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Il Duomo di Milano

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NEL Vangelo di Luca il Signore avverte: “Fate attenzione a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”: l’Italia ha interpretato tale frase del Vangelo in modo letterale per quanto riguarda la spesa pro capite. Mentre nel libro sacro si parla della disponibilità all’ascolto della parola di Dio, il significato per il Paese è stato proprio quello letterale. E così dà molto a chi già ha e toglie a chi ha poco o nulla.

Tale convinzione dall’esame della tradizionale analisi per province che l’istituto Tagliacarne pubblica a fine anno, che ci fa capire tutti gli errori di una politica economica di un Paese che invece di lavorare per diminuire i divari, spinto dalle esigenze dei territori e dal loro egoismo, contraddice il vero significato della massima del Vangelo, limitandosi al suo senso letterale. Infatti l’Italia continua ad alimentare con una spesa pro capite più elevata, o concentrando eventi ed interessi sulle stesse realtà, (Milano con Expo 2015, Milano Cortina e adesso la richiesta della Coppa Davis è un esempio). La città meneghina resta saldamente in testa alla classifica italiana per valore aggiunto pro-capite da oltre vent’anni, raggiungendo lo scorso anno quota 55.483 euro. Un valore tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento (15.665 euro), fanalino di coda e quasi doppio quello della media nazionale (29.703). Eppure Agrigento ha la Valle dei Templi, la Scala dei Turchi, cittadine bellissime come Licata, Canicattì e Sciacca oltre che l’arcipelago delle Pelagie con la perla di Lampedusa. E nel 2025 saggiamente sarà capitale della Cultura. Quale spreco non metterla a regime.

Ma come può accadere se è irraggiungibile per treno, strade e l’aeroporto più vicino è a più di due ore di distanza? Ovviamente a mostrare maggiore vigore sono soprattutto le province più “giovani”, più “industrializzate”, più strutturate e orientate all’export, prevalentemente del Nord, quelle che sono collegate meglio. “L’analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza anche a livello territoriale sia rappresentato dall’avere più motori di crescita”. Lo ha evidenziato il Presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha sottolineato: “Il tutto si è accompagnato al buon andamento dell’edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L’apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo”.

L’articolazione geografica del valore aggiunto mette in risalto le enormi differenze ancora esistenti tra il Nord e il Sud del Paese. La classifica del valore aggiunto pro-capite 2022 è capitanata, infatti, da ben tre province del Nord con Milano in testa (55.483 euro), seguita da Bolzano/Bozen (49.177) e Bologna (41.737). E bisogna scorrere fino al 47esimo posto sulle 110 province per trovare la prima appartenente al Mezzogiorno. Sembra incredibile, per coloro che ritengono esistano diversi Mezzogiorni. Mentre le ultime 32 posizioni sono tutte occupate da province meridionali. Tra le prime dieci province che mostrano avanzamenti più significativi Potenza è migliorata di 20 posizioni, la Basilicata ha ottime performance derivanti dai giacimenti di petrolio e dal gas. Sono tutte del Sud anche le prime dieci province che mettono a segno gli aumenti maggiori, con Campobasso capofila (+24,4%), seguita da Salerno (+19,1%) e Benevento (19,1%). In linea, invece, l’andamento del Nord (10,3%) mentre cammina a passo più rallentato il Centro (8,3%). Lo sprint delle costruzioni nel Sud è confermato anche guardando agli ultimi quattro anni. Tra il 2019 e il 2022, infatti, è ancora il Mezzogiorno ad avere mostrato uno scatto in più nell’edilizia crescendo del 43,9% con ben 34 delle 38 province meridionali che hanno evidenziato performance superiori all’incremento settoriale medio dell’intera Penisola del 35,6% con punte del 62% a Messina.

Il turismo traina la crescita dei servizi. La crescita del settore Servizi è tra i principali protagonisti del processo di recupero del 2022, con un incremento del 10,6%. A dimostrarlo sono gli andamenti del Trentino-Alto Adige/Südtirol al top della classifica regionale per crescita del valore aggiunto con +14,9%, seguito dalla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste +13,2% e dal Veneto con +12,4% spinto in particolare da Venezia. A livello provinciale è, comunque, il Nord-Est a mostrare dati più brillanti con Trento prima sul podio per tassi di incremento (+15,2%), Bolzano/Bozen seconda (+14,8%) e terze pari merito Padova e Venezia (ambedue +13,4%). Mentre più a rilento vanno le Isole con un terzetto tutto sardo agli ultimi posti della classifica con Cagliari (+6,7%), Oristano (+7,0%) e il Sud Sardegna (+7,1%). Numeri alla mano le province con un’età media della popolazione più bassa crescono del 20,7% contro il +18,9% di quelle “più anziane”. Più in generale 8 delle 10 province maggiormente cresciute fra 2012 e 2022 si collocano tra le province più giovani d’Italia, anche se probabilmente la correlazione è inversa cioè i giovani si spostano verso le realtà più produttive.

Aumenti più elevati si registrano anche nelle province a maggior incidenza di valore aggiunto industriale (+22,6% vs +17,7%), con Potenza (37,1%) al top della classifica, per via delle performance dell’industria estrattiva, e ancora al secondo e al terzo posto Vicenza e Parma. Mentre le province con una maggiore presenza di imprese grandi e una più spiccata vocazione all’export sono cresciute in ambo i casi mediamente del 21,9% – contro poco più del +15% di quelle con una minore presenza di aziende più strutturate e una più bassa propensione ad esportare – con punte a Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (31,9%) e Parma (31,8%).

Dai dati evidenziati lo sforzo dovrebbe essere fatto tutto verso le regioni meridionali, sia per quanto riguarda gli investimenti nelle infrastrutture, che quelle nei grandi eventi che trascinano le presenze turistiche, e invece la concentrazione dell’attenzione dell’Italia sembra essere sempre verso le realtà più ricche, con spesa pro capite più alta, in particolare Milano è un esempio di chi tutto assorbe e poco restituisce. E per ultimo, come ciliegina sulla torta, l’autonomia differenziata non potrà far altro che accrescere i divari già consolidati.


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