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I ministri Roberto Gualtieri e Vincenzo Amendola

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Il Mezzogiorno dovrà essere una “missione” trasversale a tutte le missioni su cui il Recovery plan distribuisce i 196 miliardi dei fondi del Next Generation Eu assegnati all’Italia.

È questa una delle direttrici dell’operazione di revisione del Piano di Ripresa e Resilienza su cui stanno lavorando gli uffici del ministero dell’Economia, insieme al titolare del dicastero Roberto Gualtieri e al ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, in sintonia con il premier Giuseppe Conte. A questa si affianca la seconda direttrice, ovvero la rimodulazione delle risorse distribuite tra gli incentivi e gli investimenti, a vantaggio di quest’ultimi.

C’è un appunto politico del Mef che richiede un impegno maggiore per il Sud nei progetti per la digitalizzazione, per la rivoluzione green, per la salute, l’inclusione sociale e territoriale, l’istruzione e la ricerca, le infrastrutture.

Un’indicazione che, giusto per fare qualche esempio, può tradursi in maggiori investimenti per l’alta velocità sulle linee ferroviarie meridionali, nel progetto per estendere la banda ultra larga partendo proprio dai territori che ne sono ancora esclusi, per aumentare i posti negli asili nido che nel Mezzogiorno sono garanti, rileva l’Istat, ad appena il 12,3% del potenziale bacino di utenza.

Il Sud deve recuperare il ritardo accumulato negli anni, lo vuole l’Europa e serve all’economia italiana, si sottolinea. «In questa fase di revisione c’è uno sforzo aggiuntivo per il Mezzogiorno, perché siano più forti ed evidenti le componenti del piano che riguardano il Sud», dicono dal Mef.

Uno “sforzo” che va di pari passo con la seconda direttrice del nuovo progetto che prevede di innalzare la quota di investimenti rispetto a quella per gli incentivi. Per finanziare il Superbonus 110 % e il piano Transizione 4.0 serviranno circa 40 miliardi, i fondi per gli investimenti pubblici potrebbero quindi arrivare a 80-85 miliardi e una buona parte di questi, visti gli intendimenti, potrebbero davvero stavolta andare a colmare il divario in termini di infrastrutture materiali e immateriali, servizi e diritti che allontana sempre più il Sud dal resto del Paese e dall’Europa.

Questa la nuova rotta in “direzione Sud” prevista, quindi, nella bozza che dovrebbe arrivare a Palazzo Chigi, nella quale dovrebbero trovare una sintesi anche le osservazioni e le richieste avanzate dai partiti di maggioranza raccolte dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso degli incontri che si sono succeduti negli ultimi giorni.

Bisognerà vedere se la rotta reggerà alla prova dei fatti, intanto perché la rimodulazione del Piano incrocia la difficile partita della crisi di governo – dagli esiti ancora incerti – cui proprio il Recovery, con la sua discussa governance, ha fatto da innesco. Ma occorrerà poi valutare la qualità e l’effettiva ricaduta di ogni singolo progetto.

L’operazione di politica economica dovrà tenere insieme le risorse del Next Generation Eu con i fondi strutturali nel segno, per quanto riguarda quest’ultimi, di una nuova centralità nella gestione.

La certificazione presentata alla Commissione europea dall’Agenzia per la coesione territoriale, nel frattempo, fa ben sperare sulla possibilità di un miglioramento nella capacità di spesa, un tallone d’Achille per il Paese che nutre le preoccupazioni manifestate da più parti in Europa circa la reale possibilità per l’Italia di mettere a terra i fondi comunitari. Tutti i 51 Programmi Operativi (PO) cofinanziati dal Fesr e dal Fse del ciclo 2014-2020 che hanno presentato entro la fine dell’anno la certificazione delle spese sostenute, e la relativa domanda di rimborso alla Commissione, hanno superato i target di spesa previsti.

La spesa complessivamente certificata, sottolinea L’Agenzia per la coesione, «è risultata pari a circa 21,3 miliardi di euro, con un incremento di 6,1 miliardi di euro rispetto ai 15,2 miliardi del dicembre 20119, raggiungendo il 42,1% del totale delle risorse programmate pari a 50,5 miliardi. «Stiamo recuperando i ritardi e accelerando», il commento affidato a Twitter del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano.

Per quanto riguarda le risorse comunitarie a valere sul bilancio Ue il livello del loro utilizzo si è attestato a 15,3 miliardi di euro a fronte del target minimo per evitare il disimpegno automatico fissato a 12,1 miliardi di euro». La crisi sanitaria ed economica scatenata dal Covid 19 hanno spinto la Commissione a una maggiore flessibilità che, ad esempio, ha consentito al governo di riprogrammare interventi per 11 miliardi.

Intanto, tornando al Recovery plan, la sintesi tra le diverse istanze sembra aver sacrificato il Centro nazionale sulla cyber security che il premier aveva cercato di recuperare nel Pnrr dopo che era stato depennato dalla legge di Bilancio, mentre aumenterebbero le risorse per la sanità e le infrastrutture sociali per famiglie e giovani, ma anche per istruzione, tutela del territorio, cultura e turismo. Resterebbe ancora in sospeso, invece, il capitolo ‘governance’, lasciato al confronto fra il presidente del consiglio e le forze di maggioranza.


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