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Un momento della protesta

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Hanno bloccato per tre ore il lungomare di Bari, manifestando davanti alla sede della Presidenza della Regione, ma il bando per la gestione delle mense ospedaliere sarà aggiudicato nei prossimi giorni. Poco più di cento lavoratori, sostenuti dai sindacati e da molti esponenti della politica, ieri hanno protestato chiedendo la revoca della gara d’appalto gestita da InnovaPuglia per conto della Regione.

Una delegazione dei rappresentati sindacali di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil è stata ricevuta dal direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, e dal segretario generale della Presidenza, Roberto Venneri, ma c’è stata la fumata nera. L’unica promessa ricevuta è che nei prossimi giorni i sindacati saranno nuovamente convocati dall’assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, e dal coordinatore della task force contro le crisi aziendali, Leo Caroli, per avviare un percorso che dia garanzie agli attuali dipendenti delle mense ospedaliere.

«Questo lavoro è la mia vita – racconta una 50enne – molte famiglie, come la mia, hanno come unica entrata questo stipendio. Se viene meno andiamo a vivere sotto i ponti». Secondo i sindacati, sarebbero a rischio sino a mille posti. Oggi alle 12 scade il termine per le aziende per presentare la propria offerta, poi InnovaPuglia procederà con l’apertura delle «buste» e una commissione aggiudicatrice individuerà la migliore proposta.

Di «macelleria sociale» parlano il segretario generale della Uil Puglia Franco Busto e il segretario generale della Uiltucs Puglia, Giuseppe Zimmari. «La crisi occupazionale in Puglia – evidenziano – sta assumendo contorni a dir poco drammatici, tra esuberi e licenziamenti che fioccano ormai con cadenza quotidiana. Ecco perché fa rabbia quando il pubblico, che dovrebbe dare il buon esempio e, per definizione, tutelare un diritto costituzionale, diventa protagonista di un caso di probabile macelleria sociale e occupazionale come nel caso del bando per le mense ospedaliere».

«Il nuovo bando – spiegano i manifestanti – rischia di lasciare a casa quasi la metà degli addetti, considerato che l’incidenza del costo del personale, rispetto alle condizioni precedenti, è stato ridotto dal’80% al 49%, guarda caso sotto la soglia minima del 50% utile a far scattare la clausola sociale».

Secondo Busto, «il capitolato, peraltro, privilegia nuove forme produttive che renderanno molto più conveniente servire a distanza, decimando di fatto la forza lavoro in loco. No, noi non ci stiamo e chiediamo alla Regione Puglia di modificare o sospendere l’attuale bando, onde evitare l’ennesima emorragia di posti di lavoro, di cui il territorio non sente affatto la necessità, specie di questo periodo.

Senza dimenticare che, se il bando dovesse andare definitivamente a gara, si registrerebbe un chiaro peggioramento della qualità dei pasti serviti negli ospedali del territorio, visto che il fresco-caldo, ovvero l’attuale sistema di cucina e servizio in mensa verrebbe appunto sostituito dal sistema Cook and Chill, ossia cibi preparati e poi raffreddati per la distribuzione».

La Regione e InnovaPuglia sono però inamovibili nella decisione. «Noi non ci fermeremo, da domani avvieremo gli scioperi nelle cucine», avvertono i manifestanti. Si tratta della più grande gara d’appalto gestita in Puglia, un bando del valore di base da 190 milioni ma che potrebbe arrivare sino alla cifra di 372 milioni.

Il bando, però, da due mesi sta ricevendo critiche trasversali per diversi motivi, a cominciare dall’assenza di una clausola sociale che metterebbe più al sicuro i posti di lavoro dei dipendenti attualmente impegnati nelle mense degli ospedali. I sindacati puntano il dito anche sulla qualità del servizio: la gara, infatti, prevede la chiusura delle cucine interne agli ospedali e Asl e quindi cibi precotti.

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