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G20 in cerca di nuovi equilibri, passo indietro sulla condanna della guerra in Ucraina. Russia e Cina assenti ottengono la scomparsa della parola aggressione

Il G20 è un forum sempre più eterogeneo, interessante e confuso, che riflette in pieno il tentativo di ridefinire gli equilibri della governance mondiale, economica e non solo. Il vertice di New Delhi è un esempio perfetto delle scosse di assestamento che percorrono i rapporti tra G7, BRICS e il cosiddetto Global South, il Sud Globale, del quale l’India si è candidata ad essere il grande trascinatore nei consessi internazionali.

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Come previsto, l’Unione Africana è entrata a far parte stabilmente del G20 e il comunicato finale è troppo generico e cerchiobottista sulla tragedia Ucraina, un passo indietro rispetto a quello del G20 precedente, di Bali, dove si condannava l’aggressione della Russia. Qui la parola “aggressione” è stata soppressa per volere non solo della Russia, ma anche della Cina, entrambi assenti con i rispettivi leader. Un consenso-dissenso finale per far capire al mondo che sulle dinamiche di questo conflitto la posizione di Stati Uniti ed Europa è tutt’altro che condivisa.

G20 E NUOVI EQUILIBRI NEL MONDO

Ad aggiungere eterogeneità all’evento l’annuncio di un accordo (Memorandum d’intesa) per la realizzazione di un grande corridoio di trasporti India-Golfo-Europa. Progetto infrastrutturale al quale aderiscono, oltre all’India, l’Unione europea, gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Intesa raggiunta ai margini del summit di New Delhi ed è un chiaro contrappeso alla nuova Via della Seta promossa dalla Cina di Xi Jinping.

L’obiettivo è quello di avvicinare l’Oceano Indiano al Mediterraneo, visto che dopo aver attraversato via terra (ferrovia) alcuni Paesi del Golfo il punto finale di sbocco sul mare sarà Israele. Già l’Unione europea aveva presentato l’anno scorso un piano di investimenti infrastrutturali, Global Gateway, dedicato ai partner economici del Sud del Mondo. Non solo Africa, ma anche l’America Latina, sempre con l’intento geopolitico di proporre alternative alla Belt and Road Initiative della Cina. Global Gateway prevede di mobilitare in 5 anni risorse per 300 miliardi di euro in investimenti sostenibili.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA E IL PIANO MATTEI

La proiezione mediterranea del nuovo corridoio India-Medio Oriente- Europa ovviamente interessa molto all’Italia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri al G20 ha detto che il governo sta mettendo a punto un piano di cooperazione e sviluppo per una maggior integrazione con la sponda Sud del Mediterraneo (il cosiddetto Piano Mattei, del quale si parla da un anno) e che l’Italia destinerà il 70% del suo Fondo per il clima, vale a dire tre miliardi, ai Paesi africani nei prossimi cinque anni: “L’Italia – ha detto la premier – aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, rifiutando un approccio assertivo o paternalistico, per sostenere la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee e rafforzare le esportazioni di energia verde”.

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G20, NUOVI EQUILIBRI EVIDENTI SUL DOSSIER UCRAINA

Sul dossier Ucraina, quello più spinoso e imbarazzante, la presidenza indiana si è giustificata sostenendo che il G20 non è un forum di geopolitica, ma il più importante forum mondiale di economia. E cita la mediazione di Brasile e Sudafrica perché alla fine si trovasse un linguaggio comune che tenesse conto (anche) delle riserve di Pechino.

Sempre a proposito di Ucraina, secondo Bloomberg il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che di recente ha incontrato Vladimir Putin a Sochi, avrebbe sollecitato alcuni leader del G20 a venire incontro alle richieste di Mosca per sbloccare l’accordo sul trasporto di grano nel Mar Nero. Erdogan avrebbe chiesto di facilitare l’export di prodotti alimentari russi e di fertilizzanti attraverso una copertura assicurativa dei Lloyd’s di Londra e di reintegrare le banche russe nel sistema internazionale di messaggistica finanziaria, SWIFT.

LA CINA E IL NODO DELLA PRESIDENZA AMERICANA DEL 2026

La Cina, infine, rappresentata dal premier Li Qiang che ha avuto un bilaterale con Giorgia Meloni, secondo fonti diplomatiche presenti al summit, avrebbe cercato in ogni modo di togliere dal comunicato finale ogni riferimento alla presidenza americana di turno del G20, nel 2026. Non ci sono state conferme in proposito e il consigliere americano per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, si è detto soddisfatto di come il documento abbia menzionato anche la presidenza americana. Ma se le pressioni cinesi fossero vere, sarebbe l’ennesimo segnale di un ulteriore deterioramento delle relazioni tra Pechino e Washington. E fino a quando le cose non andranno meglio tra le due super potenze, il G20 rischia di essere una nebulosa nella quale potrà brillare la presidenza di turno, come nel caso dell’India di Narendra Modi.


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