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Dopo oltre due anni di restrizioni, quella di oggi per l’Italia ha il sapore di una giornata speciale. Con la fine dello stato d’emergenza avvenuto ieri, infatti, si scioglie il Comitato tecnico-scientifico (Cts) che ha modellato con le sue indicazioni i nostri cambiamenti d’abitudine durante la pandemia, si scioglie la struttura commissariale per l’emergenza presieduta dal generale Francesco Paolo Figliuolo, termina il sistema dei colori regionale.

Ma soprattutto, di qui alla fine del mese, occorre tenere a mente una serie di nuove regole, più tenui, in attesa della quasi totale sospensione del Green pass che avverrà il 1° maggio.

GREEN PASS: COSA CAMBIA

Sono diverse le novità relative a questa sorta di passaporto sanitario digitale. Non è più necessario mostrare il Qr code per entrare in uffici pubblici e negozi, nelle banche, alle poste o dal tabaccaio, così come per alloggiare in alberghi (compresi i ristoranti al loro interno) e B&B o per visitare musei, mostre e biblioteche.

Addio al certificato verde anche per andare nei parchi divertimento o nelle piscine all’aperto, mangiare nei ristoranti o bar all’aperto. Si può inoltre salire sui mezzi di trasporto locale (tram, autobus e metro) senza preoccuparsi di avere il Green pass.

Il certificato verde, invece – ma nella sua versione base, che si ottiene anche tramite un tampone negativo – serve per la ristorazione al chiuso, al banco o al tavolo, così come per prendere aerei, navi, traghetti, treni e pullman interregionali.

E ancora: da oggi fino al 30 aprile basterà il Green pass base per partecipare a concorsi pubblici, accedere alle mense, andare allo stadio (dove resta l’obbligo di mascherina Ffp2), assistere a spettacoli teatrali e concerti all’aperto (ma sempre con mascherina Ffp2). A proposito degli stadi, da oggi decade il limite di capienza, si torna dunque al 100% della disponibilità.

Quanto alle mascherine, almeno fino al 30 aprile resta tutto invariato: obbligatorie al chiuso, nonché nei luoghi affollati all’aperto.

Anche per i non vaccinati, infine, decade l’obbligo di quarantena in caso di contatto con una persona positiva: basta osservare un periodo di auto-sorveglianza di eventuali sintomi di 10 giorni. Novità anche a scuola: da oggi in poi finiscono in Dad soltanto gli studenti contagiati, mentre gli altri restano in presenza anche se i contagi in classe dovessero essere più di 4. Resta l’obbligo per gli studenti di indossare la mascherina Ffp2, mentre per entrare nelle scuole non è più necessario il Super Green pass ma basta il Green pass base.

UNITÀ OPERATIVA AD HOC

Il graduale allentamento delle misure, tuttavia, non significa archiviare definitivamente questo periodo segnato dal Covid e dalle misure politiche straordinarie adottate per arginarlo. L’ultimo decreto, infatti, prevede che al posto della struttura commissariale per l’emergenza ci sarà un’unità operativa ad hoc fino al 31 dicembre, presieduta dal generale dell’Esercito Tommaso Petroni, «per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia».

Non va dimenticato, inoltre, che sempre fino al termine del 2022 il decreto preserva la capacità operativa e di pronta reazione delle strutture, dunque l’Esecutivo potrà continuare ad adottare ordinanze con misure derogatorie attraverso la comunicazione al Parlamento.

NOVITÀ PER I LAVORATORI

Sul fronte del lavoro, oggi possono tornare gli ultracinquantenni non vaccinati (o non guariti da massimo sei mesi). Scade, infatti, l’obbligo per questa categoria anagrafica di esibire il Super Green pass, sostituito dal Green pass base: è dunque sufficiente agli over50 sottoporsi a un tampone rapido ogni due giorni (oppure a uno molecolare ogni tre) per andare al lavoro.

Resta l’obbligo vaccinale fino al 31 dicembre per il personale sanitario e fino al 15 giugno per il personale della scuola e gli insegnanti, per gli agenti della polizia locale, per il personale della Difesa, del soccorso pubblico e per la polizia penitenziaria. Da oggi, però i lavoratori di queste categorie non vaccinati possono tornare al lavoro.

I docenti sono assegnati a mansioni diverse da quelle in aula con gli alunni: in un question time alla Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha detto che «il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo», così si è «dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto dei docenti non vaccinanti di sostentarsi e il loro dovere di non smettere mai di fornire il corretto esempio».


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