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Nella foto il presidente Coldiretti, Ettore Prandini

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Non sono solo petrolio e gas, a infiammare i costi delle materie prime agricole si aggiunge la siccità che questa volta sta facendo la sua parte nell’Italia “rovesciata”. A secco è infatti il Nord. Ecco perché l’annunciato arrivo della pioggia ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli agricoltori.

Le precipitazioni sono importanti – ha spiegato Coldiretti – per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana, dove il fiume Po fa registrare un livello idrometrico di -3,3 metri, come in piena estate”.

Ma la grande sete non risparmia il Sud. Secondo  il report dell’Istat, pubblicato ieri, nel Mezzogiorno  ci sono  le situazioni di maggior criticità. Nella rete dei capoluoghi del Sud si disperdono ogni giorno circa 2,4 milioni di metri cubi,  un volume che potrebbe soddisfare le esigenze idriche di 10 milioni di persone.

E senza acqua non si fa agricoltura. In questo momento, in cui i prezzi delle principali materie agricole sono fortemente sostenuti, un taglio della produzione potrebbe dare il colpo di grazia al settore e all’intera economia.

Mentre crescono le tensioni per gli effetti del blocco delle esportazioni  da Russia e Ucraina (dall’area del conflitto arrivano il 16% del mais mondiale, il 30% del grano e il 65% dell’olio di girasole) che se non impattano direttamente sulle filiere italiane rischiano però di far esplodere rivolte nel segno del pane nei paesi più fragili dell’area mediterranea, dall’Egitto alla Tunisia, dal Marocco alla Libia.

La Fao ha segnalato l’aumento record dei prezzi del cibo che potrebbe arrivare fino al 22% per il conflitto, ma ha anche rilevato un calo della produzione di cereali di oltre il 5% in 47 Paesi a basso reddito e con deficit alimentare. In Italia invece lo spettro è l’inflazione legata a un rallentamento produttivo.

I segnali ci sono tutti. C’è innanzitutto la  bolletta energetica destinata a crescere. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, i listini del petrolio non hanno ancora raggiunto i  massimi e se si dovesse arrivare  a 300 dollari al barile si rischierebbe lo choc. Se non scendono i prezzi si chiude tutto.

Accanto all’emergenza gas e petrolio  c’è quella alimentare con costi dei beni di prima necessità schizzati del 4,6% con punte del 19% per l’olio di semi, del 17% per la verdura e del 12% per la pasta. Ma cartellini ritoccati segnano tutti i prodotti alimentari.

Ecco perché l’acqua è salvifica in questa fase in cui sono partite le prime semine primaverili di mais, soia e girasole. E se anche questo elemento diventa raro e caro rischia di far  lievitare ulteriormente i costi delle aziende che fanno fatica a sostenere bolletta elettrica e costi produttivi. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) sono a carico delle coltivazioni dei cereali che oggi scarseggiano ( i raccolti nazionali secondo l’analisi del Centro Divulga coprono il fabbisogno per  il 53% del mais e il 27% della soia)  o sono sul mercato a prezzi proibitivi.

Ora c’è il via libera di Bruxelles a coltivare le terre a riposo (200mila ettari in Italia)  per una produzione aggiuntiva, dice Coldiretti, di 15 milioni di quintali di cereali.

Ma con l’attuale bolletta sarà difficile aumentare le coltivazioni «inequivocabilmente influenzate – sostiene il report Agrimercati di Ismea – dalla crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie per l’aumento delle bollette e dalla nuova incertezza sulla ripresa economica nello scenario di crisi determinato dalla guerra tra Russia e Ucraina».

Nonostante l’agroalimentare abbia mostrato nel 2021 una  buona tenuta dopo lo shock pandemico, il quadro è destinato a incupirsi. Le conseguenze dirette e indirette della guerra, stima Ismea, avranno un elevato impatto sullo scenario internazionale, sia per l’accentuata instabilità dei mercati finanziari e le pressioni al rialzo dei prezzi di tutte le materie prime, anche di natura speculativa, sia per l’introduzione di sanzioni e restrizioni.

Anche per effetto dei consumi interni avviati verso una inesorabile fase calante. Assoutenti ha lanciato un nuovo appello a intervenire con urgenza sul prezzo dell’energia perché in caso contrario famiglie e imprese – denuncia l’associazione-  andranno incontro a un nuovo maxi rincaro delle bollette già a partire dal prossimo 1° aprile in  occasione dell’aggiornamento trimestrale delle tariffe. Il costo va tagliato subito sentenzia Assoutenti «Se si vuole evitare il disastro economico, favorire la ripresa del paese e dei consumi e fermare l’inflazione». Una ripresa frenata anche dal blocco dei cantieri, motore del Pil, per il caro prezzi di tutte le materie prime necessarie all’edilizia.

E se anche la guerra dovesse concludersi, per Felice Adinolfi, direttore di Divulga e docente alla facoltà di agraria dell’Università di Bologna, per ricostruire il potenziale  produttivo saranno necessari almeno tre anni.

L’agroalimentare – ha spiegato- arriva già da una stagione di prezzi alti per Covid e clima, ora con la guerra tutto si aggrava, dobbiamo considerare poi che si opera in un mercato che “ batte moneta a Chicago”.

La speculazione complica lo scenario. I fitofarmaci si impennano e la Cina – ha detto Adinolfi – investe in Algeria 7 miliardi di dollari per produrre fertilizzanti.  Mentre nell’Unione europea si punta tutto sugli standard ambientali che già oggi, secondo il docente, separano la Ue dal resto del mondo: “ecco perché ho definito Green bill il Green deal”.

Con le nuove regole “verdi” imposte da Bruxelles le produzioni agricole potrebbero ridursi dal 10 al 20%. E così- denuncia Coldiretti- si andrebbe in controtendenza rispetto alla strategia di produrre di più per garantire autonomia degli approvvigionamenti alimentari. Senza però mettere in discussione la sicurezza.

«Ci opporremo a qualsiasi tentativo di arretramento su qualità e garanzie del cibo: l’alibi della difficoltà di approvvigionamenti non deve far passare la linea – ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che si possa acquistare qualsiasi cosa. Nessuna deroga al principio di reciprocità e alla trasparenza delle etichette».


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