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Non vorremmo guastare la festa dei politici-sindacalisti della bottega commerciale italiana che hanno un solo interesse che è quello elettorale, ma è un dato di fatto che i prezzi sugli scaffali del carrello alimentare schizzano perché dal campo al supermercato le quotazioni triplicano. I prodotti agricoli continuano ad essere sottopagati agli agricoltori che non riescono così a coprire i costi letteralmente “volati” in questi ultimi mesi. Quindi, ad essere doppiamente penalizzati sono i consumatori e gli agricoltori. Anzi, c’è di più: essendo l’inflazione la più ingiusta delle tasse e la speculazione bottegaia italiana la più micidiale a pagare il conto più salato sono le famiglie più deboli che riservano una quota rilevante del loro reddito all’alimentazione e ci sono oltre 2,6 milioni di persone che sono costrette a chiedere aiuto per mangiare

L’inflazione sta correndo ed era inevitabile. Il ricatto di Putin sul gas ed il suo doloroso carico di shock inflazionistici e monetari non si ferma senza una risposta forte dell’Europa. Che non è quella di inseguire dopo i super profitti elettrici da tassare ma intervenire prima fissando il prezzo giusto ed evitando che il super profitto si realizzi a spese di economie che vanno per aria e donne e uomini che perdono il lavoro. Un anno fa fu il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi, portandosi prima dietro i Paesi del sud Europa, poi la Francia, a porre il tema decisivo di separare il meccanismo di formazione del prezzo elettrico da fonti rinnovabili da quello del gas russo addirittura decuplicato e poi ancora di nuovo aumentato perché usato come arma di guerra da Putin e come fonte di indebiti vantaggi della finanza olandese.

Altro punto rilevante è di certo il tetto massimo europeo di prezzo alle importazioni energetiche dalla Russia dove si registrano le prime aperture anche da parte tedesca, che aveva fatto fino ad ora sponda all’Olanda, ma è evidente che qui pesano le divisioni politiche perché l’acquirente di 170 dei 210 miliardi di gas russo è l’Europa che, a sua volta, non è sostituibile negli acquisti in meno di cinque anni, e dovrebbe quindi essere essa stessa a fare ballare i russi. Dovrebbe essere l’Europa, eventualmente, a portare al default Gazprom qualora si ponesse ostinatamente in una condizione bellica di baionetta putiniana puntata su famiglie e imprese europee. Invece no, per i veti tedeschi e olandesi e putiniani di contorno a partire da Orban, preferiscono dissanguare i loro bilanci pubblici nazionali. Si rifiutano di misurarsi a livello europeo con quelli che sono oggettivamente danni di guerra.

Solo sei mesi dopo la proposta italiana viene presa in considerazione anche perché è difficile negare che è successo esattamente quello che aveva previsto Draghi: non mettiamo il tetto perché abbiamo paura che Putin chiude il rubinetto, ma se giochiamo sempre in difesa sarà lui ad attaccare riducendoci le forniture ed alzandoci il prezzo.  È quello che è puntualmente accaduto e che sta spingendo tedeschi e olandesi ai primi ripensamenti.

Se questo è il contesto geopolitico vero con cui fare i conti che rende semplicemente ridicoli gli ultimatum alla Salvini del tipo 30 miliardi di scostamento non un euro in meno se no salta tutto, non più solo l’economia ma anche le scuole e gli ospedali, quasi che il rendimento dei BTp con cui paghiamo gli stipendi non fosse già al 4%, e la corsa dell’inflazione certa e inevitabile non portasse nuove insidie monetarie soprattutto per Paesi come l’Italia che devono collocare più titoli sovrani di altri se vogliono continuare a pagare stipendi e pensioni.

C’è un punto, però, che appare pericolosamente sottovalutato in casa proprio da quei capi populisti e quei capi delle corporazioni produttive che avevano scambiato il trimestre d’oro delle esportazioni italiane come recessione profonda o il record di incassi e di fiducia di commercio e operatori turistici di luglio e agosto come la vigilia della chiusura di centinaia di migliaia di aziende che non sono mai state così bene in salute. Questo punto ricorda molto da vicino quello che accadde con il passaggio all’euro quando tutto ciò che costava mille lire passò al prezzo di un euro raddoppiando quindi all’istante senza che nessuno dicesse nulla benché Ciampi e Prodi si fossero impegnati a dotare l’amministrazione economica italiana di ogni tipo di potere per intervenire affinché si evitassero speculazioni di bottega degne di quelle della finanza olandese.

Non vorremmo guastare la festa dei politici-sindacalisti della bottega commerciale italiana che hanno un solo interesse che è quello elettorale, ma è un dato di fatto che i prezzi sugli scaffali del carrello alimentare schizzano perché dal campo al supermercato le quotazioni triplicano. I prodotti agricoli continuano ad essere sottopagati agli agricoltori che non riescono così a coprire i costi letteralmente “volati” in questi ultimi mesi. Quindi, ad essere doppiamente penalizzati sono i consumatori e gli agricoltori. Anzi, c’è di più: essendo l’inflazione la più ingiusta delle tasse e la speculazione bottegaia italiana la più micidiale a pagare il conto più salato sono le famiglie più deboli che riservano una quota rilevante del loro reddito all’alimentazione e ci sono oltre 2,6 milioni di persone che sono costrette a chiedere aiuto per mangiare.

C’è di tutto dentro questa inflazione, dal prezzo salito delle materie prime ai furbetti del carrello fino alla riduzione degli standard qualitativi dei prodotti alimentari offerti sul mercato causa rincari di alcune materie prime alimentari. Paradossalmente questo lato psicologico dell’inflazione è quello più pericoloso perché la gente si aspetta l’aumento e chi può si arrende e continua a comprare di modo che il commerciante vende di meno ma a un prezzo molto più alto un po’ come fa Putin con il gas. I suoi bilanci vanno alla grande, i poveri e i meno ricchi soffrono alla grande, ma il commerciante speculatore ovviamente protesta e chiede sussidi. Il suo sindacalista li protegge e il capo politico punta al suo voto. Ci sono tutti gli elementi per il delitto perfetto.

Salvini vuole 30 miliardi presi a prestito e, quindi, caricati sui nostri figli perché tutti devono avere qualcosa se no come fa a prendere i voti. I capi delle associazioni delle imprese, del commercio e dell’artigianato vogliono soldi per tutti perché se no come fanno a prendere anche loro i voti dei loro associati. Speriamo proprio che il governo tiri dritto e raccolga quanto più può senza fare nuovo debito ma concentrando gli interventi nei settori energivori – siderurgia carta, ceramica, vetro – quelli che non possono caricare niente e che fermandosi bloccano davvero l’economia italiana. Si continui a sostenere poi, come il governo Draghi ha fatto finora più di tutti i Paesi europei tranne la Germania che ha molto meno debiti di noi, il potere di acquisto delle famiglie più deboli perché sono loro che pagano il conto di tutti. I capi dei partiti populisti che hanno mandato a casa Draghi nel momento in cui di più l’Italia e l’Europa avevano bisogno di lui e i loro trombettieri dell’informazione abbiano almeno il pudore di tacere. L’interesse italiano di oggi è sostenere la battaglia europea di Draghi sul doppio prezzo separato tra gas e elettricità e sul tetto massimo alle importazioni dalla Russia. In casa invece l’interesse italiano si tutela facendo all’istante il rigassificatore di Piombino e riaprendo tutto quello che è possibile riaprire oltre che un serio piano di razionamento che peraltro le aziende stanno già facendo di proprio.


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