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Il presepe 2020 a piazza San Pietro

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Fino a che punto può arrivare la decadenza della Chiesa? E quanto può essere distratto il Papa da qualcosa che accade a casa sua, sotto le sue finestre? Può la sacra famiglia essere travestita in tute da astronauti e circondata da animali improbabili. È una mutazione capricciosa che respinge anche chi crede, rendendogli estranee le amate figure divine. Non è giusto tacere, per la declinazione in ridicolo delle cose sacre.

Come vi suggerisce anche il governo, state a casa. Non lo guardate. Non andate a guardarlo. Il presepe del Vaticano, realizzato dagli artigiani della ceramica di Castelli in Abruzzo, che solitamente producono degli autentici capolavori, non c’entra niente con la religione cattolica. I personaggi sembrano astronauti. Persino le pecore, il bue e l’asinello sono irriconoscibili. Con che faccia li avrà osservati, il Papa? Forse non ne sapeva nulla. Ma non saperne nulla non giustifica questa oscenità. Non giustifica l’umiliazione del cattolicesimo. E non è certamente il caso che qualcuno se la prenda per mero campanilismo abruzzese, o per integralismo religioso. È il caso di far presente che il presepe nella foto è stato creato dagli artigiani di Castelli (Teramo) tra il 1965 e il 1975, in piena moda fantascientifica e cinematografica ispirata ai viaggi sulla luna.

Non vedo nessun significato se non una specie di volontà di modernizzare un tema che più è fuori dal tempo e senza tempo, meglio è. Come i dipinti di Botticelli, di Caravaggio, di Perugino, ci sono tante opere conservate ai musei vaticani, con il soggetto della Natività.

D’altra parte come dovrebbe essere una Madonna moderna? La Madonna è sempre la stessa non è che la si immagina in bikini o come la Cristoforetti! Anche Cristo è sempre Cristo: non lo si può immaginare come un Cowboy. Il peggio che una religione può rischiare è il ridicolo, trasformando in caricature i personaggi della religione.

Il Presepe luminoso di Marco Lodola agli Uffizi di Firenze

Rispondono gli Uffizi, dando all’arte la dimensione del sacro. Arte e fede sono una cosa ; ed è quindi inevitabile che tocchi al primo museo d’Italia, gli Uffizi, rappresentare, nel modo più luminoso, le festività natalizie. Il tentativo del Vaticano, con le ceramiche di Castelli in Piazza San Pietro, ha determinato discussioni.

La scelta del pirotecnico direttore Eike Schmidt di chiamare l’artista della luce per eccellenza, Marco Lodola, a comporre il suo presepe nel Verone degli Uffizi perché domini e si rispecchi nell’acqua del fiume, e sia visibile dal Lungarno e da chi esca da Palazzo Pitti, è una intuizione moderna e originale nel pensiero della tradizione e dei valori cristiani. Nelle Natività di Rubens il bambino è un bozzolo di luce. Qui la luce è l’idea stessa di Dio. Sotto la stella cometa che tutti ci unisce nel pensiero del Santo Natale.


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