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Una persona con la mascherine al Duomo di Milano

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Con l’allerta provocata dal Covid-19 anche la nostra bella lingua italiana ne sta facendo le spese. Nei giorni scorsi, un infettivologo intervistato in un servizio televisivo sulla “mortalità causata dal virus”, non è riuscito ad astenersi, correggendo educatamente la giornalista: “Mi consenta di parlare da medico, qui si parla di letalità, la mortalità è un’altra cosa”.

Termini come epidemia, focolai epidemici, mortalità generata dal virus sono da giorni protagonisti delle conversazioni in famiglia e fuori, nei tiggì e negli speciali, senza che se ne conosca profondamente il significato, con un ricorso anche a termini per assonanza che nulla hanno a che vedere con le misure per contrastare il Covid-19. È il caso di “tamponamento”, termine usato più volte durante i servizi televisivi con il punto stampa della Regione Lombardia, da alcuni suoi rappresentanti, al posto dell’espressione «effettuare il tampone» naso-faringeo. E allora, passi la comunicazione in emergenza, che deve essere incisiva e comprensibile a tutti, però evitiamo contagi pericolosi fra parole come tampone e tamponamento, che rischiano di diventare virali anch’esse, con un significato snaturato.

Lasciamo che si occupino di “tamponamenti” i carrozzieri e gli assicuratori, dopo “l’urto di un veicolo contro la parte posteriore di un altro che si trovi davanti al primo”, come spiega il vocabolario della Lingua Italiana Treccani, nell’edizione 2019, presentata a suo tempo al Festival della Crescita, a Milano, con l’hashtag #Le parole valgono. Oppure che abbiano a che fare con un “tamponamento” i medici, questa volta sì, nell’atto di «chiudere una cavità, per esempio le fosse nasali, la vagina, l’utero, ferite, soprattutto per fermare un’emorragia o per evitare infezioni». Saranno gli idraulici artefici del “tamponamento” ovvero della «chiusura provvisoria di una falla, una crepa, un’apertura che si è creata in un recipiente», come ad esempio la falla di una conduttura. E potremo dire che c’è stato un “tamponamento” della situazione, in presenza di «un rimedio di fortuna, un intervento veloce per rimediare a una situazione, un danno, o altro, come nel caso del tamponamento di una crisi», che in Italia, questa sì, è accaduta e accade di continuo.

E pensare che l’ultima edizione del Dizionario Treccani ha evidenziato in rosso quello che il linguista Tullio De Mauro aveva definito il vocabolario fondamentale dell’italiano, un insieme di circa duemila parole con le quali elaboriamo circa il 90% di quello che diciamo e scriviamo, rispetto a un patrimonio di oltre 45 mila parole di “ alto uso”, “alta disponibilità” e “comuni”. Chissà se nell’edizione 2020, saranno inserite anche “tamponamento, tampone, letalità e mortalità” fra le parole in rosso che tutti devono conoscere.

Anche l‘Istituto Superiore di Sanità sta conducendo un lavoro encomiabile nell’accompagnamento all’uso corretto dei termini che riconducono al Covid -19. Nel suo glossario on line “Nuovo coronavirus, le parole dell’epidemia”, l’Istituto spiega che cos’è una “pandemia” – la diffusione di un virus da uomo a uomo per via aerea in più continenti o comunque in vaste aree del mondo”, precisando che ad oggi, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quella da SARS-Cov-2 non lo è. Interviene sui termini “letalità” – si riferisce al numero di morti sul numero di malati di una certa malattia – e “mortalità” – è concettualmente differente dalla letalità, mette in rapporto il numero di morti per una determinata malattia sul totale della popolazione media presente nello stesso periodo di osservazione”.

L’ISS spiega che, “per il Covid 19 siamo di fronte a un fenomeno a discreta letalità e, attualmente, a bassissima mortalità”. Domenica scorsa l’Istituto ha aggiornato il glossario con i termini “sensibilità” e “specificità” dei test diagnostici, spiegando che “sono due criteri utilizzati per valutare la capacità che ha un test diagnostico o di screening di individuare correttamente coloro che hanno la malattia ricercata e coloro che invece ne sono privi”. La morale è che tutti, a partire dalle istituzioni, devono maneggiare le parole con cura. Sorge un dubbio. Quante persone oggi sanno distinguere che SARS- Cov- 2 è il virus e Covid 19 è la patologia?


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