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In Italia solo il 28% delle controversie si chiude in un anno. E solo il 28% dei cittadini conosce in anticipo i costi ma è al Sud il vero dramma perché nelle cause civili il Mezzogiorno è più lento e quindi più costoso


Costi e durata. Sono tuttora queste le incognite legate alle cause civili nel nostro Paese. Due elementi decisivi, che regolano – in positivo, ma molto più spesso in negativo – il rapporto dei cittadini con la giustizia e soprattutto l’andamento dei rapporti economici e sociali, direttamente ma anche indirettamente legati alle controversie e alla loro più o meno tardiva e più o meno costosa risoluzione.

A colpire infatti, tra i tanti, sono soprattutto due dati contenuti nell’ultima rilevazione Istat su “Cittadini e giustizia civile – anno 2023”: da un lato, che in Italia solo il 28% delle cause civili si chiude in un anno; dall’altro, che appena il 28% dei cittadini coinvolti in una causa civile conosce i costi economici del processo al momento dell’avvio della causa, in un quadro generale secondo cui nel corso della vita quasi 6 milioni di persone con 18 anni e più è stato coinvolto in una causa presso gli uffici giudiziari civili soprattutto per cause di tipo familiare (separazioni e divorzi) e di lavoro. 2,1% la quota di cittadini che ha rinunciato ad intraprendere una causa civile (circa 900mila), il 21,5% per i costi eccessivi.

CAUSE CIVILI, LA CONSAPEVOLEZZA DI QUANTO È COSTOSO UN PROCESSO

La consapevolezza dei costi del procedimento giudiziario che ci si accinge ad intraprendere aumenta tra le donne (31,5% rispetto a 25,1% degli uomini), tra i 35-44 e i 45-54 anni (30,4% e 30,7%) rispetto ai giovani fino a 34 anni e agli ultrasessantaquattrenni (23,6% e 24,3%) e con il titolo di studio (18,6% per chi ha la licenza elementare o nessun titolo di studio al 32,1% per i laureati). Lo stesso tipo di conoscenza è relativamente maggiore al Nord-ovest (30,8%) e minore al Sud (24,5%) e nelle Isole (22,4%).
La durata – spesso imprevedibile – di un procedimento civile al momento del suo avvio è strettamente collegata ai costi da sostenere, a loro volta imprevisti, sia per l’attore che per il convenuto ed entrambi gli elementi, insieme all’esito della controversia, sono alla base del grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti della giustizia civile.

INSODDISFAZIONE TRASVERSALE A TUTTI GLI UFFICI GIUDIZIARI

Non a caso, secondo l’Istat, se l’insoddisfazione per la giustizia civile è trasversale a tutti gli uffici giudiziari, è soprattutto il protrarsi dei procedimenti – conseguenza ovvia del passaggio a gradi successivi di giudizio – che provoca un aumento delle spese e del malcontento. Mentre infatti solo un cittadino su quattro (il 25%) è scontento dell’ufficio del giudice di Pace che si è occupato in ultima istanza della causa, sono ben tre persone su quattro (75%) quelle che non hanno apprezzato la propria esperienza con la giustizia civile quando si è in Corte d’appello.

Anche la materia oggetto della causa incide sul livello di insoddisfazione delle persone coinvolte: ad essere maggiore è quella nel caso di contenziosi con la Pubblica Amministrazione (66,6%), in materia di lavoro (63,5%, dove sono coinvolti interessi economici) e nelle dispute di vicinato (63,1%, dove sono in gioco i rapporti di convivenza obbligata), mentre è minore per le cause che riguardano la famiglia (34,8%) e i “diritti della persona” (36,5%).

IL GIUDIZIO COMPLESSIVO DEI CITTADINI SULLA GIUSTIZIA

Il binomio durata-costi torna, com’era prevedibile, nel giudizio complessivo dei cittadini sulla giustizia: coloro che, al termine della causa, ritengono di aver sostenuto costi più elevati o molto più elevati del previsto esprimono giudizi molto critici (rispettivamente, il 61,8% e l’82,8% sono poco o per niente soddisfatti).

La giustizia civile è anche una questione di genere, regioni e livello di istruzione. Se, come visto, nel 2023, il 12% della popolazione residente di 18 anni e più (più di 5 milioni e 900mila persone) è stata coinvolta in un procedimento civile, con una maggiore incidenza maschile – il 13,3% degli uomini e il 10,7% delle donne -, la fascia di età più coinvolta è quella tra 55-64 anni (18,3%). Hanno fatto ricorso al giudice civile più frequentemente i laureati (14,7%) e in generale il ricorso alla giustizia civile aumenta all’aumentare del titolo di studio.

A livello territoriale i contenziosi civili sono più frequenti nel Centro (13,2%), nel Nord-est (13,1%) e nel Nord-ovest (12,9%), rispetto al Sud (9,9%) e alle Isole (9,7%). Guidano la classifica la Liguria e l’Emilia Romagna (entrambe al 14,2%), seguite da Lazio (13,8%) e Abruzzo (12,4%). Valori minimi si riscontrano in Sicilia (9,1%) e in Basilicata (6,7%). Le persone che sono state coinvolte in cause civili sono in percentuali maggiori nei grandi comuni “centro dell’area metropolitana” (15,9%) rispetto ai piccoli centri fino a 2 mila abitanti (11,3%) e a quelli fino a 10 mila abitanti (10,6%).

CAUSE CIVILI, SUD PIÙ LENTO E COSTOSO

Nel Mezzogiorno, tuttavia, è la durata dei procedimenti a fare, in negativo, la differenza. Con un esborso maggiore che, spesso, come per la sanità, porta alla rinuncia di richiesta stessa di giustizia. Se infatti alla base della durata di un processo civile ci sono elementi come litigiosità, insufficiente dotazione di risorse e personale negli uffici giudiziari, difficoltà organizzative, complessità dei processi e delle loro diverse fasi, possibile procrastinazione strategica messa in atto dai legali rappresentanti le parti e se solo il 28% degli intervistati dall’Istat dichiara che la controversia si è conclusa nello stesso anno dell’avvio (il 49,7% entro due anni; il 33,4% tra i due e i cinque anni successivi all’anno di inizio e il 16,9% delle cause per concludersi ha avuto bisogno di un periodo superiore a cinque anni), tutto ciò cambia nella ripartizione territoriale.

Il Nord-ovest, infatti, ha la quota più elevata di cause concluse entro due anni (56,2%) rispetto al Sud o alle Isole per le quali tale proporzione è minore: rispettivamente 44,4% e 46,3% (media italiana 49,7%). “Questo dato – si precisa nell’indagine – sulla durata dei procedimenti può essere letto anche in relazione a quanti hanno ancora in corso una causa al momento dell’intervista. Ciò riguarda in misura maggiore gli abitanti del Sud e delle Isole (22,6% e 23% del totale delle persone coinvolte complessivamente in cause civili). La lettura congiunta delle due informazioni segnala la maggiore difficoltà degli uffici del Mezzogiorno a concludere le cause”. In aumento la conoscenza (e l’utilizzo) degli strumenti di risoluzione extragiudiziale delle controversie.


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