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Una bici ferma lungo la pista sul ponte Adriatico

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Una pista ciclabile realizzata ma mai aperta. Perché insicura. Quella del ponte Adriatico è una storia tutta da raccontare. Era il 10 settembre del 2016 quando l’allora premier Matteo Renzi, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Bari, Antonio Decaro, inaugurarono in grande stile il ponte Adriatico: una mega opera da oltre 30 milioni di euro che collegava la zona del cimitero con via Tatarella. Un importante asse di scorrimento per la città di Bari. Come tutte le strade di nuova realizzazione, anche per il ponte Adriatico fu prevista una pista ciclabile, di due chilometri (uno per direzione).

Ma quella pista non è mai entrata in funzione. Nel progetto iniziale non si pensò che i guard rail, che rappresentano un elemento di sicurezza per le auto, in realtà dovevano essere messi in sicurezza anche per le bici.
Il Comune a luglio del 2017 (dopo che sono state inserite le cifre necessarie nell’assestamento di bilancio) ha affidato l’incarico ad un progettista, il professore ordinario del Politecnico, Pietro Monaco, esperto in costruzione di ponti, con il compito di risolvere l’inghippo. E Monaco quel progetto lo ha approntato. Ma siccome i guard rail sono dispositivi omologati dal Ministero con crash test, qualsiasi modifica da apportare deve essere fatta previa autorizzazione del produttore degli stessi guard rail.

«Per montare dei dispositivi sulla barriera di sicurezza che inibiscono la possibilità che i ciclisti possano impattare – racconta l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Galasso – avevamo redatto un progetto con il professore Monaco, per installare dei dispositivi che, sistemati in modo opportuno, evitavano impatti deleteri contro i montanti. Abbiamo avviato una interlocuzione complicata con il produttore per avere l’autorizzazione e ad oggi non abbiamo ricevuto risposta. Stiamo parlando di sei chilometri di dispositivi da sistemare, a livello di fornitura di acciaio e posa in opera: si tratta di una spesa di oltre 100mila euro. Insomma siamo ancora in una fase interlocutoria».

Ci sarebbe anche un’alternativa alla quale gli uffici tecnici stanno lavorando: cercare qualcuno che realizzi delle “cuffiette” angolari per proteggere gli spigoli dei montanti superiori del guard rail. «Anche su questa ipotesi non abbiamo ancora risposte. Ho sollecitato gli uffici in modo da avere una conclusione più rapida della questione», conclude Galasso.

In sostanza il guard rail sistemato sul ponte Adriatico è omologato per proteggere dagli impatti delle auto, ma non per tutelare la sicurezza dei ciclisti. In fase di progettazione non si pensò che dall’altra parte del guard rail ci sarebbe stata appunto una pista ciclabile. Anni fa, ad esempio, fu il Comune a rimuovere una pista ciclabile pericolosissima che era stata realizzata sulla strada per Loseto proprio con la delimitazione di un guard rail.

Da quel 2016 sono passati ormai cinque anni: il ponte Adriatico è una delle strade più frequentate dalle auto, ma la pista resta interdetta ai ciclisti, anche se alcuni la usano lo stesso. Nel 2019 fu però aperta ai pedoni con una ordinanza ad hoc, in modo da permettere a chi abita in zona via Tommaso Fiore di poter raggiungere a piedi l’area commerciale. Per i ciclisti invece c’è da attendere. Per un tempo ancora indefinito.

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