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L'arresto di Matteo Messina Denaro

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In questo Paese bisogna prendere coscienza che è indispensabile che lo Stato  funzioni a prescindere da chi è al governo. Che si fa  la lotta alla mafia a prescindere da chi è al governo. Ci deve essere una sfera “sacra” che è sottratta a questo gioco indegno. Per fare funzionare lo Stato c’è bisogno di un principio gerarchico chiaro e di potere fare affidamento su apparati seri che non rispondono agli interessi del governo di turno ma alle esigenze della collettività. Il miracolo italiano del Dopoguerra fu concepito da un’altra politica, ma fu costruito  da uomini degli apparati che esprimevano il senso dello Stato e la qualità tecnica pur con tutti i limiti di avere ereditato un’amministrazione pubblica inquinata dal fascismo. Si ebbe la capacità di riportare questa amministrazione dentro l’ambito democratico guadagnando in efficienza. Questo è il senso dell’indirizzo politico. Si esercita non nell’ottenere posizioni di comando per i propri famigli, ma nel confermare e/o scegliere donne e uomini che sanno fare funzionare al meglio i pezzi di Stato che sono stati loro assegnati 

In questo Paese bisogna prendere coscienza una volta per tutte che è assolutamente indispensabile che lo Stato funzioni a prescindere da chi è al governo. Che si fa la lotta alla mafia a prescindere da chi è al governo. Che bisogna uscire da questa sindrome per cui sullo Stato scatta un pregiudizio negativo che viene a ruota a seconda della maggioranza politica che è al governo. Ci deve essere una sfera “sacra” dello Stato che è sottratta a questo gioco indegno. La solita orgia di parole fuori posto e fuori luogo. Se non è così, se non si tutela la sfera “sacra”, si sbaglia. Si può sbagliare, ma devono essere casi limitati di errore. Questo senso profondo dello Stato di tutti che funziona e esprime un sentimento comune condiviso è fondamentale per lo sviluppo del Paese. Che riguarda i lavori pubblici come le tasse, la giustizia come l’amministrazione.

Nelle grandi democrazie lo Stato funziona indipendentemente da chi è al governo. Ovviamente sappiamo tutti che chi è al governo può fare la differenza, ma entro certi limiti e soprattutto nella trasparenza delle regole e dei comportamenti. Per cui se si fanno cose diverse lo si fa con atti legislativi di cui tutti sono a conoscenza. Accreditare che la legge è quasi altro, ragionamenti tipo “fate finta che non ci sia”, questo no. Questo non può succedere perché è inammissibile. Siamo a un tema di moralità pubblica e civile che è la base fondante di una democrazia sana. Non mi pare che si possa creare sempre un castello anche sulle intercettazioni che sono state fatte e hanno dato risultati. Non è possibile che si voglia ostinatamente strumentalizzare ogni cosa perfino le intercettazioni che sono state eseguite, sono state usate in modo corretto e hanno prodotto effetti concreti importanti. Questo principio di correttezza a maggior ragione deve valere per il futuro. Le intercettazioni vanno finalizzate all’obiettivo che si vuole perseguire. Che è quello di colpire un reato, non di favorire protagonismi inutili che creano danni alle persone in alcuni casi in misura talmente grave da cambiarne la vita.

Non strumentalizziamo un uso corretto che è stato fatto dello strumento delle intercettazioni per prendere l’ultimo padrino, Matteo Messina Denaro, per fare passare sottobanco un uso di quello stesso strumento che si vuole che ci sia e che non è quello corretto. Solo lo Stato di tutti dà veramente valore alla alternanza. Rende sicura in democrazia l’alternanza e legittima l’azione di governo. Legittima questa azione anche dove è discrezionale. Perché bisogna anche prendere coscienza una volta per tutte, ci ripetiamo, che ci sono cose che non sono più discrezionali. La sovranità monetaria europea condivisa non è un tema di dibattito, è un fatto dei tempi in cui viviamo e da ciò discendono comportamenti e doveri. La buona amministrazione dello Stato centrale e territoriale è ancora una conquista da realizzare pienamente, ma lo dovrebbe essere per tutti e come valore fondante di una democrazia efficiente.

Adesso stanno tutti scoprendo che la scelta cervellotica di dare i progetti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) quasi tutti in mano ai Comuni per non mettersi nelle mani delle Regioni che sono peraltro afflitte da vizi di elefantismo, sta portando molti dei piccoli Comuni, uno dopo l’altro, a rinunciare ai soldi e ai progetti perché non hanno l’unità di esecuzione, perché non hanno gli ingegneri, non hanno gli architetti e fanno anche fatica ad assumerli perché li possono pagare poco. A un Comune del Bresciano con un solo impiegato sono arrivati e tornati indietro venti milioni. Per fare funzionare lo Stato e, cioè, l’insieme delle amministrazioni centrali, regionali, provinciali, comunali, a nostro avviso, c’è bisogno di recuperare un principio gerarchico chiaro e, allo stesso tempo, di potere fare affidamento su apparati seri che non rispondono al clientelismo del governo di turno ma alle esigenze della collettività. Il miracolo economico italiano del Dopoguerra fu concepito da un’altra politica, ma fu costruito da uomini degli apparati che esprimevano il senso dello Stato e la qualità tecnica pur con tutti i limiti di avere ereditato un’amministrazione pubblica inquinata dal fascismo. Si ebbe la capacità di riportare questa amministrazione dentro l’ambito democratico guadagnando in efficienza. Questo è il senso dell’indirizzo politico. Si esercita non nell’ottenere posizioni di comando per i propri famigli, ma nel confermare e/o scegliere donne e uomini che sanno fare funzionare al meglio i pezzi di Stato che sono stati loro assegnati.

Questo vale oggi più di allora perché negli ultimi decenni è venuta colpevolmente meno la cura per l’amministrazione dello Stato. Questo vale oggi più di allora perché bisogna fronteggiare la delicatezza della situazione economica globale e l’unica arma di cui il Paese dispone con certezza è quella della possibilità di fare finalmente decollare gli investimenti pubblici legati ai fondi europei, di mobilitarne altrettanti di privati e di attrarre capitali internazionali. Soprattutto in un momento in cui la ri-globalizzazione ha fatto capire a tutti che le competenze si possono andare a prendere, ma costano e non c’è nessuna garanzia da parte di chi la può dare di essere al servizio della comunità che la chiede perché è stato formato per fare altro. Spesso chi possiede questa competenza è anche fisicamente lontano da questa comunità.


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