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Il segretario Cisl Bari Giuseppe Boccuzzi

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«Venerdì saremo davanti ai cancelli della Bosch per la giornata di sciopero, visto che l’azienda ci ha dato come unica certezza: i 700 esuberi, senza l’ombra di un piano industriale». Giuseppe Boccuzzi da una settimana è stato riconfermato alla guida della Cisl di Bari. Una rielezione larga, che lo investe di nuove responsabilità in un momento molto delicato per il territorio, con le crisi irrisolte di aziende storiche. A partire proprio dalla Bosch.

A che punto siamo con la vertenza?
«La multinazionale non ha idee chiare su Bari. Non possiamo accettare che non ci sia un piano industriale. Attendiamo la convocazione al ministero dello Sviluppo economico perché affronti tutta la questione della componentistica dell’auto andata in crisi. Nel frattempo sul territorio si è riattivato il Tavolo metropolitano coordinato dall’assessore comunale all’Innovazione Eugenio Di Sciascio, convocheremo il management Bosch per ragionare sul da farsi».

Il Tavolo territoriale nato a novembre coinvolge amministratori, industriali, Università e centri di ricerca. In che modo può essere utile nella questione Bosch?
«L’idea è quella di confrontarci con l’azienda mettendo a disposizione tutte le competenze e conoscenze del territorio barese in un’ottica di sistema, assieme a Università, Cnr, l’agenzia Puglia sviluppo. Bisogna capire se si può elaborare un’idea di progetto che possa a Bosch di avere un’idea di ricerca mettendo a valore i nostri istituti assieme alla possibilità di interventi di politiche attive finanziati dalla Regione. Potremo creare così un network per le politiche industriali».

Cos’altro potrà fare questo strumento per il territorio?
«Oggi abbiamo un incontro nell’agenzia Porta futuro del Comune con noi sindacati e datori di lavoro. L’idea è quella di costruire un serbatoio per prendere tutti gli esuberi delle varie strutture e impegnare questi lavoratori con la Regione e l’agenzia in percorsi di formazione professionale per assumere nuove competenze utili davvero alle richieste delle aziende del territorio. Perché viviamo un paradosso. Una richiesta su tre delle imprese baresi è inevasa, perché non si trovano le competenze. Al di là delle richieste per i settori delle transizioni digitali ed energetiche mancano manovali, artigiani specializzati. Serve quindi la formazione fatta bene e di concerto con le aziende, altrimenti potremo avere anche dieci aziende che si insediano nella zona industriale, ma che non potranno assumere. Questo può portare anche ad avere migliori condizioni contrattuali, visto che abbiamo un lavoratore su quattro povero e nuovi contratti per lo più a un mese, massimo tre mesi e part time».

Il Tavolo è nato anche per attrarre appunto investimenti.
«La nostra proposta è che si crei un progetto di marketing territoriale, come accade ad esempio a Imola, che faccia proposte in giro per l’Italia e il mondo spiegando perché convenga investire a Bari. Come si fa per il turismo. Così si trovano nuovi investitori, anche piccoli e medi, in tanti creerebbero nuovi posti di lavoro che le vecchie aziende, dalla ex Osram alla ex Brsi, dall’ex Om alla Natuzzi, passando per la stessa Bosch non sono più in grado di garantire. Ma il passaggio fondamentale è l’attuazione reale della Zes, finora servita solo a pagare i commissari, e la realizzazione delle infrastrutture che attendiamo da tempo, come la strada camionale per il porto».

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A proposito delle varie vertenze, ci può fare il punto?
«Domani abbiamo l’incontro della task force regionale sulla Baritech ex Osram. Al Mise è arrivata una lettera di appello di tutte le aziende che si trovano nella medesima condizione, aver convertito le produzioni per fare mascherine durante la pandemia Covid, ora rimaste senza commesse da parte dello stesso Mise. La situazione è drammatica perché ad aprile scadono gli ammortizzatori sociali per i 140 lavoratori. Per Brsi ci opporremo ai licenziamenti mentre la Regione cerca soluzioni per i 90 lavoratori, con l’acquisizione attraverso agenzie in house. Natuzzi ha dichiarato 700 esuberi e siamo in attesa di affrontare il tavolo di crisi. Le buone notizie arrivano dall’investimento di Selektica sull’ex Om che parte con le nuove assunzioni, grazie all’accordo con Puglia Sviluppo e task force, e dal Palace hotel. Ci sono quattro offerte di rilancio e un anno di cassa integrazione per realizzarle. Un tempo limitato, insufficiente, ma che speriamo possa servire a spingerci verso la risoluzione della vertenza».

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