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Giuseppe Conte

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Giuseppe Conte: «Non permetteremo l’abolizione del reddito di cittadinanza»

«ANCORA una volta saremo la sorpresa di queste elezioni», ha affermato pochi giorni fa il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e gli ultimi sondaggi disponibili sembrano confermare un trend in crescita costante, in particolar modo nelle regioni del Sud.

A meno di due settimane dal voto, i temi che dettano l’agenda in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale sono ancora quasi totalmente legati all’autunno difficile che ci aspetta, fra inflazione e rincari energetici: «Ma noi da mesi diciamo che il rincaro delle bollette e l’aumento del costo della vita sono le priorità», tiene a precisarci Conte.

«Oggi tutti i partiti ne parlano ma quando, già a marzo scorso, noi chiedevamo di dare risposte urgenti a famiglie e imprese, il governo e gli altri partiti sono rimasti in silenzio. Quello che bisogna fare è agire su 3 fronti. Il Parlamento deve intervenire con un nuovo scostamento di bilancio: servono subito risorse ingenti per tamponare questa situazione critica. Inoltre il governo deve recuperare il prima possibile i 9 miliardi di extraprofitti dei colossi dell’energia, persi inspiegabilmente per strada. Extraprofitti che vanno estesi anche a società di assicurazione e aziende farmaceutiche, realtà che durante la pandemia hanno visto crescere sensibilmente le loro entrate. Al terzo punto c’è la necessità di andare in Europa con una posizione forte e chiedere un Energy Recovery Fund».

Lei da premier ha partecipato in Europa alla trattativa che ha portato all’approvazione del Recovery Fund, sa quanto sia complicato arrivare in tempi brevi ad un accordo…

«So benissimo quanto sia difficile, ricordo quando alla vigilia di quei giorni di luglio 2020 tutti ritenevano che sarebbe stato impossibile avere dall’Europa una risposta unitaria e solidale. E invece riuscii ad ottenere per l’Italia 209 miliardi. Oggi come allora credo che se c’è la volontà politica e la determinazione, si possa raggiungere il risultato. L’Ue deve dimostrare ancora una volta di essere una vera comunità, condividendo tutti insieme il peso della crisi energetica. Però bisogna farlo rapidamente, per questo sono mesi che il M5S insiste sulla necessità di un Energy recovery fund».

Andando oltre l’emergenza, cosa dovrebbe fare l’Italia per garantirsi maggiore autonomia energetica?

«Puntare tutto sulle energie rinnovabili. Noi abbiamo sposato pienamente il progetto della transizione ecologica non solo perché è necessario, ma in quanto utile: con il cambiamento climatico in corso sarebbe un atteggiamento miope e irresponsabile pensare di andare avanti con le fonti fossili, che sono tra l’altro dannose per l’ambiente e la nostra salute. Utile perché rappresenta una grande occasione di sviluppo per le imprese e di lavoro per i cittadini. Sul solare, agrisolare ed eolico l’Italia può investire molto. Il Movimento intanto ha già creato le comunità energetiche, un modello di condivisione tra enti, aziende o privati per l’autoconsumo di energia ‘verde’, ora dobbiamo realizzarne sempre di più e anche il Superbonus, altra misura targata 5 Stelle, garantisce un sensibile risparmio energetico. Il percorso della transizione è già cominciato, dobbiamo insistere».

Che pensa invece del ‘Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale’ elaborato dal ministro Cingolani?

«Che è un piano condivisibile là dove punta sulla responsabilizzazione dei cittadini e la cultura del risparmio, ma che disapproviamo con nettezza là dove manca completamente la parte relativa alle energie rinnovabili, mentre si punta sulla massimizzazione della produzione del carbone. Non è questo ciò che mi aspetto dal ministero della Transizione ecologica».

Un altro tema centrale, il lavoro.

«La nostra proposta sul fronte del lavoro è nota: il salario minimo garantito a 9 euro lorde l’ora. In Italia i salari sono fermi al palo da 30 anni ormai, è arrivato il momento di dire basta a stipendi da fame. Sulla disoccupazione vogliamo continuare a rafforzare il percorso che in un anno e mezzo, con l’ultima Manovra del Conte II, ci ha permesso di assumere 1,8 milioni di cittadini grazie a Decontribuzione Sud e alle misure per giovani e donne. Per combattere il precariato giovanile, inoltre, vogliamo che i tirocini siano retribuiti e che siano validi ai fini del calcolo pensionistico. Per dare respiro e nuovo slancio al mondo delle imprese, invece, i primi interventi da fare sono l’abolizione dell’Irap e il taglio del cuneo fiscale».

Lei si è distinto per la sua posizione sull’invio di armi in Ucraina, addirittura stavate per mettere in crisi il governo su questo. Cosa pensa che bisognerebbe fare allora?

«Io ho da subito detto una cosa molto chiara: sostegno all’Ucraina e condanna incondizionata dell’aggressione russa. Il M5S ha inizialmente anche sostenuto l’invio di materiale militare per garantire agli ucraini la legittima difesa, con previsto dalla Carta Onu. È chiaro però che la via maestra è la costruzione di un processo di pace da perseguire con convinzione. Il rischio, altrimenti, è quello di una guerra logorante, di una carneficina senza fine: dobbiamo tenere viva la soluzione diplomatica».

Il decreto Aiuti bis è ad oggi ancora bloccato in Senato, il Pd dà la colpa al M5s che ha posto i veti e ha fatto cadere il Governo, che non potrà mettere la fiducia. Cosa risponde?

«Guardi, io non consento al Pd e agli altri di prendere in giro i cittadini in questo modo, con falsità come queste. Il decreto Aiuti è già legge e quindi i suoi effetti sono già in atto, qui si sta parlando della sua conversione e noi non abbiamo mai posto un veto su questo decreto. Abbiamo detto un’altra cosa: ci sono 30-40.000 aziende del settore edilizio che stanno fallendo perché non riescono a incassare i crediti d’imposta collegati a Superbonus e bonus edilizi, queste aziende vanno aiutate. Abbiamo presentato un emendamento per sbloccare questa situazione e chiediamo che venga messo in votazione. Se gli altri partiti decideranno di non approvarlo, si assumeranno la responsabilità di aver voltato le spalle ai lavoratori di queste aziende e alle loro famiglie».

Leggi tutte le notizie sul Reddito di cittadinanza difeso da Conte

Perché un cittadino, in particolare del Sud, oggi dovrebbe votare il Movimento 5 Stelle?

«Perché siamo una forza politica coerente, che al governo ha realizzato l’80% del suo programma elettorale, e che propone soluzioni solo nell’interesse dei cittadini. Noi non dobbiamo favori a nessuno e non abbiamo amici degli amici da tutelare, noi mettiamo al primo posto i cittadini in difficoltà, le tante persone che in questa società non hanno voce e la giustizia sociale, di cui al Sud c’è un enorme bisogno. Siamo una comunità che è schierata senza ambiguità e con coraggio contro le mafie e la candidatura nel Movimento di due personalità illustri come l’ex Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e l’ex Procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho lo testimoniano».

Pensa che il Pnrr sarà in grado di rilanciare il Sud e di colmare quel divario di cui soffre da decenni?

«Da solo il Pnrr di certo non può bastare, perché sono tanti gli interventi necessari nel breve e medio periodo, ma sicuramente rappresenta un’occasione imperdibile per il rilancio del Sud. Ricordo che siamo stati noi a batterci per destinare almeno il 40% delle risorse del Pnrr al Mezzogiorno e vigileremo in modo puntiglioso affinché quella percentuale sia rispettata e le risorse vengano spese al meglio e in maniera trasparente».

Giuseppe Conte e la difesa a oltranza del Reddito di cittadinanza

Presidente Conte, sul vostro provvedimento bandiera, il Reddito di cittadinanza, lei ha dichiarato che se Giorgia Meloni lo abolisse ci sarebbe “una guerra civile”. Un’affermazione forte…

«Il Reddito di cittadinanza rappresenta uno strumento di sostegno per milioni di persone: per chi non è nelle condizioni di lavorare e per quei lavoratori che attraverso il reddito integrano stipendi bassissimi. Abolirlo significherebbe cancellare una misura di protezione sociale, noi non lo permetteremo. È vergognoso che politici che da vent’anni guadagnano 500 euro al giorno vogliano togliere un aiuto a chi ne guadagna 500 al mese. Piuttosto che mettere alla gogna il reddito, il centrodestra – che governa 14 regioni su 20 – acceleri sulle politiche attive per il lavoro: mancano all’appello il 70% delle assunzioni nei centri per l’impiego con i fondi già stanziati dal Governo».

Quando il governo Draghi salvò il Reddito di cittadinanza difeso da Conte

Condivide il Letta-pensiero a proposito dell’allarme democratico in caso di affermazione alle urne del centrodestra?

«Ritengo che gli avversari si affrontino e contrastino sul piano delle idee, non facendo leva sulla paura o dividendo le forze politiche tra buoni e cattivi. Del centrodestra mi preoccupano le proposte, perché le ritengo fortemente dannose per il Paese. La Meloni vuole abolire il reddito di cittadinanza, la destra non vuole il salario minimo a 9 euro l’ora, sui diritti hanno una visione retrograda e distante dal mondo reale. Le forze del centrodestra sono divise su molti temi, sono compatti solo all’apparenza: mi sembra che il loro mastice sia solo la voglia di vincere e dividersi le poltrone. Con queste premesse non si fa il bene del Paese».

Un’ultima domanda: se dem e 5 Stelle avessero dato vita al ‘campo largo’ la storia di queste elezioni politiche sarebbe potuta essere, forse, diversa. Sia sincero, rimpianti?

«Nessun rimpianto, il Movimento ha agito con coerenza e correttezza. La domanda andrebbe posta ai vertici del Pd visto che sono stati loro a voler rompere il campo progressista per abbracciare l’agenda Draghi, che nessuno sa cosa sia. Noi siamo rimasti una forza coerentemente progressista, loro hanno deciso di andare altrove».


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