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COSENZA – Forse ha fatto bene il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto a disinteressarsi a questa tornata di amministrative in Calabria. Difficile dare infatti senso politico ad un voto in cui il denominatore comune è stata la scomparsa dei partiti e la ricerca del campo più ampio possibile.

Si dirà che questo, in fondo, è il gioco delle comunali dove l’ideologia e l’appartenenza politica, in fondo, contano poco. Ma se questo ragionamento può valere nei piccoli comuni, diventa un po’ più difficile da giustificare in centri come Catanzaro, che è comunque il capoluogo di regione.

Qui l’unica a candidarsi con un simbolo di partito è stata la deputata Wanda Ferro che ha voluto fare una corsa identitaria che forse non ha dato fino in fondo i frutti sperati. L’esponente della Meloni si è fermata intorno al 10%. Risultato lusinghiero, ma forse dalle parti del partito ci si aspettava qualcosa di più.

Il resto era una grande marmellata dovuta all’implosione del centrodestra che da oltre venti anni governava Catanzaro con l’eterno sindaco Sergio Abramo. Uno sconquasso che ha radici lontane e che parte dalle ultime regionali, in cui la città, nonostante la vittoria schiacciante del centrodestra, non è riuscita ad eleggere nemmeno un consigliere.

È partita così una faida che ha portato il centrodestra, sia pure camuffato da civismo, a sostenere il professore universitario Valerio Donato, fino a qualche ora prima uno che aveva in tasca la tessera del Pd. Il docente non ha voluto simboli di partito nella sua ampia coalizione che comprende forze di sinistra, di centro per arrivare fino alla Lega. Un rapporto questo col Carroccio che ha toccato picchi paradossali.

In un confronto fra candidati Donato si è lasciato scappare un «mai sul palco con Salvini», alludendo forse alla natura civica del suo progetto. Una frase che ha indotto tutti i maggiorenti della Lega a tenersi ben lontani dal candidato. Nonostante a Catanzaro siano venuti gente come Crippa, Mangialamessa, Calderoli nessuno di loro ha organizzato un semplice aperitivo elettorale.

A Catanzaro la Lega ha parlato solo di referendum, come se non si votasse. A tacere dello stesso Salvini che pur essendo uno che nelle campagne elettorali non si risparmia, a Catanzaro (che lo ribadiamo è un capoluogo di regione) non si è nemmeno fatto vedere.

I risultati per ora danno ragione a Donato che con oltre il 40% è ampiamente avanti rispetto ad un altro docente universitario, Nicola Fiorita, che è invece il candidato di Pd-M5s e altri movimenti civici, fermo al 34. Il paradosso è che sarà il centrodestra a decidere le sorti delle elezioni.

Il terzo classificato a Catanzaro è infatti è il presidente dell’ordine degli avvocati, Antonello Talerico, che dovrebbe attestarsi fra il 13 e il 15%. Sarà lui l’ago della bilancia nel turno di ballottaggio. Qui i paradossi crescono perché l’avvocato “rischia” di diventare a breve consigliere regionale nelle fila di Forza Italia visto che ha vinto già in primo grado il ricorso contro l’eletta Valeria Fedele.

Gli Azzurri sostengono Donato, ma non è affatto detto che Talerico si schieri con lui. Il suo grande sponsor politico è infatti Mimmo Tallini, ex presidente del consiglio regionale dimessosi dall’incarico per una vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto e poi si è rivelata una bolla di sapone. Tallini intanto aveva rotto con Forza Italia, accusandola di non averlo sostenuto durante la sua pendenza giudiziaria ed attaccando ad alzo zero il coordinatore regionale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, per aver scelto come candidato del centrodestra Donato che ha una storica militanza nel Pd.

Insomma le carte sono molto mescolate e più che di scontri politici quello che sembra andare in onda nella città delle Aquile è uno scontro fra i notabilati locali, equamente divisi nei mille rivoli dei partiti.

Fra gli altri comuni chiamati al voto c’è da segnalare il caso di Paola, città del tirreno cosentino e snodo ferroviario centrale per la Calabria. Qui si profila un ballottaggio fra Emira Ciodaro, espressione del centrodestra anche qui senza simboli e Giovanni Politano, mentre sembra essere fuori dal ballottaggio, sia pure per pochi voti, il sindaco uscente Roberto Perrotta. Anche qui si registra l’assenza dei simboli dei partiti che ha colpito anche il Pd che non ha presentato una propria lista.

Ad Acri, altro centro chiamato al ballottaggio la sfida sarà fra Natale Zanfino (centrodestra) e Pino Capalbo, sindaco uscente del centrosinistra. Per quello che ancora possono valere le etichette partitiche in questo particolare momento della politica italiana.


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