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Sandro Ruotolo

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«PIÙ efficienza, meno burocrazia, più coinvolgimento in rete dei territori, più iniziative di economia dal basso per le comunità».

Sandro Ruotolo è “un giornalista di strada” che ha raccontato in lungo e in largo le storie e le periferie dell’Italia. Si occupa da sempre dei crimini di mafia, camorra e ’ndrangheta C’è tanta voglia di riscatto in questo martoriato e dimenticato Mezzogiorno.

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Da tempo Scampia sembra mostrare significativi segnali di risveglio.È così?

«Fondamentale è riappropriarsi dei patrimoni sottratti dalla criminalità organizzata alle comunità. Farli diventare risorse a sostegno della comunità, elevarli a simboli dei diritti, della legalità e di una economia dal basso. Se c’è una presa di coscienza, se il Mezzogiorno della gente perbene comprende che risolvere la piaga mafiosa è nel nostro interesse, se si considera una priorità anche il sostegno alle fasce più deboli, allora una partita ce la possiamo giocare. La rivoluzione deve partire da noi, dall’azione quotidiana di ciascuno, i problemi bisogna affrontarli. Sarebbe un grosso errore nasconderli o ridimensionarli».

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Un’economica dal basso potrebbe avere un ruolo importante nella partita del riscatto sociale del Sud…

«Un’economia legale, sociale, che parte dal basso, garantirebbe il rispetto dei diritti dei lavoratori e la qualità dei prodotti. Un esempio è la Falanghina che viene prodotta da Ciro Corona nel terreno confiscato alla camorra a Chiaiano. Un ottimo vino che ormai conoscono in tanti, che garantisce lavoro reale alle persone e che non viene prodotto su terreni in cui sono stati sotterrati rifiuti. E oggi tanti amici, anche a Roma, mi richiedono a tavola. Pensiamo, quindi, a Scampia, dove ci sono esperienze estremamente positive, non siamo all’anno zero. Bisogna puntare sull’enorme capitale che rappresentano i giovani, è su di loro che si deve investire.  Ripeto, possiamo scegliere di vivere nella legalità ogni giorno, soltanto così vedremo riconosciuti i nostri diritti. Diversamente, questa è un battaglia che non potremmo mai vincere».

L’ESPERIENZA DI GRAGNANO CHE SI E’ FATTA STATO

Da Scampia alla Calabria, la partita è ancora dura da vincere…

«In Calabria, per esempio, riappropriarsi dei terreni della ’ndrangheta significherebbe riaffermare i diritti dei lavoratori, mettere fine al caporalato, garantire la qualità dei prodotti e l’occupazione alla comunità territoriale. Credo che le vere battaglie contro la ’ndrangheta e l’economia mafiosa dovrebbero farle le procure del Nord, e in particolare quella di Milano. E lì che viene riciclato il denaro della droga. Se, come ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, l’80% dei traffici di cocaina in Europa è in mano alla ’ndrangheta, è necessario allora riflettere e accendere i riflettori sulle regioni del Nord dove questi flussi di danaro vengono investiti. Con soldi della cocaina la ’ndrangheta da anni si è infiltrata nei circuiti economici legali, contaminando settori produttivi e territori».

L’IDEA DI UN NUOVO MEZZOGIORNO 

Lo Stato che ruolo gioca sul fronte dei beni confiscati?

«Occorre uno Stato più agile, che non rallenti i percorsi virtuosi. Deve far rispettare gli iter, i bandi di gara ad evidenza pubblica nell’assegnazione dei patrimoni confiscati. Sempre più trasparenza e sempre meno burocrazia. La prova del nove sarà poi la gestione intelligente del bene confiscato che dovrà produrre lavoro ed economia per il territorio. Ce la possiamo fare».

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