.

Questo non è avvenuto ancora del tutto, ma è evidente che la pandemia è uno stimolo ineludibile che spinge a portare a compimento questo processo a partire dal suo banco di prova più impegnativo che è quello sanitario. La scelta di fare debito comune per finanziare la ricostruzione è stata di portata storica, ma proprio per questo esige che anche la risposta comune alla pandemia sia all’altezza di questa sfida. Si può continuare con le donazioni, ma ci si può fare anche molto male. Perché i vaccini sono pochi e le varianti sono molte.

Non si può continuare a promettere ciò che non si è in grado di mantenere. Non è una scelta lungimirante dividere una quota piccola di vaccini in tante fettine distribuite in mezzo mondo senza risolvere i problemi dei popoli dove questi vaccini arriveranno.

Perché viceversa si creano problemi enormi in Europa in quanto si finisce per non raggiungere una soglia di immunizzazione che consenta di prevenire la rivolta sociale. Non si tratta in questo caso di fare demagogia del tipo prima gli italiani o prima gli europei, si tratta di prendere coscienza del fatto che un continente come il nostro in preda a una crisi da epidemia fuori controllo rappresenta il punto massimo di instabilità da crisi sanitaria e da crisi economica. Che è la premessa della grande crisi sociale.

Fare presto e fare tutti insieme, procedere tutti insieme più rapidamente questo è invece possibile. Anzi doveroso. Questo è il senso profondo dell’iniziativa di Draghi e questo è lo spirito che prende corpo in Europa. Sotto la nebbia dei contorsionismi della vecchia Europa, c’è un disegno più avanzato che i fatti si incaricheranno di fare prevalere.

Ovviamente con tutto ciò è incompatibile il teatrino di una parte della politica italiana che vuole essere di lotta e di governo. Perché non c’è più spazio per i doppi giochi e la pazienza dei cittadini si è consumata. Anche questo lo capisce perfino un bambino.


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