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Nicola Squitieri

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Il meridionalista Guido Dorso nel 1925 auspicava l’avvento di cento uomini di ferro per la rinascita del Mezzogiorno. Ne La rivoluzione meridionale pubblicato da Piero Gobetti, il politico avellinese vedeva nella formazione di una nuova élite l’unica via per liberare il Mezzogiorno da una classe dirigente interessata solo al potere e agli interessi privati. Oggi l’Associazione Internazionale Guido Dorso, nominerà nel quarantesimo anno dalla sua fondazione non cento, ma nove personalità “di ferro” che oggi contribuiscono a valorizzare il Sud.

«Il Mezzogiorno non è una palla al piede del Paese, ma una risorsa», spiega Nicola Squitieri presidente dell’associazione, «il problema meridionale è un problema umano: i giovani e meno giovani non vengono valorizzati dalla classe dirigente. Noi del premio Dorso diamo un riconoscimento a coloro che contribuiscono a sostenere le esigenze di sviluppo e progresso del Sud e in una sorta di passaggio di testimone, conferiamo un premio anche ai giovani che si affacciano all’impegno professionale con competenza e idee innovatrici».

Fanno parte del ristretto manipolo di eccellenze che verranno premiate alle 16.00 nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica, il procuratore antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, lo studioso del CNR Giovanni Pezzulo, il biologo molecolare Tommaso Russo, lo scienziato e divulgatore scientifico Marco Salvatore, il presidente di Confindustria di Caserta Gianluigi Traettino, il giornalista Marco Esposito, Jean Noel Schifano, già direttore dell’Istituto francese di Napoli e la giovane Loredana Pirone, neolaureata presso il dipartimento di Scienze politiche della Federico II autrice di una tesi sulle politiche territoriali e governance dal titolo “La questione metropolitana: il caso Napoli e Bordeaux”.

Mentre la targa di rappresentanza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quest’anno è conferita dall’associazione Dorso alla Fondazione per la ricerca sul cancro “De Beaumont-Bonelli”, presieduta dal professor Giulio Tarro.

«La questione del Mezzogiorno è stata approfondita molto bene da Giustino Fortunato e i meridionalisti a seguire, tra cui appunto, Guido Dorso. Partendo da questo patrimonio di riferimento, noi come associazione meridionalista, patrocinata dal Senato della Repubblica, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università degli studi di Napoli Federico II, cerchiamo di dar vita, oltre al premio, anche a progetti esecutivi. Dunque, non chiacchiere. Quest’anno abbiamo istituito un comitato scientifico composto da alcuni dei più prestigiosi premiati nel corso degli anni, che suggerisce una serie di iniziativecollaterali al premio. L’ex presidente della Repubblica Napolitano disse una volta che il problema di noi meridionali è che siamo divisi, mentre al Nord si fa squadra. Dopo questo autorevole incitamento abbiamo dato vita a un’alleanza degli istituti meridionalistici di massimo rigore scientifico, per avere più voce di fronte al mondo politico, visto che negli ultimi anni il Sud è scomparso letteralmente dall’agenda del Paese. Nell’attuale governo abbiamo ben sei ministri oltre al Presidente del Consiglio meridionali, ma delMezzogiorno non se ne parla, se non per colpire quella che è un’economia già collassata».

«Secondo lei come mai il Sud è scomparso dall’agenda del Paese?», chiedo.

«La causa è prima di tutto la crisi globale iniziata nel 2008 che ha distratto l’attenzione dal Mezzogiorno. E poi, l’assenza di una classe politica capace disegnare e perseguire un progetto di sviluppo. Sono state disattese le promesse di investire nelle infrastrutture, nell’industrializzazione dell’agricoltura, nella valorizzazione degli itinerari turistico-culturali. I meridionali sono stati avvinti negli anni da piccoli provvedimenti assistenzialistici che nel Mezzogiorno hanno sempre presa. Se si continua a puntare su iniziative di piccolo cabotaggio o su provvedimenti nefasti è finita».

«Quali sono i provvedimenti che la preoccupano?», chiedo a Squitieri.

«L’autonomia regionale fiscale, di cui leggo spesso sul Quotidiano del Sud. Un progetto che fa molto comodo al Nord ma che darà la sferzata finale al Mezzogiorno, perché aumenterà il divario in ambiti fondamentali come la scuola e la sanità. Il problema è che ormai ci vorrebbe un nuovo piano Marshall, oppure l’avvento alla guida del Paese di quei cento uomini di ferro di cui parlava Guido Dorso, capaci di risollevare il Mezzogiorno».

Come diceva il drammaturgo Bertolt Brecht, Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi.


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