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il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri

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Aumentano le attese delle imprese per i prestiti con garanzia pubblica previsti nel decreto legge per la liquidità delle imprese, ma insieme alle attese aumentano i timori, soprattutto per le piccole e medie imprese, sulle procedure che ancora non sono chiare. I soldi potrebbero arrivare quando in molte hanno già chiuso. Il ricordo del sito web dell’Inps, andato in tilt il primo giorno di invio delle domande per accedere al bonus di 600 euro da parte di lavoratori autonomi e partite Iva, è ancora vivo. Ne è consapevole il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

«Stiamo cercando di sburocratizzare al massimo – ha detto – stiamo premendo su tutti i comparti interessati, stiamo premendo sull’Inps e sul comparto bancario perché siano erogati i fondi nel più breve tempo possibile. Ma vi prego di comprendere il momento, non eravamo un Paese predisposto per una emergenza di questo tipo».

LE PROCEDURE

Va detto che l’Associazione bancaria italiana (Abi) non ha perso tempo e, poche ore dopo la pubblicazione del decreto liquidità sulla Gazzetta ufficiale, ha diramato alle banche una circolare esplicativa.

Anche Sace, la società del gruppo Cdp che dovrà erogare le garanzie alle attività economiche che hanno subìto danni a causa dell’emergenza sanitaria, si è attivata immediatamente per attivare “Garanzia Italia”, controgarantita dallo Stato. Il nuovo strumento potrà essere richiesto fino al 31 dicembre 2020, sarà disponibile per qualsiasi tipologia di impresa con sede in Italia, indipendentemente dal settore, dalla dimensione e dalla forma giuridica. Le domande di finanziamento dovranno essere presentate dalle imprese direttamente alle banche e in seguito la banca invierà la richiesta di garanzia alla Sace.
Le piccole e medie imprese, fino a 499 dipendenti, dovranno rivolgersi in primo luogo al Fondo centrale di garanzia che è stato potenziato (7 miliardi fino alla fine dell’anno), e solo una volta esaurito il plafond potranno fare riferimento alla Sace.

I PROBLEMI REALI

Sulla carta sembra tutto piuttosto semplice, all’atto pratico non sarà semplicissimo orientarsi e i tempi potrebbero non essere così brevi come l’emergenza richiederebbe.

Innanzitutto la fruizione della garanzia non può concretamente partire fino a quando non ci sarà il via libera della “Divisione concorrenza” della Commissione europea. Data la situazione, questo passaggio dovrebbe essere rapido.

Serve poi la finalizzazione del modulo economico finanziario per presentare domanda, l’adeguamento delle piattaforme informatiche delle banche e la messa a regime delle comunicazioni con Sace e Fondo per le pmi per ottenere le garanzie. Il tutto con le filiali chiuse e la maggior parte dei dipendenti che lavorano da remoto.

ABI E CONFINDUSTRIA

Ieri il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è tornato a raccomandare tempi celeri per l’operatività del decreto sulla liquidità: «L’immediatezza nell’erogazione è determinante. Il punto essenziale è far arrivare liquidità alle imprese del Paese per garantire la sopravvivenza economica e prepararsi alla fase 2».

Il presidente degli industriali ha dato atto che l’entità delle risorse messe in campo grazie alle garanzie del decreto «è importante. Se saranno sufficienti o meno non possiamo dirlo, dipenderà dalla durata dell’emergenza. La partita è sulla sfida del sistema bancario di lavorare le istruttorie quanto prima».
Da parte sua il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha assicurato tutto l’impegno per istruire le procedure in tempi rapidi. «Raccoglieremo i documenti e immediatamente, per email, li invieremo alle Sace o al fondo di garanzia. Da loro attenderemo il via libera e faremo il bonifico sul conto».

Soltanto nel caso di prestiti fino a 25.000 euro con la garanzia del Fondo l’erogazione del prestito è sostanzialmente automatica, senza valutazioni da parte della banca. Anche in questo caso c’è però un vincolo: il tetto del 25% dei ricavi annui. In pratica, professionisti e piccole imprese che nel 2019 hanno registrato un fatturato di 40.000 euro potranno chiedere fino a 10.000 euro.

LE MAGLIE STRETTE

Le imprese medie e piccole hanno poi puntato il dito contro quelle che considerano “maglie strette” per ottenere il finanziamento garantito dal fondo. Per le imprese non in bonis il decreto prevede la possibilità di accedere alla garanzia a quelle con “inadempienze probabili” e o “scadute o sconfinanti deteriorate” purché questa classificazione non sia precedente alla data del 31 gennaio 2020. Un paletto, questo, che taglia fuori molte imprese. Restano in ogni caso escluse le imprese che presentano sofferenze.

Quanto alla garanzia fornita dalla Sace, essa è esclusa per le imprese che al 31 dicembre 2019 erano classificate come in difficoltà o con sofferenze, e le imprese che al 29 febbraio 2020 presentavano esposizioni deteriorate.


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