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Un fotogramma dalla trasmissione televisiva delle Iene

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Sono tante le donne che hanno trovato il coraggio di raccontare. E lo hanno fatto chiamando i centri antiviolenza che, da martedì scorso, hanno ricevuto diverse richieste di ascolto. Altri lo ha fatto attraverso i social inveendo contro chi aveva abusato della sua professionalità o semplicemente riportando esperienze altrui. Un effetto a valanga quello scaturito dal servizio delle Iene andato in onda una settimana fa su Italia 1, dove un ginecologo barese, che si è poi scoperto essere Giovanni Miniello, rinomato per la sua professionalità, è stato colto in fragranza mentre assicurava di poter guarire una donna dal tumore attraverso un rapporto sessuale.

Tutto è partito dalla denuncia di Anna Maria, una giovane donna che, non riuscendo a rimanere incinta, si è affidata al professionista. Lui, le ha diagnostico il Papilloma virus, prospettandole il rischio di un tumore all’utero. Il pap test aveva dato esito negativo ma lui, ha raccontato la donna, le aveva detto che quelle analisi non erano attendibili e quindi le avrebbe proposto un rapporto sessuale con lui, tra i pochi vaccinati in Italia, con l’unico intento di «bonificarla». La donna, insospettita dalla proposta del professionista, ha consultato un’altra ginecologa che invece l’ha rassicurata sul suo stato di buona salute.

A quel punto, la presunta vittima si è rivolta alle Iene. Come spesso accade nella trasmissione televisiva, è stata arruolata una complice per verificare la veridicità del racconto della presunta vittima. Ma il medico ha ripetuto lo stesso copione. Ha riscontrato anche nella donna alterazioni tumorali che non si vedono con il Pap test e anche a lei, dopo l’esito negativo dell’esame, ha detto di non fidarsi di quel test. Non solo: le ha detto che l’avrebbe guarita solo lui che essendo vaccinato, poteva «bonificarla». Le ha dato poi un appuntamento in un hotel e, a quel punto, è arrivata la iena con la telecamera accesa. Dal giorno dopo, il fatto è diventato un caso. Si sono inseguite notizie sui social, ai banconi del bar e negli ospedali.

La Procura ha aperto un’inchiesta. E non solo: lo sdegno ha attraversato tutta la città. Il Club, Camera del lavoro autorganizzata di Bari dei Cobas, il collettivo dell’ex caserma Rossani “liberata” e singole persone si sono messe insieme pronte a far emergere i fatti accaduti e a raccogliere altri racconti e denunce sul caso del ginecologo. L’intento è quello di aiutare altre donne che si sono trovate in situazioni analoghe e che non hanno avuto il coraggio di denunciare.

Non solo: i movimenti chiedono la radiazione del ginecologo e provano a organizzare un’azione legale collettiva in contatto con uno studio di avvocati attraverso un sit-in in via Sparano, giovedì 25 novembre, giornata del ricordo della violenza di genere contro le donne. La Procura di Bari, dopo aver acquisito il video andato in onda sulla rete Mediaset, sta accertando che – quanto raccontato in tv – sia accaduto davvero e sta verificando la sussistenza di eventuali reati contestabili al medico. L’inchiesta è, al momento, senza ipotesi di reato e il professionista non risulta indagato. Gli accertamenti sono coordinati dai magistrati del pool fasce deboli della Procura. Intanto, le Iene hanno già annunciato un altro servizio sulla vicenda.

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