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Dargen D'Amico

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Artista eclettico, dalla penna raffinata e dalla musica ricercata, Dargen D’Amico è per pochi ed è per tutti. Perfetto così.


CANTANTE, rapper, cantautore, produttore discografico, come lo si voglia definire lo si definisca. Dargen D’Amico è un artista eclettico, che non smette mai di sorprendere, e non solo per il suo abbigliamento stravagante o per gli occhiali da sole che non ha mai tolto in pubblico. Dargen ha una capacità, quella di andare dritto al punto, di descrivere la realtà che ci circonda in maniera nuda e cruda. Non ha paura di dire ciò che pensa tantomeno di metterlo in musica e la cosa gli riesce benissimo. Gli è riuscito benissimo anche nel suo ultimo album “Ciao America”, 11esimo album in studio per l’artista milanese, in cui affronta – come sempre – temi di attualità spesso forti ma senza mai abbandonare il suo piglio ironico e riflessivo e la sua penna sopraffina.

L’ironia di Dargen D’Amico, il suo sarcasmo, sono sotto gli occhi di tutti, caratteristiche che ritroviamo anche nei testi delle sue canzoni. Brani che – specialmente quelli reduci dai due Festival di Sanremo ai quali ha partecipato – vengono ascoltati da tutti. “Dove si balla” (Sanremo 2022) è stata la sua prima vera hit mainstream, sei volte disco di platino, con cui Dargen si è fatto conoscere al grande pubblico. Ed è proprio da qui che dovremmo partire per analizzare questo artista che sì, fa ballare. E soprattutto fa riflettere, chi realmente è disposto non solo a canticchiare un motivetto orecchiabile ma specialmente chi comprende – o almeno ci si sofferma sopra – i suoi testi.
“Dove si balla” è dunque un brano che ci ha fatto divertire, ma è anche un momento di osservazione che Dargen ci regala: sul tema delle emigrazioni e dei migranti, dei naufragi, ma anche un racconto di un periodo post pandemico, inevitabilmente, senza precedenti. E si pone una domanda: «Perché si vive se non si balla?». E sulla stessa scia, è arrivata “Onda alta” (Sanremo 2024). Anche qui cassa dritta e sonorità elettroniche, forse ancor più martellanti e ancor più ‘ballabili’. Ma a differenza dell’onda di Dargen, alta, il testo scava ancor più nel profondo. Anche qui affronta il tema delle emigrazioni, stavolta ancor più drammatiche, perché ci lascia una fotografia istantanea del mondo attuale, attraverso racconti angoscianti di guerre e conflitti.

Si potrebbe parlare di rap d’autore. Vero. Ma la particolarità di Dargen D’Amico sta nell’unire un testo profondo, di denuncia, di riflessione, a una musica che potrebbe accompagnare invece un testo ‘leggero’ di un tipico tormentone estivo, nel senso più positivo del termine. Ecco il tratto distintivo di Dargen. Una penna impeccabile guidata da un’intelligenza sopraffina, l’abilità nei giochi di parole unita alla sperimentazione musicale che conduce da anni.
Dargen è per pochi, per quelli che veramente riescono a leggere tra le righe nei suoi testi. Che riescono a porsi delle domande. Dargen è per chi comprende, denuncia, riflette ma prova anche ad esorcizzare. Ma Dargen è altresì per molti, anche per quelli che vogliono solo sentire (e forse poco ascoltare) la sua musica allegra. Dargen è per tutti, proprio tutti. Anche per quelli che continuano solo a chiedersi chissà com’è senza occhiali da sole. Dargen è perfetto così.

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