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È duello tra Meloni e Schlein ma intavolano un dialogo sul Medio Oriente: le due leader si sono parlate al telefono, subito dopo la Camera ha approvato le mozioni di maggioranza e Pd con la richiesta del “cessate il fuoco” a Gaza


Si sono scelte e ormai si sentono anche telefonicamente, come è accaduto ieri (13 febbraio 2024): nella politica italiana è nata una coppia. È vero, non si amano, ma sono costrette a duellare per salvare le rispettive leadership. Fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein c’è feeling. Entrambe sono consapevoli di poter rappresentare il dibattito del prossimo decennio. Più facile per la presidente del Consiglio, visto che detiene la leadership della coalizione e visto che per ora la coalizione di centrodestra appare non solo definita ma anche compatta.

CONTE SPINA NEL FIANCO

Un discorso a parte merita il centrosinistra. Elly ha il passo della leader, ha allargato il fronte del consenso, sta anche crescendo nei sondaggi. Tuttavia si ritrova a dover guidare una coalizione che non è affatto coesa. Da quelle parti se la deve vedere con Giuseppe Conte. Il leader del M5S non accetta la leadership di Schlein e fa di tutto per metterle i bastoni tra le ruote.
Va in questa direzione l’incontro riservato tra l’ex presidente del Consiglio dei governi gialloverde e giallorosso e il leader della Cgil, Maurizio Landini. Summit che ha infastidito i vertici del Partito democratico. «Elly era in Sardegna per la candidatura della candidata dei 5Stelle, mentre lui continua a farsi gli affari suoi» sbuffano i democrat in Transatlantico.

Forse Conte è proprio infastidito dalla corrispondenza d’amorosi sensi che intercorre tra la segretaria del Pd e l’inquilina di Palazzo Chigi. Schlein si è ritagliata il ruolo di anti-Meloni. Un ruolo che si è costruita negli anni dai tempi in cui era vicepresidente della Regione Emilia Romagna. In Transatlantico ricordano la chiusura della campagna elettorale per le politiche a firma Schlein: «Sono una donna, amo un’altra donna, ma non per questo sono meno donna».

SCHLEIN – MELONI: LE TELEFONATE SUL MEDIO ORIENTE

Proprio ieri mattina (13 febbraio 2024) Meloni e Schlein si sono sentite telefonicamente almeno due volte per parlare di Medio Oriente. Et voilà: nel pomeriggio è stata approvata dalla Camera la mozione presentata dalla maggioranza sulla crisi in Medio Oriente, con il via libera anche a parti del documento presentato dal Pd, a prima firma Elly Schlein, in cui si chiede un immediato cessate il fuoco. Ok, in particolare, al punto che chiede al governo di «sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza».
La segretaria del Pd, in un colloquio con il Corriere della Sera, lo aveva preannunciato: «La situazione è più che drammatica: bisogna fermare Netanyahu e l’attacco a Rafah per evitare un’ulteriore ecatombe, oltre alla strage di civili che è già in corso da troppe settimane a Gaza. Serve un cessate il fuoco immediato, lo chiediamo da mesi. Chiamerò Giorgia Meloni perché è necessario che il governo si attivi. Non abbiamo visto fin qui un’iniziativa diplomatica e politica all’altezza della tradizione italiana e invece occorre che l’Italia faccia la sua parte per porre fine a questo massacro di civili e per riprendere un dialogo sulla soluzione politica dei “due popoli due Stati”».
Proprio su questo argomento si sono confrontate ieri la presidente del consiglio e la leader del Pd. Non a caso, durante l’esame delle mozioni sul conflitto in Medio Oriente, chlein si è rivolta al governo in questi termini: «Chiediamo al governo un’iniziativa forte. L’Italia faccia la sua parte, forte della sua tradizione diplomatica per riprendere la strada indispensabile della pace».

L’ACUIRSI DEL DUELLO E LE CANDIDATURE

Si punzecchiano, dunque, ma alla base c’è un riconoscimento delle leadership. Solo negli ultimi giorni si sono scontrate sul sovraffollamento delle carceri, sul caso di Ilaria Salis, sul premierato, sulla sanità. Ed è un duello che si preannuncia sempre più forte con l’avvicinarsi dell’appuntamento delle elezioni europee.
È utile alla segreteria del Pd per dire ai suoi: sono io la segreteria e grazie a questa polarizzazione avremo un differenziale positivo nei sondaggi. E serve al contempo alla presidente del Consiglio, perché la polarizzazione attira i riflettori e mette in secondo piano gli alleati di governo, in particolare quel Matteo Salvini che ogni giorno le fa un dispetto.

Un duello che culminerà con uno o più scontri televisivi. Il primo dovrebbe tenersi a fine marzo, con molta probabilità negli studi di Bruno Vespa o su SkyTg24. Non a caso, nelle ultime ore i due staff hanno avuto ulteriori contatti per stabilire una data in cui incontrarsi. E potrebbero già farlo nei prossimi giorni.

È evidente che tutto questo sarà agevolato dalla candidatura alle Europee. Meloni non ha ancora sciolto la riserva. Lo farà entro fine marzo. Anche perché sta valutando insieme allo staff quanto un’eventuale candidatura potrebbe distoglierla dagli impegni di governo. Schlein sta riflettendo sul da farsi. Un pezzo di partito, capitanato dalle donne del Pd, sarebbe fortemente contraria. Anche perché la candidatura della segretaria come capolista spiana la strada all’elezione di diversi uomini, essendoci l’alternanza di genere. Ecco perché la riflessione ruota attorno a un dilemma: candidarsi capolista in tutte le circoscrizioni o presentarsi dovunque rinunciando al primo posto? È questo il dubbio che attanaglia il Nazareno. Non è dato sapere quando Elly romperà gli indugi. Certo è che le pressioni sono tante e potrebbero compromettere il destino della sua segreteria.


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