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Il nuovo logo Stellantis nella sede storica di Mirafiori

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Primo giorno da incorniciare per Stellantis. Il titolo del gruppo nato dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Psa, è salito del 7,6% a 13,52 euro. In questo modo è diventato subito una star del listino considerando la capitalizzazione di 42,2 miliardi. In classifica viene dopo Enel, che comunque è ancora molto distante (87,2 miliardi). In attesa di Wall Street, ieri chiusa, Milano è stata la piazza dove si è concentrato il maggior numero di scambi con oltre 23 milioni e 700 mila di pezzi passati di mano contro 8 milioni a Parigi. Oggi ci sarà l’esordio a New York. Subito dopo la prima conferenza stampa dell’amministratore delegato Carlo Tavares.

«Questa fusione – ha spiegato suonando in contemporanea con John Elkann la campanella che ha dato il via alle contrattazioni – rappresenta 25 miliardi di euro di creazione di valore per le sinergie che rappresenta. Posso dirvi che potete credere nel nostro management per la capacità di execution». Gli obiettivi sono ambiziosi per quello che si presenta come il quarto costruttore di auto nel mondo.

IL DIALOGO CON I SINDACATI

Il 30 gennaio Tavares incontrerà i sindacati italiani con l’obiettivo, evidentemente, di tranquillizzarli futuro dei cinque stabilimenti italiani e dei 22 mila occupati. Un colloquio salutato da Fiom, Fim e Uilm come un «segnale molto positivo di dialogo». Secondo la Fiom, «una decisione importante perché valorizza il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori di Fca in Italia». È d’accordo la Fim, «per creare le migliori prospettive agli stabilimenti italiani». Per una volta, però, le punte di diamante industriali si trovano a Sud: a Melfi (Basilicata), Pomigliano d’Arco (Campania) e Termoli, (Molise) e a Cassio.

Per una volta gli stabilimenti meridionali risultano favoriti rispetto a quelli del centro-nord perché più efficienti. Soprattutto destinati a produzioni di massa mentre altrove saranno assemblati solo modelli di nicchia. La 500 elettrica a Mirafiori (poco più che una bandierina considerando il prezzo di 30 mila euro) la Maserati a Modena e a Grugliasco. Le dichiarazioni di Tavares sono molto confortanti. Presentando la nuova multinazionale ha assicurato che nessun impianto verrà chiuso.

DALLE PAROLE AI FATTI

Poi però dalle parole bisogna passare ai fatti. La grande partita produttiva si giocherà in Europa dove maggiore è la densità di stabilimenti dei due gruppi e dove più alti sono i pericoli di affollamento dei due gruppi. La partita sarà giocata sull’efficienza e da questo punto di vista gli stabilimenti meridionali del gruppo appaiono messi meglio di quelli francesi e degli altri di Fca. Solo Tichy, in Polonia può rivaleggiare mentre Kragujevac, in Serbia, potrebbe vacillare.

Tutto questo per dire che non è solo il costo del lavoro a fare la differenza. In Polonia già oggi producono 500 e Ypsilon: due successi assoluti. Non a caso è stato annunciato un investimento di due miliardi per portare la produzione a 400mila auto. Fra i nuovi modelli c’è anche la Brennero, il suv che rappresenterà il top di gamma del marchio. Già qualcuno sta storcendo il naso: un’Alfa Romeo prodotta fuori dall’Italia? Auto così prestigiose devono nascere in Italia.

LE PUNTE DI DIAMANTE AL SUD

Esattamente come farà la Tonale, il piccolo suv dell’Alfa destinato a rilanciare il marchio. Nascerà a Pomigliano che ormai è entrato nel ristretto cerchio dei migliori impianti del mondo. Ha ottenuto il riconoscimento Wcm per l’automazione. Lo scorso anno i dipendenti di Pomigliano hanno ottenuto il più alto bonus di tutto il gruppo: 1.675 euro in media, un premio per l’efficienza.

Nell’impianto di Napoli resterà la Panda, l’utilitaria più venduta d’Europa. L’altra punta di diamante sarà Melfi: qui saranno realizzate le auto del futuro con i motori ibridi che sempre di più sfrutteranno le piattaforme tecnologiche dei francesi. Vale a dire le nuove versioni della 500 X e le Jeep. Il marchio è la star di Stellantis. Non a caso già si pensa ad un possibile spezzatino come successo per Ferrari. Non c’è ragione di pensare ad un impianto diverso da quello lucano. Infine Termoli, in Molise, dove vengono assemblati i furgoni della famiglia dei Doblò già oggi frutto della collaborazione tra Fca e Psa in Sevel. Un prodotto di assoluto successo tanto che, nonostante il Covid, la catena di montaggio sostanzialmente non si è mai interrotta.


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