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Emma Bonino

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Un po’ di caos nel centrosinistra, Bonino ammonisce Renzi e frena sui nomi delle alleanze prima della fine delle elezioni Europee


Centrosinistra più diviso che mai in vista della tornata elettorale delle Europee. Stavolta è il turno di Emma Bonino a cercare di unire il fronte, ma senza successo. L’icona radicale e promotrice della lista Stati Uniti d’Europa non ci sta a parlare di nomi e alleanze prima delle urne, «non fosse altro che per rispetto dei cittadini».
Il no di Matteo Renzi a un bis dell’attuale presidente della Commissione europea? «Con o senza Ursula von der Leyen… io direi al mio alleato Renzi di stare più calmo» risponde netta, aprendo a una possibile ricucitura con Calenda a Strasburgo: «Non è che il Parlamento europeo sia un terreno più fertile, dobbiamo farlo noi e sbrigarci pure».

Insomma, la pace, volendo, si fa «anche al bar sotto casa – precisa – ma se Calenda – che mi è venuto a trovare – continua a dire che non ci sta perché c’è Renzi, non è un grande progetto…».
A tal proposito, Bonino non sposa nemmeno la definizione che il capo di Iv ha fatto degli altri leader di partito candidati: «Non userei la parola traditore per chi si è candidato e poi non andrà in Europa, non è c’è niente di illegale, ma c’è qualcosa che stona, perché è come se si prendessero in giro i cittadini».

LA DIFESA EUROPEA

La fondatrice di Più Europa non si sbilancia nemmeno sul futuro della lista Stati Uniti d’Europa (+E, Iv, partito socialista e altri): si prospetta un’alleanza più ampia anche per i prossimi appuntamenti elettorali in Italia? «Non corriamo – frena Bonino – Io penso che il voto di giugno sarà determinante per il futuro. Non so se avrà implicazioni dopo».
Da Azione prendono la palla al balzo: «Ha detto che Renzi deve darsi una calmata e non sono neanche sicuri di fare un’alleanza dopo le Europee, ecco perché non ha alcun senso votare una finta coalizione», commentano Calenda ed Elena Bonetti.

Sui grandi dossier internazionali, la guerra in Ucraina e il massacro a Gaza, Bonino usa parole di grande concretezza che suonano anche come una stoccata a parte della politica italiana: «Scendere in piazza a urlare pace dà soddisfazione a tutti, ma non è la soluzione. È indispensabile che qualche leader pensi a cosa fare dopo». Di certo serve una difesa unica europea, ma prima ancora una politica estera comune». È l’Europa il destino dei vostri figli e dei miei nipoti – ripete senza sosta – non copiare Putin o la Cina, come molti vorrebbero. La Ue va ammodernata, come una macchina che dopo qualche anno fa un tagliando».

Le prime riforme da portare a casa

Tra le prime riforme da portare a casa, per Bonino, c’è l’abolizione del diritto di veto, soprattutto in vista di un allargamento dell’Europa. Qualche passaggio anche su Giorgia Meloni e sul progetto del premierato. Sulla prospettiva che si dimetta in caso di fallimento del referendum, Bonino non si sbilancia: «Questo non lo so, si vedrà al momento giusto. Certamente anche avere un risultato mediocre nella Ue non ha collegamenti con i governi nazionali, ma sta alla sensibilità di ciascuno».
La polarizzazione del confronto tra la premier e la segretaria Pd, Schlein? Ognuno ha le proprie strategie, ma «non è utile al futuro di questa Europa» dice intanto il leader dei 5 stelle, sempre più attivo in campagna elettorale.

GLI ATTACCHI DI CONTE

«Siamo sull’orlo di un conflitto mondiale – dice Conte – Io sono preoccupatissimo, non mi posso rassegnare a un’Europa trascinata in guerra. Il M5s è l’unica forza politica che su questo tema non ha orientamenti plurali, dieci diverse posizioni: tutti i nostri candidati alle Europee sono concentrati su un’unica posizione, che è quella di costruire la pace». Qui non c’è più destra o sinistra, il M5s è indenne dal partito trasversale che arruola tutte le forze politiche nella corsa alle armi».

Poi Conte parla del conflitto israelo-palestinese: «Io mi vergogno di essere rappresentato da un governo che di fronte a una pagina così atroce della storia – 35.000 vittime civili palestinesi, soprattutto donne e bambini – si gira dall’altra parte e non fa nulla. Un governo che si è astenuto per tre volte davanti all’assemblea delle Nazoni unite».
Terreno preparato per l’attacco alla premier Meloni: «Se sei una del popolo come dici, perché hai detto no al salario minimo?». E ancora: «Giorgia Meloni non possiamo più consentirti di continuare a investire in armi e a tagliare nella sanità. Non te lo permetteremo».


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