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È da un po’ che i panni sporchi non si lavano più in casa ma in rete, e se moglie e buoi non sono dei paesi tuoi, allora è proprio il caso di postare una foto per farne vanto. Siamo stati noi a cambiare i social o sono i social ad aver cambiato noi? Da quando siamo diventati fedeli adepti delle piattaforme online, nulla nella nostra vita accade senza che altre centinaia di migliaia di perfetti estranei vengano a saperlo: un pettegolezzo a cielo aperto, forse inconsapevole, camuffato dietro all’incontenibile voglia di condividere una bella notizia.

Dai Ferragnez ai Pozzolis, ormai, sono tantissime le coppie che quotidianamente postano aneddoti familiari su Facebook e Instagram, spesso utilizzandoli come trampolino per lanciare messaggi anche a volte importanti. Sta di fatto che, dal lato “vip” della famiglia, pare che la formula “genitori e figli” funzioni più che bene per veicolare qualunque tipo di informazione.

Le famiglie famose ci hanno talmente contagiati con la loro quotidianità da convincerci che portare sul palco la nostra vita sia una buona idea? Probabile, dal momento che gli influencers amatoriali aumentano di giorno in giorno a caccia del numero di likes più alto. Il punto è che, spesso, noi comuni mortali copiamo il compito, ma lo copiamo male.

È il caso delle proposte di matrimonio e delle gravidanze, degli screenshots alle app che segnano le settimane mancanti al parto, della mostra delle ecografie e, al momento della nascita del bambino (che a questo punto tutti i followers attendono con ansia), dello sfoggio di nome, cognome, peso e lunghezza. Così, si diventa tutti un po’ ostetrici. Da quel momento in poi diventa tutto un fiorire di “foto puzzle” del neonato: oggi un piedino, domani una manina, due giorni dopo il pagliaccetto. Il “figlio componibile” diventa la prole più ambita del momento, perlomeno finché non diventa abbastanza grande da poterlo mostrare per intero.

Ad eccezione di uno smile che gli coprirà interamente il viso. A quel punto, l’esclamazione “che bel bambino!” rischierà di cadere nel vuoto ma, del resto, mai come in questo caso basta il pensiero, anzi, verrebbe da dire che il pensiero è tutto: niente di ciò che viene pubblicato è passibile di critica, è una legge non scritta dei social. Se si commenta, lo si fa solo positivamente. L’unica manifestazione tangibile (e “social-mente” accettata) del non gradimento (o del disinteresse) del contenuto è passargli oltre senza soffermarsi. Il principio, però, non vale solo per i lieti eventi: spesso, a essere messi in piazza, sono anche i litigi che coinvolgono una famiglia. Non è raro imbattersi in frecciatine scritte come se fossero pronunciate a tavola durante una festa comandata, così come non è raro assistere a uno scambio di battute al vetriolo tra un parente e l’altro. Querelle che, solitamente, finisce con un utente che blocca l’altro, impedendogli di replicare. Un po’ come succede nelle tavolate, reso, forse, solo meno imbarazzante dalla presenza dello schermo che isola le nostre reazioni.

Mentre in tv continua a troneggiare il Grande Fratello, quindi, su internet spopolano anche la Grande Madre, il Grande Padre, il Grande Zio. Insomma, tutto il Grande Parentado. Dobbiamo chiederci se si tratta di uno spettacolo bonario messo in piedi da ingenui protagonisti oppure se abbiamo semplicemente allargato la famiglia a tutti coloro che, forse anche loro malgrado, ne diventano quotidianamente spettatori.

Curiosamente, ci ritroviamo a criticare uomini e donne dello spettacolo che pubblicano foto e video di (e con) i propri figli liberamente, senza censure o pixel sul viso che ne alterino i lineamenti, per poi pubblicare ogni dettaglio fisico e comportamentale dei nostri, che pure non portano cognomi famosi; oscuriamo loro il viso, ma rendiamo pubblici i loro primi bagnetti. Quel che è certo è che delle foto in bianco e nero di tanti anni fa non è rimasta che la posa, intramontabile requisito che travalica tempo e spazio e da sempre addetta a nascondere una crisi con un sorriso e una (talvolta) sgradevole sostanza con una limpida apparenza.

Se davvero abbiamo scelto di allargare la nostra famiglia includendovi anche tutti i membri virtuali dell’ultimo minuto, dovremmo riflettere anche sul detto “parenti serpenti”, che se vale per le persone fisiche, figuriamoci per chi nemmeno ci conosce. E a chi invece ama questa nuova versione delle famiglie più social, techno-friendly e all’avanguardia, è bene ricordare che aprire la porta di casa propria a troppe persone rimane rischioso. Del resto, lo dice anche il nuovo “decreto anti-Covid”.


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