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L’interno del teatro Petruzzelli e il sindaco Antonio Decaro

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Sino all’ultimo ci hanno sperato. Hanno guardato le lancette dell’orologio, hanno atteso invano una telefonata. E intorno all’ora di pranzo hanno inviato una lettera, poi rimbalzata sulle agenzie di stampa: «Noi siamo qui, il sindaco se vuole può incontrarci». Ma nulla da fare. Alle ore 17 il Portobello di Palazzo di Città ha detto stop. Stop alle telefonate, stop alle trattative. Perché Antonio Decaro, per ora, non ne vuole più sapere.

Troppo ferito dalle dichiarazioni della controparte, troppo irritato. E così le porte sono rimaste chiuse alla famiglia Messeni Nemagna che ieri, nonostante l’appuntamento già annullato, avrebbe voluto incontrare il sindaco di Bari. Per sedersi attorno a un tavolo e discutere sul destino del teatro Petruzzelli. La grande casa ora al centro dell’ennesimo contenzioso: se da un lato ci sono i legittimi proprietari, riabilitati dalla sentenza della Corte d’Appello, dall’altra ci sono gli attuali inquilini. Ovvero Comune di Bari e Fondazione che, in teoria, dal 18 novembre scorso non avrebbero più alcun titolo per gestire e far funzionare il politeama.

La giornata di ieri è stata una continua fibrillazione con gli eredi riunitisi di buon mattino nello studio dell’avvocato Ascanio Amenduni, in via Sparano, aspettando un segnale distensivo da qualche isolato più in là, cioè dal Comune in corso Vittorio Emanuele. Ma niente da fare. Decaro non ha arretrato di un millimetro – ha accusato nei giorni scorsi i legali della famiglia di «prove muscolari» e di «continue provocazioni a mezzo stampa» – nemmeno dinnanzi alla disponibilità su carta della famiglia all’incontro.

«La invito a scindere il suo personale risentimento nei miei confronti dall’esercizio dei suoi compiti istituzionali» dettava l’avvocato Amenduni con la strategia di un colpo alla botte e uno al cerchio. Perché se da un lato invitava al dialogo, dall’altro annunciava «azioni legali nelle sedi competenti per tutelare la propria immagine professionale dalle affermazioni pretestuose e sproporzionate» fatte nei suoi confronti dal sindaco.

«Non escludo di procedere con una querela» dichiara poi Amenduni alle 16,52. «Guardi – ci dice al telefono – mancano solo otto minuti. Tra un po’ dirò agli eredi di rompere le righe». Alle 17 e 02 l’annuncio di Decaro: «Nessun incontro. E nel mio ruolo istituzionale non polemizzo mai con nessuno per questioni personali. Le azioni legali da parte dell’avvocato Amenduni? Preferisco non replicare perché credo appartenga a quelle cose che si commentano da sole».

Poi il ritorno sulla decisione di annullare l’incontro. Una decisione «sofferta e ponderata» ma causata dalle continue prese di posizione della controparte. «Dichiarazioni non compatibili – spiega il primo cittadino – con lo spirito che sottendeva la mia volontà di un incontro per quanto possibile scevro da condizionamenti. Non le ritengo accettabili nelle forme e nei modi perché propongono di cancellare, per i soli privati, gli effetti negativi delle sentenze».

La stima fatta dai legali sul Petruzzelli – «per noi vale 200 milioni» – è stata letta dal Comune come il tentativo della famiglia di stornare da quel valore i 43,4 milioni di euro che dovranno pagare allo Stato per i lavori di ricostruzione del politeama. «E ricordo a tutti che il canone annuo di mercato, calcolato nel protocollo d’intesa del 2002, era di un 1 milione e 275mila euro e fu portato a 500mila euro togliendo la somma di 775mila euro all’anno occorrente per la ricostruzione. Quindi oggi dove sta questo rialzo, di cui ci accusano, se diciamo di attenerci ai solenni accordi del protocollo d’intesa?» si chiede Amenduni. Ora non resta che attendere la prossima puntata.

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