X
<
>

Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara

Condividi:
4 minuti per la lettura

Ci sono ritardi sul potenziamento dei nuovi asili nido e delle scuole dell’infanzia previsto dal Pnrr. A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti nella delibera sullo stato di avanzamento del Piano per asili nido e scuole dell’infanzia: i giudici contabili, quindi, raccomandano al ministero dell’Istruzione di accelerare.

Nel dettaglio, la relazione della Corte dei Conti sottolinea “il mancato rispetto dell’obiettivo intermedio (milestone) nazionale relativo alla selezione degli interventi da ammettere a finanziamento (scaduto il 31 marzo 2022)”, evidenziando il rischio che “il ritardo accumulatosi pregiudichi l’obiettivo intermedio europeo di aggiudicazione dei lavori, da raggiungersi entro il secondo trimestre 2023”. Il potenziamento degli asili riguarda e interessa soprattutto il Sud, dove attualmente i posti a disposizione sono nettamente inferiori alla media europea e italiana.

Le risorse Pnrr destinate all’obiettivo ammontano a 4,6 miliardi di euro, di cui 700 milioni per progetti già in essere (finanziati con fondi nazionali), 2,4 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido, 600 milioni per le scuole dell’infanzia e 900 milioni per le spese di gestione. Per quanto riguarda i primi 700 milioni, il 54% circa è stato destinato ai Comuni del Sud. Coni 4,6 miliardi complessivi saranno finanziati 2.189 interventi: 333 scuole dell’infanzia e 1.857 fra asili nido e poli.

Già a novembre il governo Meloni si era accorto dei ritardi e aveva deciso di correre ai ripari: per non far naufragare i progetti ha rimesso in discussione il cronoprogramma facendo slittare di due mesi, dal 31 marzo al 31 maggio 2023, la scadenza italiana per l’aggiudicazione dei lavori. Ma siccome nella catena delle scadenze uno slittamento produce inevitabilmente un effetto domino, si è deciso che si proverà a ridiscutere anche la milestone europea che prevede l’avvio dei lavori entro il 30 giugno prossimo.

Sull’intervento, che ha l’obiettivo di creare 264.480 nuovi posti pubblici negli asili italiani entro il secondo semestre del 2025, la magistratura contabile ha menzionato le spese di gestione tra le cause dell’inadeguata risposta degli enti locali all’avviso pubblico per l’aumento dei posti negli asili nido, raccomandando al ministero dell’istruzione una razionalizzazione, nonché la gestione unitaria dei fondi, da trasferire agli enti locali medesimi, destinati ai servizi educativi per i bambini al di sotto dei tre anni, correlando le spese da sostenere con i nuovi posti previsti dal Piano.

La Corte ha, infine, invitato il ministero a completare celermente la relativa istruttoria e a sottoscrivere gli accordi di concessione con gli enti locali beneficiari, in un complessivo percorso di accelerazione a tutela dell’investimento, sia per i suoi risvolti sui migliori risultati scolastici dei bambini destinatari di istruzione prescolastica, sia per l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, con riduzione degli attuali divari territoriali e di genere.

Nel dettaglio, alle regioni del Mezzogiorno andrà il 54,98% delle risorse per gli asili nido e il 40,85% di quelle per le scuole dell’infanzia. Lo stanziamento aggiuntivo del Ministero ha permesso di finanziare 19 interventi in più con punteggio pari merito nella graduatoria degli asili nido e 18 interventi in più con punteggio pari merito nella graduatoria delle scuole dell’infanzia e, nella stessa graduatoria, ulteriori 18 interventi negli istituti del Mezzogiorno.

È stato possibile finanziare inoltre anche ulteriori 11 progetti di asili nido nelle regioni del Mezzogiorno, candidati a seguito della riapertura dei termini.   L’importanza, soprattutto per il Mezzogiorno, di non perdere tempo e nemmeno un euro per il potenziamento degli asili è data dai numeri: al Sud mancano la bellezza di 106.582 posti nei soli asili nido per raggiungere almeno l’obiettivo minimo, fissato dall’Europa, di 33 posti ogni 100 bambini tra i 0 e 2 anni.

La regione messa peggio è la Campania con 38.046 posti in meno e appena il 7,4% di copertura; ma certo non può sorridere la Sicilia che ha 31.018 posti in meno rispetto allo standard minimo e garantisce solamente 8,1 posti ogni 100 bimbi. La carenza in Calabria è pari a 11.673 posti, in Puglia di 18.041, in Basilicata servirebbero 2.440 posti in più, in Molise 1.486, in Sardegna 3.878.

Anche al Nord la dotazione è ancora inferiore rispetto alla soglia del 33%, però la situazione non è così disastrosa: i posti mancanti sono 63.978, poco più della metà rispetto al Sud, di cui circa 23.000 concentrati nella sola Lombardia che, comunque, riesce a garantire 25,5 posti ogni cento bambini dai 0 a 2 anni. I dati sono stati elaborati dalla Sose, Soluzioni per il Sistema Economico Spa, la società per azioni creata dal ministero dell’Economia e da Banca d’Italia per l’elaborazione degli Indici sintetici di affidabilità fiscale, strumento che ha sostituito gli studi di settore, nonché per determinare i cosiddetti fabbisogni standard, anche in attuazione del federalismo fiscale.

La situazione che emerge dallo studio è impietosa, il report evidenzia anche il gap con le regioni del Nord: in Emilia Romagna, ad esempio, i posti disponibili negli asili sono 31,7 ogni 100 bambini, ne mancano soltanto 5.319 per centrare l’obiettivo. Stessa situazione in Toscana che può contare su 31,6 posti ogni cento bimbi; e in Umbria (31,7%).

Certo, qualcosa si sta muovendo per ridurre le distanze tra Nord e Sud: nel settore del Welfare, grazie alla definizione degli obiettivi di servizio per i servizi sociali e per gli asili nido, finalmente il Mezzogiorno inizia a recuperare una parte di quei soldi che prima prendevano la strada del Nord. Ma non basta.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE