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Mario Draghi

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Ogni giorno gli italiani si trovano di fronte a questa inattesa novità: il Paese è governato. E anche con una direzione e un verso. Stiamo parlando di Mario Draghi, naturalmente, di cui abbiamo detto e scritto già mille volte, ma stavolta c’è un punto in più che proponiamo ai lettori: Draghi segue un modo di agire che fa venire alla memoria due personaggi storici.

Uno lo cito solo per curiosità: era Theodor “Teddy” Roosevelt, lo zio repubblicano del più noto Franklin Delano che vinse la guerra pur non avendo all’inizio alcuna voglia di combatterla. Teddy, invece, era un decisionista e uomo d’azione. Ma quello che ci interessa è il suo motto: «Parla a bassa voce, ma sempre avendo in mano un nodoso bastone».

I DUE ESEMPI

Era una questione di stile: un capo che è pronto ad agire non deve mai comportarsi in modo sguaiato. Una lezione che Mario Draghi ha appreso alla perfezione, benché autodidatta: prendete il disastroso “Reddito di cittadinanza”. Draghi lo sta disarticolando e restituendolo alla sua dichiarata funzione originaria, totalmente disattesa, e così appare come il difensore del principio e il giusto moralizzatore di fronte agli abusi. I Cinque Stelle soffrono perché il loro scopo era comprare voti usando il denaro pubblici, ma sono costretti a dire che va bene così. Parla piano e impugna un nodoso bastone.

L’altro grande politico che ci viene in mente è Ugo La Malfa. Ugo La Malfa è stato un genio della politica, ma anche un angelo vendicatore della moralità nella politica. Un riformatore inflessibile: basta ricordare la sua battaglia nel primissimo centro-sinistra quando i socialisti di Pietro Nenni portarono un vento caotico e massimalista nella compagine del governo.

La Malfa era un uomo di sinistra perché riformatore, ma un cane da guardia della legalità e della razionalità. Fra le altre cose, quando Aldo Moro fu rapito dalle sedicenti Brigate Rosse, La Malfa ebbe il fegato di proporre in casi eccezionali e per periodi eccezionali la reintroduzione della pena di more. La propose come tema su cui discutere, fu, la sua, una provocazione che arrivò come una scudisciata su un personale politico balbettante e abituato a cercare il compromesso al livello più basso anziché più alto.
Draghi non lo farebbe mai e certamente non appartiene ai tempi in cui una proposta del genere poteva essere gettata sul tavolo, perché il tavolo dei tempi del terrorismo era insanguinato, grondava di morti innocenti fotografati nel loro sangue sull’asfalto, assassinati con un colpo alla nuca.

IL PUGNO DURO

Che cosa resta del confronto fra Ugo La Malfa. che veniva dal Partito d’Azione e che aveva partecipato alla Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà, e Mario Draghi, che viene da un lungo curriculum bancario, ma non solo? Il pregio dell’uomo sta nell’aver accumulato una notevole esperienza parlamentare nel Parlamento europeo, dove era chiamato periodicamente a riferire e a giustificare le sue scelte e azioni, trovandosi di fronte gli ossi durissimi, specialmente olandesi, e di altri Stati più o meno calvinisti e intransigenti.

Draghi ha sempre vinto le sue battaglie parlamentari in Europa ed è oggi perfettamente a suo agio nel Parlamento italiano, a confronto con i leader e con i rappresentanti della sua nazione di origine, da cui è stato, per sua fortuna, per molto tempo distaccato. Ha quell’aria da straniero che tutti conosciamo, quei rassicuranti tic e momenti di pregiata funzione dell’incertezza, tipica degli uomini che hanno imparato a stare sul campo in terra economica, dove il galateo è diverso da quella del campo politico.
Le sue dichiarazioni etiche sono sempre semplici e comprensibili, quindi scioccanti: «Chi consiglia di non vaccinarsi, consiglia di morire», disse., E il giorno dopo centinaia di migliaia di italiani corsero agli hub vaccinali.

Oggi detta le nuove regole e il caso italiano è diventato un caso di scuola; l’Italia, per la prima volta, è studiata all’estero come caso positivo: facciamo o non facciamo come gli italiani? È un dato di fatto. Boris Johnson nel suo tripudiante ottimismo disse due mesi fa ai suoi concittadini inglesi: «Andate e moltiplicate la vostra felicità, baciatevi, bevete, danzate, abbracciatevi, fate l’amore liberamente».

Lo faceva mentre da noi crescevano, in modo ragionevole e adeguato alla sfida del maledetto virus, le misure restrittive. Si varava una manovra a tenaglia per rendere la vita sempre più difficile a chi non si vaccina. E alla fine gli inglesi hanno preso atto che gli italiani e il governo Draghi avevano avuto ragione, e lo dicevano i numeri.

Ora abbiamo assistito alle decisioni prese col pugno duro: basta con le manifestazioni che ogni sabato interrompono la vita di grandi città come Milano, solo perché dopo ogni manifestazione no-vax si riempiono le sale di terapia intensiva e anche le bare. Il suo atteggiamento nei confronti dei no-vax è di condiscendenza-zero.

LA SEPARAZIONE DEL BENE DAL MALE

Nessun alibi quando si tratta di separare il bene dal male, la morte dalla salute. Non è un fatto di repressione ma di difesa. Idem con i monopattini a cento all’ora senza luci, senza responsabilità. Senza controllo. Sono state date delle direttive decise e immediate. Forse non daranno subito i loro frutti perché bisognerà addestrare il personale di sicurezza sulle strade, creare virtuose abitudini, come l’abitudine al rispetto delle regole.

Le regole a loro volta devono essere flessibili nel protocollo e inflessibili nell’applicazione. Per lo stesso motivo Draghi non ha accolto la richiesta del sindacati di ordinare il vaccino per obbligo di legge, affinché fossero liberati dalla pressione degli iscritti. I sindacati speravano di chiamarsi fuori grazie a una legge che non significa molto: se il vaccino fosse obbligatorio per legge, quale sanzione sarebbe comminata a chi non si vaccina? Lo andrebbero a catturare i carabinieri per legarlo a una sedia e vaccinarlo con la forza? Non è possibile e sarebbe un sopruso.

Dunque, la strada giusta è quella di restringere gli spazi a chi non è vaccinato. Cito questi esempi solo perché sono tipici di un Paese governato con responsabilità e razionalità, la stessa che aveva Ugo La Malfa. Il quale era siciliano come Draghi è romano. Dunque, i due uomini tra i più seri dell’Italia repubblicana non sono necessariamente lombardo-veneti.


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